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Pescara, 25/07/2024
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Data: 17/04/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Damiani indagato a Potenza nell’inchiesta sul petrolio.

Da esperto biologo e da esponente dei Verdi ha seguito negli anni alcuni tra i più importanti scandali ambientali in Abruzzo e non solo, non ultimo il caso della bomba ecologica della Montedison di Bussi, sotto i cui terreni è rimasta sepolta per decenni la più grande discarica di veleni di tutta Europa. Ha dichiarato guerra al Centro olii di Ortona ed è schierato nel comitato No trivelle. Un curriculum notevole che vale come garanzia di massima professionalità ma che, nello specifico, amplifica il clamore della notizia pubblicata ieri dal Fatto Quotidiano e rimbalzata in città suscitando stupore e sconcerto: Giovanni Damiani, direttore tecnico dell’Arta Abruzzo, risulterebbe coinvolto con un’accusa di falso nell’inchiesta sui petroli a Potenza.
Il diretto interessato è stato il primo a sorprendersi di tale provvedimento. Secondo i pm di Potenza, Damiani avrebbe favorito il colosso petrolifero Eni con una perizia che riguardava la nocività dei rifiuti. Era stato nominato consulente in un pool di quattro tecnici dalla stessa procura nel febbraio del 2014 per una perizia sull'inquinamento ambientale dell’impianto di Viggiano gestito dall’Eni. Lo stesso biologo ha confermato di aver effettuato tale perizia, che però secondo i pm Damiani avrebbe alterato su pressioni, beninteso presunte, da parte di emissari dell’Eni: dalle analisi per accertare il grado di pericolosità delle acque di Viggiano non sarebbero emerse quelle situazioni di particolare gravità che invece la Procura ipotizzava e cercava. Gli inquirenti sostituirono i quattro consulenti con un altro gruppo di lavoro che, con verifiche successive, confermò sospetti e ipotesi della procura anche in relazione a un - sempre presunto - non corretto smaltimento di rifiuti. Per gli inquirenti era quella la conferma che i primi consulenti avrebbero in qualche misura falsato i primi riscontri. Ipotesi accusatoria che il biologo pescarese, amareggiato per la situazione, ha respinto con decisione. «Non ho mai ricevuto pressioni da nessuno né ho avuto contatti con esponenti dell’Eni - ha spiegato Damiani al Messaggero -. Ho eseguito campionamenti per analisi su un rifiuto liquido eseguite poi nei laboratori dell’Arta e non da me personalmente. Posso solo dire che trattandosi di analisi irripetibili abbiamo invitato la controparte che ha inviato dei propri tecnici. Non riesco a comprendere cosa possa aver ingenerato questa situazione di cui non ho notizie ufficiali. So solo che sei mesi fa ho ricevuto comunicazione di una proroga di indagini, ho chiesto al pm di essere subito sentito ma non mi è stato permesso. Lunedì chiederò le carte - ha concluso Damiani -. I pm indaghino pure, sono sicuro della mia posizione».

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