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Pescara, 25/07/2024
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Data: 14/04/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Referendum trivelle del 17 aprile - Sono 5 le concessioni in Abruzzo che rischiano di essere cancellate. Due (a Pineto e Casalbordino) sono già scadute ma operano lo stesso grazie alla legge di Stabilità

Che cosa c’è da sapere su royalties, fatturato, quantità di gas/petrolio ed eventuali costi di dismissioni

PESCARA L'Abruzzo arriva da protagonista al referendum sulle trivelle di domenica. E non solo perché in molti casi è stata regione capofila nelle battaglie contro il petrolio, ma anche per la partita in gioco, considerate le numerose concessioni e piattaforme presenti in mare.
I NUMERI. Sono cinque in Abruzzo le concessioni che possono essere interessate dal referendum del 17 aprile, due delle quali rientrano interamente nel limite delle 12 miglia. Un totale di 15 piattaforme, 44 pozzi in produzione e 23 pozzi non eroganti. Strutture che, nel complesso, hanno operato al largo delle coste abruzzesi per 74.989 giorni ed hanno estratto 15.572.003 di tonnellate di greggio e 18.658.189 di metri cubi di gas. Le royalties ottenute dall'Abruzzo nel 2015 sono pari a circa 317mila euro, derivanti per circa l'80% dalle attività offshore. Il fatturato del settore degli idrocarburi ammonta a circa 1,4 miliardi di euro all'anno, considerando la filiera corta; circa tremila i lavoratori ed una sessantina le aziende, oltre alle compagnie petrolifere.
SE VINCE IL NO. Se non dovesse essere raggiunto il quorum o se dovesse vincere il No, resta in vigore la norma contenuta nella legge di stabilità, in base alla quale, entro le 12 miglia, "i titoli abilitativi già rilasciati sono fatti salvi per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale". Vale a dire che le piattaforme potranno lavorare finché sotto ci sarà gas o petrolio da estrarre. Secondo i fautori del No, sono a rischio, tra l'altro, posti di lavoro, investimenti e risorse economiche.
SE VINCE IL SÌ. Se dovesse vincere il Sì, le piattaforme, raggiunta la data di scadenza delle concessioni, devono smettere di estrarre, a prescindere dalla presenza o meno di gas o petrolio nel giacimento. In poche parole, raggiunto l'ultimo giorno utile, bisognerà sigillare e mettere in sicurezza i pozzi, rimuovere completamente o parzialmente le strutture, tra cui le piattaforme, e procedere alla bonifica nel caso in cui la caratterizzazione abbia fatto emergere la presenza di sostanze inquinanti al di sopra dei limiti. I costi di “decommissioning” variano tra i 5 e i 10 milioni di euro a piattaforma. Sempre in caso di vittoria del Sì, se in Italia l'ultimo titolo scadrà nel 2034 (in Sicilia), in Abruzzo la scadenza definitiva dell'ultima concessione è prevista per luglio 2018: in altre parole, dall'agosto del 2019 stop a tutte le attività di estrazione entro le 12 miglia. Per i promotori del Sì, che vogliono un futuro caratterizzato dalle energie rinnovabili, l'Abruzzo ne guadagnerebbe in termini di qualità ambientale, con conseguenze positive su turismo ed economia.
CONCESSIONI GIÀ SCADUTE. Tra gli effetti della vittoria del Sì, inoltre, può esserci l'immediata dismissione di due strutture, una al largo di Pineto e l'altra di Casalbordino, i cui titoli erano scaduti e per cui le società proprietarie hanno presentato istanza di proroga, senza però ricevere risposta dal Ministero, perché la legge di Stabilità ha di fatto sanato tali situazioni. Il deputato Gianni Melilla (Sel) ha presentato un'interrogazione al presidente del Consiglio: oltre alle due abruzzesi, sono 7 in Italia le concessioni scadute da mesi o anni.
GLI IMPIANTI ABRUZZESI. Due le concessioni abruzzesi interamente entro le 12 miglia: “Fratello” (tecnicamente Bc5as) per l'estrazione di gas naturale, al largo di Pineto (conferimento del 1974, scadenza definitiva novembre 2014 e istanza di proroga presentata a marzo 2012); “Santo Stefano Mare” (Bc1lf), per l'estrazione di gas, al largo di Casalbordino (conferimento 1970, scadenza definitiva 27 agosto 2015 e istanza di proroga ad agosto 2013). Ci sono poi le tre concessioni che sono solo parzialmente entro le 12 miglia ma che rischiano lo stesso in caso di vittoria dei Sì perché gli impianti si trovano al di qual del limite. Sono “Rospo Mare” (Bc8lf), per l'estrazione di greggio, al largo di Vasto e Termoli (scadenza a marzo 2018); una tra Pineto e Grottammare (Bc3as), per l'estrazione di gas (conferimento nel 1973, piattaforma marina “Eleonora”, scadenza a luglio 2018); “Squalo”(Bc9as), al largo di Pineto (gas naturale, conferimento 1978, scadenza a novembre 2018). In Abruzzo è presente anche una sesta concessione, al di fuori del limite delle 12 miglia: si tratta dei campi Emma Ovest e Giovanna, con le due omonime piattaforme per l'estrazione di gas naturale, al largo di Pineto .

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