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Pescara, 25/07/2024
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Data: 14/04/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Referendum, i consiglieri votano tutti. Il consiglio regionale «risolve» il problema del quorum Anche per le preferenze l’orientamento è piuttosto netto. E se l’Emiciclo fosse lo specchio dell’Abruzzo domenica ci sarebbe una partecipazione quasi plebiscitaria alle urne

L'AQUILA Se il consiglio regionale dovesse essere lo specchio politico dell'Abruzzo, nella nostra regione il referendum sarebbe un trionfo di partecipazione e dei sì. A dispetto di quel ritiro dalla lotta (cioè dal ricorso che ha poi portato all'indizione del referendum) che la Regione Abruzzo, unica delle dieci Regioni promotrici, ha fatto dopo l'approvazione dell'emendamento alla legge di Stabilità. Se per il presidente Luciano D'Alfonso «è cessata la materia del contendere» (facendo capire che non si recherà alle urne) e se si escludono i non voti di Sandro Mariani (Pd) e Giorgio D'Ignazio (Ncd) «perché - dice - ci sono troppe non verità»; il restante 90% dei consiglieri regionali (28 su 31), infatti, domenica sarà puntuale al seggio ad esprimere il suo parere sul referendum finalizzato ad impedire la prosecuzione delle estrazioni petrolifere in mare, fino ad esaurimento del giacimento. C'è chi è decisamente e convintamente per il sì, chi è indeciso e chi non vuole dire cosa voterà, ma certo il raggiungimento del quorum, a sentire e specchiarsi nei consiglieri regionali, in Abruzzo non dovrebbe essere un problema. A parte D'Ignazio, voterà per il sì tutta l'opposizione (Bracco, Iampieri, Di Dalmazio, Gatti, Chiodi, Sospiri, Febbo, Pettinari, Marcozzi, Mercante, Ranieri, Smargiassi) e gran parte della maggioranza (Olivieri, Gerosolimo, Monticelli, Di Nicola, Paolini, Mazzocca, Pietrucci, D'Alessandro, Monaco, Di Matteo e Pepe), mentre non dicono o non sanno cosa voteranno, ma al seggio ci andranno, Paolucci («ho sempre votato in vita mia»), Balducci, Di Pangrazio, Sclocco e Berardinetti. C'è chi lo fa «per tutelare il mare adriatico e le risorse naturali dell'Abruzzo che sono il vero petrolio della nostra regione» (tra i più convinti Pepe, Mazzocca, Olivieri), chi per dare «un segnale politico e culturale, sulla necessità di affrontare il tema delle energie rinnovabili» (Smargiassi, Marcozzi, Pietrucci), chi per «coerenza e rispetto delle regole concessorie» (Febbo, D'Alessandro), «perché insomma la Bolkestein - aggiunge Febbo - non devono rispettarla solo i balneatori», chi per una questione anche e soprattutto economica, «perché è necessario ricontrattare le royalty, secondo un rapporto sano di costi e benefici» (Chiodi e Sospiri).
SENZA MEZZI TERMINI
Senza mezzi termini, sposa tutte le ragioni dei comitati per il si Gianluca Ranieri: «La legge prevede l'esenzione dal pagamento delle royalty per i primi 500mila litri di petrolio estratto ogni anno - spiega - lasciando le concessioni sospese a tempo indeterminato, se non vince il si le compagnie estrarranno lo stretto necessario per evitare di pagare e soprattutto per evitare di smantellare le piattaforme». «E poi è anche una questione di coerenza - aggiunge Lorenzo Sospiri - vinta la battaglia su Ombrina, non vedo perché negare uno sviluppo compatibile alle Tremiti». E dello stesso avviso è Camillo D'Alessandro «sostenitore della prima ora contro Ombrina». Già la coerenza: argomento mica da poco in politica. Viene però da chiedersi perché l'Abruzzo, e solo l'Abruzzo, abbia ufficialmente tirato i remi in barca quando si trattava di insistere sull'ammissione del referendum, quando poi alla verifica del voto quasi tutti sono d'accordo per eliminare quell'emendamento alla Sblocca Italia. Questa sì, forse, sarebbe «materia del contendere».

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