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Pescara, 25/07/2024
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Data: 16/04/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Tra Fs e Anas matrimonio in estate. Mazzoncini: ci sono grandi sinergie.

ROMA Il matrimonio tra Fs-Anas si farà. E si farà presto. Salvo sorprese già entro quest’estate o al massimo subito dopo. Perché, almeno a giudizio del governo che lo caldeggia, sono troppo i vantaggi e le sinergie che possono nascere dall’integrazione, reale e non su carta, tra rotaia e asfalto, tra stazioni e caselli. Come accade del resto in tutto il mondo, dove i segmenti del trasporto si parlano e sono interconessi. L’obiettivo finale è quello di creare una grande azienda della mobilità che sappia progettare, costruire e fare manutenzione con una visione organica, di sistema. Superando gelosie e ruggini del passato. Per unire il Paese e tagliare i costi. Mettendo a fattore comune il know how dei due gruppi. Del resto, dopo le indiscrezioni di stampa, è stato proprio l’ad di Fs Renato Mazzonicini a confermarlo ieri, definendo l’ipotesi «suggestiva e interessante». In effetti però il piano è già molto avanti. Tant’è che il numero uno di Anas, Gianni Vittorio Armani, parla «di una grande azienda per le infrastrutture che può nascere». «Ci sono tantissime analogie nel modello di funzionamento di Ferrovie e Anas», spiega il presidente. Anche se Fs, aggiunge, è stata «avvantaggiata» perché è già fuori dal perimetro della pubblica amministrazione. «Ha già raggiunto l'autonomia finanziaria che per noi è ancora un obiettivo e quindi, sicuramente, è un soggetto industriale che ha sinergie e analogie». Insomma, fa capire, appena anche l’Anas sarà fuori dal perimetro, l’unione scatterà.
Sia Mazzoncini che Armani sono poi convinti, come anche Palazzo Chigi, che presentarsi insieme sui mercati internazionali non può che avere dei grandi vantaggi. Osserva Armani: «In Italia le imprese sono malate di nanismo. Quindi avere, almeno sulle infrastrutture, delle imprese che possono essere fuse o collaborare, che lavorano insieme all'estero e in Italia, è sicuramente meglio che lavorare separati e in disaccordo».
Se tecnicamente al piano mancano ancora alcuni dettagli, la struttura esenziale è già chiara. In una holding delle Ferrovie confluiranno Rfi e Anas, perchè, dice Mazzoncini «basti ricordare che all'università c'è un esame di costruzioni strade e ferrovie». Come dire che la materia va trattata in modo unitario. Ora però, sottolinea sempre l’ad, «stiamo vagliando gli aspetti negativi da superare». Rispetto alla prospettiva Borsa – ha chiarito Mazzoncini - la nascita di Fs-Anas sarebbe «neutra», ma è evidente che il gruppo non potrebbe che rafforzarsi. Infine, i conti. L’utile netto è salito a 464 milioni di euro, una cifra che corrisponde ad un rialzo del 53% rispetto al 2014, nonostante - sottolineano i vertici del gruppo – si siano verificate forti discontinuità derivanti dal mutato quadro normativo e regolatorio. L’ebitda è invece sceso a 1,9 miliardi, in ribasso di 139 milioni, mentre i ricavi operativi sono cresciuti del 2,3% a 8,6 miliardi. Gli investimenti sono cresciuti del 29% a 5,5 miliardi. Mazzoncini staccherà un assegno per il Tesoro da 60 milioni a valere sul dividendo.

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