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Pescara, 25/07/2024
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Data: 14/04/2016
Testata giornalistica: Prima da Noi
Referendum trivelle: le cose da sapere. Domenica 17 aprile si vota. Ecco cosa cambierà

ABRUZZO. Domenica 17 aprile si voterà per il referendum popolare abrogativo sulla durata delle trivellazioni in mare entro 12 miglia dalla costa
Gli italiani dovranno decidere se i permessi per estrarre idrocarburi in mare, entro 12 miglia dalla costa (circa 20 km) debbano durare fino all’esaurimento del giacimento, come avviene attualmente (votando ‘no’), oppure fino al termine della concessione (votando ‘sì’).
Dunque se dovesse vincere il sì (raggiungendo ovviamente il quorum) le piattaforme che si trovano a meno di 12 miglia dalla costa verranno smantellate una volta scaduta la concessione, senza poter sfruttare completamente il gas o il petrolio nascosti sotto i fondali.
Nulla cambia per le perforazioni su terra e in mare oltre le 12 miglia, che proseguiranno, né ci saranno variazioni per le nuove perforazioni entro le 12 miglia, già proibite dalla legge.
In caso di mancato raggiungimento del quorum o nel caso in cui prevalessero i no, le ricerche e le attività petrolifere già in corso non avrebbero scadenza ma andrebbero avanti fino a esaurimento del giacimento.

CHI RISCHIA?
Come ricostruisce l’Espresso a gestire le piattaforme che rischiano di chiudere per via del referendum è soprattutto l’Eni. La compagnia di Stato italiana è azionista di maggioranza di 76 impianti sui 92 totali, mentre la francese Edison ne possiede 15 e l’inglese Rockhopper una.
Le concessioni sono in Adriatico (Emilia Romagna, Marche e Abruzzo), in Sicilia e nel mar Ionio (Calabria). Di queste concessioni una è unicamente a petrolio, Rospo Mare in Abruzzo, le altre sono tutte a gas o miste.

NON CI SARANNO PIU’ GAS E PETROLIO?
I sostenitori del no dicono che se il referendum dovesse far prevalere il ‘sì’ scarseggeranno gas e petrolio. Ma stando ai dati dello Sviluppo economico le trivelle entro le 12 miglia nel 2015 hanno contribuito a soddisfare fra il 3 e il 4 per cento dei consumi di gas e l’1 per cento di quelli di petrolio.

I POSTI DI LAVORO?
Chi teme il risultato positivo del referendum parla di enorme perdita di lavoro, circa 12 mila unità. A tanto ammonta infatti il numero delle persone che operano su impianti entro le 12 miglia (tra mare e terra). Ma è vero? Il sindacato dei metalmeccanici Fiom Cgil afferma che i posti di lavoro a rischio sarebbero meno di cento e «considerando l’indotto, arriviamo a una stima massima di circa tremila persone».
Sta di fatto che le concessioni oggi attive scadranno tra il 2018 e il 2034 in pratica non chiuderanno il 18 aprile ma saranno semplicemente ripristinate le scadenze delle concessioni rilasciate senza ulteriore proroga.

COSA SUCCEDERA’ DOPO IL REFERENDUM?
Nel caso venga raggiunto il quorum, se i sì dovessero essere più dei no sarà impedito l’ulteriore sfruttamento degli impianti già esistenti una volta scadute le concessioni: gli effetti si dovrebbero vedere a partire dal 2018, quando scadranno i permessi per 21 delle 31 concessioni attive in Italia. Se dovessero vincere i no, invece, la legge non verrà modificata e le estrazioni in corso potranno continuare fino all’esaurimento del giacimento.

DOVE SI VOTA
Potranno votare tutti i cittadini italiani maggiorenni e in possesso di una tessera elettorale. Per votare bisognerà andare al proprio seggio elettorale – quello indicato sulla tessera elettorale personale – nel comune di residenza: con un documento e la tessera. I seggi saranno aperti il 17 aprile dalle 7 alle 23, ora in cui inizierà lo scrutinio delle schede. Chi non trovasse più la tessera può recarsi agli uffici elettorali del Comune di residenza che saranno aperti per un rilevante lasso di tempo (dalle ore 9 alle ore 18) nei due giorni antecedenti la data della consultazione e, nel giorno della votazione, per tutta la durata delle operazioni di votazione, e quindi dalle ore 7 alle ore 23.
LA SCHEDA

COME SI VOTA
La scheda per votare è una sola, gialla. Per votare si dovrà fare una croce sugli spazi “sì” o “no” relativi a questa domanda:
Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, “Norme in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208, “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2016)”, limitatamente alle seguenti parole: “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale”?

COSA DICONO I PARTITI
I partiti hanno posizioni diverse sul referendum: la maggior parte dei partiti di opposizione hanno detto che voteranno “sì”. Il Pd è spaccato (Renzi invita all’astensione, Serracchiani dice «è inutile», Bersani voterà no, Emiliano, presidente della Puglia è nel comitato del sì), Ncd non ha preso posizione e tutti gli altri dicono sì, da Sel ai 5 Stelle passando per Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega e Forza Nuova.

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