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Pescara, 25/07/2024
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Data: 15/04/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Canone nella bolletta, arriva uno stop. Dal Consiglio di Stato parere critico: «Manca la definizione di tv». Il governo minimizza ma dovrà mettere mano al decreto

ROMA Rischio cortocircuito per il canone Rai nella bolletta elettrica. Gli italiani dovrebbero cominciare a pagare la prima rata a luglio. Ma dal Consiglio di Stato, al quale la Costituzione affida il compito di dare un parere preventivo prima che l’atto diventi legge, arriva uno stop che mette in serio dubbio la possibilità che l’operazione possa partire in tempo. Palazzo Spada ha rimandato il decreto al governo elencando una serie di «criticità» e sospendendo il giudizio. E dunque ora Palazzo Chigi dovrà riscrivere in tutta fretta il provvedimento. Quali sono i problemi sul tappeto? Se non si trattasse di una materia estremamente seria, la vicenda apparirebbe quasi grottesca. Il Consiglio di Stato rimprovera il ministero dello Sviluppo economico, che ha preparato il decreto, di non aver chiarito in maniera precisa la questione più importante: cosa si intende per “apparecchio tv”. Un passaggio chiave perché la riforma prevede che siano soggetti al pagamento del canone coloro i quali possono vedere i programmi Rai in modo diretto «oppure attraverso il decoder». Una formulazione giudicata troppo vaga dal momento che sul mercato sono ormai disponibili molti device per la ricezione dei programmi. Insomma i giudici pretendono che vengano sgombrati tutti i dubbi anche per cancellare l’equivoco degli smartphone o dei tablet, che possono intercettare il segnale ma che sono esclusi dal versamento. C’è poi un altro elemento cruciale: il canone dovrebbe essere pagato una volta sola anche se in casa c’è una pluralità di apparecchi. Ma il decreto è troppo generico sul punto. Come pure sul tema della privacy. Con il canone Rai in bolletta, infatti, una vasta platea di istituzioni pubbliche e private maneggeranno e si scambieranno dati sensibili e, al momento, non c’è alcuna garanzia che la normativa sulla riservatezza venga rispettata. Il Consiglio di Stato apre anche il capitolo della dichiarazione che bisogna inviare all’Agenzia delle entrate per attestare di non avere il televisore e, pertanto, di avere diritto ad evitare il pagamento. Secondo i giudici, però, gli adempimenti che riguardano questa procedura sono complicati e gli italiani avrebbero diritto ad essere informati attraverso una campagna pubblicitaria della quale non c’è alcuna traccia. Infine il Consiglio di Stato attacca il procedimento burocratico del decreto che è stato scritto dal Mise ma che non ha ricevuto un via libera formale dal ministero dell’Economia che si è limitato ad una presa d’atto dell’esistenza di questo atto. Di fronte ai rilievi, il governo ha cercato di minimizzare. «Quella del Consiglio di Stato - ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Antonello Giacomelli - non è affatto una bocciatura ma un utile suggerimento di integrazioni e chiarimenti». Tuttavia l’esponente dell’esecutivo ha riconosciuto che è necessaria una definizione più precisa e meno tecnica di apparecchio televisivo. Il caso ha comunque offerto alle opposizioni (Forza Italia in testa, che ha definito il premier Renzi «un incompetente») l’occasione per polemizzare contro il governo. Mentre il Codacons ha affondato il colpo affermando che «l’unica cosa certa in mezzo ai tanti dubbi è che sul canone Rai in bolletta regna il caos più totale, motivo per cui il governo farebbe bene a rinunciare del tutto al provvedimento». Una eventualità piuttosto remota. Anche se è fuori dubbio che la situazione adesso si complica molto. L’addebito in bolletta scatterà infatti tra meno di tre mesi ed a luglio si cumuleranno le precedenti 7 rate arretrate da 10 euro ognuna per un pagamento complessivo di 70 euro mentre i restanti 30 euro andranno regolati nei mesi successivi. Un meccanismo delicato che per partire ha bisogno di muoversi in un contesto limpido e trasparente.

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