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Pescara, 25/07/2024
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Data: 14/04/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Pro o contro le trivelle? Guida facile per il voto. Primo: leggere bene il quesito del sì o no. E chiedersi- le piattaforme inquinano. Il petrolio o il gas estratti sono necessari? E i pozzi rovinano il nostro turismo?

PESCARA Votare SÌ o votare NO al referendum di domenica? Che cosa comporta l'una o l'altra scelta? Proviamo a rispondere in maniera schematica. Il quesito stampato sulla scheda è, semplificando, il seguente: "Volete che, quando scadranno le concessioni, vengano fermate le piattaforme in attività nelle acque territoriali italiane anche se c'è ancora gas o petrolio?" Chi vota sì vuole che le piattaforme oggi in attività entro le 12 miglia vengano smantellate appena scaduta la concessione. Ma il referendum tocca indirettamente anche la strategia energetica futura del Paese. Vale la pena estrarre ancora idrocarburi? O invece non vale la pena puntare tutte le risorse per costruire un’Italia “rinnovabile”? Ecco alcune cose che occorre sapere per un voto responsabile. 1 Quanto petrolio c'è in ballo? Secondo i sostenitori del Sì le piattaforme soggette a referendum coprono meno dell'1% del fabbisogno nazionale di petrolio e il 3% di quello di gas. Quindi chiuderle sarebbe ininfluente per il nostro fabbisogno. Secondo il Comitato Ottimisti e razionali che sostiene il NO, la produzione italiana di gas e di petrolio - a terra e in mare- copre, rispettivamente, l'11,8% e il 10,3% del nostro fabbisogno. Quindi oggi sono necessarie anche se si mette in campo un programma futuro di superamento del combustibile fossile. 2 Le piattaforme inquinano? I sostenitori del SI' sono preoccupati per i possibili incidenti (e per i risarcimenti in caso di società finanziariamente non fortissime), ma soprattutto puntano il dito sulle operazioni di routine che possono provocare un inquinamento di fondo. Basti pensare, dicono gli ambientalisti, che la densità media del catrame depositato sui nostri fondali è di 38 milligrammi per metro quadrato: un dato estremamente negativo. Inoltre, dicono gli ambientalisti, due terzi delle piattaforme ha sedimenti con un inquinamento oltre i limiti fissati dalle norme comunitarie per almeno una sostanza pericolosa. Per i sostenitori del NO l'estrazione di gas è sicura e i controlli sono numerosi e continui. Inoltre le piattaforme sono aree di ripopolamento ittico. 3 Fermando le trivelle perdiamo tutti gli idrocarburi “made in Italia”? Per i sostenitori del SI' gli idrocarburi sono proprietà di chi li estrae. Per le attività in mare la società petrolifera è tenuta a versare alle casse dello Stato il 7% del valore del petrolio e il 10% di quello del gas. Dunque: il 90-93% degli idrocarburi estratti può essere portato via e venduto altrove. Per i sostenitori del NO va considerato il contributo versato alle casse dello Stato, che è rilevante: 800 milioni di tasse, 400 di royalties e concessioni. Le attività legate all'estrazione danno lavoro diretto a più di 10.000 persone. 4 Le trivelle danneggiano il turismo? Per i sostenitori del SI le trivelle mettono a rischio la vera ricchezza del Paese: il turismo, che contribuisce ogni anno a circa il 10% del Pil nazionale, dà lavoro a quasi 3 milioni di persone, per un fatturato di 160 miliardi di euro; la pesca, che produce il 2,5% del Pil e dà lavoro a quasi 350.000 persone; il patrimonio culturale, che vale il 5,4% del Pil e dà lavoro a 1 milione e 400.000 persone. Per le ragioni del NO l'attività estrattiva del gas metano non danneggia in alcun modo il turismo e le altre attività. Infatti il 50% del gas viene dalle piattaforme che si trovano nell'alto Adriatico e nessuna delle numerose località balneari e artistiche ha lamentato danni.

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