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Pescara, 25/07/2024
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Data: 13/04/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Metà dello stipendio mangiato da tasse e contributi previdenziali

ROMA Tasse e contributi sono sempre più voraci, mangiano ormai la metà del nostro stipendio. Il 49%, per la precisione. Un livello altissimo, tra i più alti nel mondo. Secondo il rapporto Ocse «Taxing Wages 2016» siamo al quarto posto (insieme con l’Ungheria) nella classifica dei Paesi membri con il cuneo fiscale più alto: il primo posto spetta al Belgio (55,3%), seguito da Austria (49,5%) e Germania (49,4%).
Insomma di fatto lavoriamo metà per noi e metà per pagare tasse e contributi previdenziali. E non va bene, come fa notare anche il Fondo Monetario Internazionale che invita l’Italia ad alleggerire questa zavorra. «Per aiutare la crescita bisogna ridurre le tasse particolarmente distorsive in relazione all’impiego e per creare lavoro» dice Gian Maria Milesi Ferretti, vice direttore del Dipartimento di Ricerca del Fmi.
E invece da noi la situazione negli anni, nonostante le promesse dei vari governi che si sono succeduti, è andata via via peggiorando. Basti pensare che nel 2005 il cuneo fiscale (imposte sul reddito più contributi, sia del lavoratore che del datore di lavoro) inghiottiva il 45,9% del costo del lavoro, ovvero 3,1 punti percentuali in meno. Nel solo ultimo anno, tra il 2014 e il 2015 (ultima rilevazione Ocse) è aumentato dello 0,8%. Un incremento che ci ha portato a superare la Francia (48,5%). In particolare da noi, a fronte di una invarianza dei contributi (7,2% a carico del lavoratore e 24,3% a carico del datore di lavoro) è aumentata la componente imposte sul reddito che ha raggiunto una media del 17,5% contro il 16,7% del 2014.
Non succede così dappertutto. Qualcuno ci è riuscito, anche in tempo di crisi, ad abbassarle sul serio le tasse sul lavoro. Lo ha fatto ad esempio la Spagna (-1,16 punti al 39,6%) e lo ha fatto anche la vituperata Grecia (-1,27 a 39,3%). In totale sono otto i Paesi che hanno alleggerito il cuneo fiscale. La media Ocse è ferma al 35,9%. Al di sotto ci sono paesi di tutto rispetto: ad esempio gli Stati Uniti al 31,7%, la Gran Bretagna al 30,8%, la Svizzera al 22,2%. Il posto dove il lavoro è in assoluto il meno tartassato è il Cile (7%).
BAMBINI SUL PODIO
Se poi si guarda la classifica che riguarda le famiglie monoreddito con due bambini (i dati precedenti si riferiscono al lavoratore singolo), allora la situazione in Italia è ancora peggiore. Nel 2015, con un incremento dello 0,93%, abbiamo conquistato addirittura il podio, piazzandoci al terzo posto (nel 2014 eravamo al quarto) dopo Francia e Belgio, con un cuneo fiscale pari al 39,9%. Siamo lontanissimi dalla media Ocse pari al 26,7%, visto che - ricorda l’organizzazione parigina - molti paesi hanno introdotto particolari benefit fiscali per chi ha figli minori. Le distanze diventano poi irraggiungibili con gli ultimi in classifica (che poi sono i più virtuosi): in Nuova Zelanda una famiglia monoreddito con due bambini paga solo il 4,9% tra tasse e contributi, seguono Cile (7%), Irlanda (9,5%) e Svizzera (9,8%). Migliora un po’ la situazione italiana per le famiglie con due redditi e due figli. In questo caso l’impatto del fisco è pari al 30%.

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