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Pescara, 25/07/2024
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Data: 17/04/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Le 44 concessioni entro le 12 miglia al centro del quesito. Con il voto di oggi si deve decidere se i permessi rilasciati avranno scadenza certa o fino a esaurimento del giacimento

ROMA Sono 44 le concessioni al centro del referendum che si celebrerà oggi, che riguardano in particolare 47 piattaforme eroganti entro le 12 miglia. Nel frattempo 9 concessioni sono già scadute e le altre - nel caso in cui oggi dovesse prevalere il sì, naturalmente con quorum acquisito - lo saranno entro il 2034, data entro la quale non sarà più attiva nessuna concessione entro le 12 miglia. Nel frattempo già quest’anno sono previste scadenze di concessioni (12), principalmente in Adriatico. In sostanza, in caso di vittoria del “sì” le concessioni e i permessi già rilasciati e relativi a impianti entro le 12 miglia avranno una scadenza certa e resteranno attivi fino alla data fissata al momento dell’ottenimento del titolo, che prevede 6 anni per la ricerca e 30 per l’estrazione. A livello produttivo tra le trivelle entro le 12 miglia solo 5 estraggono petrolio, contribuendo al 10% della produzione nazionale; le restanti servono all’estrazione di gas, circa il 28% della produzione italiana. Ma in termini di fabbisogno nazionale nel 2015 le piattaforme entro le 12 miglia hanno soddisfatto rispettivamente il 3 e l’1% per gas e petrolio. Al momento sono circa 130 le piattaforme estrattive presenti nei nostri mari. Secondo le leggi vigenti, le concessioni hanno una durata iniziale di 30 anni, prorogabili in una prima fase di altri 10, nella seconda di 5 e nella terza di altri 5. Infine, al termine della concessione, le società petrolifere possono chiedere una proroga fino a esaurimento del giacimento. La maggioranza delle piattaforme è gestita da Eni, che controlla la proprietà di 76 impianti su 92. Nel nostro paese le royalties per le trivelle ammontano al 7% per il gas e al 4% per il petrolio. E nel 2015 il gettito complessivo da royalties, anche per gli impianti a terra, è stato di 352 milioni, e di 38 milioni per le trivelle marine entro le 12 miglia. A livello europeo le piattaforme attive sono circa 900, maggior parte delle quali attive in Gran Bretagna (490), seguita dall’Olanda (180), Italia (135, di cui 92 entro le 12 miglia) e Danimarca (61). Con meno di 10 impianti attivi risultano essere invece Germania, Irlanda, Spagna, Bulgaria, Romania, Grecia e Polonia. In Mediterraneo sono presenti invece, nell’ambito extra-Ue, le trivelle di Egitto, Algeria, Libia e Israele.

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