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Pescara, 25/07/2024
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Data: 18/04/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Trivelle senza quorum, affluenza al 32% Renzi: «Messaggio chiaro. Bisogna saper perdere, basta polemiche». Il 78% dei votanti si è espresso per il sì

ROMA Affondato. Il referendum sulle trivelle non raggiunge il quorum necessario per la sua validità. La percentuale di affluenza registrata alle 23 lascia pochi dubbi: al voto si è recato solo il 32% degli aventi diritto (il 78,18% dei quali si è espresso per il sì). Dunque molto al di sotto del 50% più uno, che equivale al quorum necessario per rendere validi i referendum abrogativi. È una sconfitta per il variegato fronte del “sì”, che va da Sinistra italiana alle associazioni ambientaliste fino a CasaPound, ed è una vittoria per il fronte del “no” e per Matteo Renzi, che ha visto premiata la scelta dell’astensione. E il premier ieri sera, pochi minuti dopo la chiusura dei seggi, ha ribadito le ragioni per cui ha indicato la linea dell’astensione, ha spiegato che bisognerà trarre le conseguenze dal mancato raggiungimento del quorum e poi si è tolto anche qualche sassolino dalle scarpe. Soprattutto contro chi ha cercato di strumentalizzare il referendum per dare una spallata al governo. «L’Italia ha parlato, si tratta di un risultato netto, chiaro, superiore alle previsioni. Ha vinto chi lavora nelle piattaforme», dice Renzi, che parla di un referendum «strumentale», spiega che la «demagogia non paga» e se la prende anche contro chi voleva colpire il governo: «Ha perso chi ha voluto la conta a tutti i costi». E ancora: «Bisogna saper perdere. Gli sconfitti ci sono, hanno dei nomi e dei cognomi. Qualche consigliere regionale, qualche presidente che ha cavalcato a tutti i costi questo referendum per esigenze personali...». Nel Pd, comunque, la battaglia va oltre il quorum. Anche se non è stato raggiunto, il risultato verrà comunque messo sulla bilancia. Il voto di ieri si è infatti trasformato in un braccio di ferro tra renzismo e anti-renzismo. E il dato che esce fuori dalle urne serve a capire quanto pesa l’opposizione a Renzi, in vista delle amministrative di giugno e soprattutto del referendum costituzionale di ottobre. Alle 19, l’affluenza più alta si è registrata in Basilicata, 33,26%, la Regione dove è esploso lo scandalo che ha portato alle dimissioni Federica Gudi. Percentuali alte, oltre il 28%, si sono registrate anche in Puglia e in Veneto. Il Lazio si è fermato al 22,91%. La Regione dove si è votato di meno è la Campania (17,56%). E le polemiche politiche non sono mancate durante la giornata del voto. Ad aprire le danze è l’esponente grillino e vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, che rende pubblica l’avvenuta votazione con un tweet ironico indirizzato al premier: «Avete notizie del presidente del Consiglio?». Della stessa natura polemica verso Renzi il tweet di Renato Brunetta (Fi): «Ho votato “no” a referendum su trivelle». Più pacato il commento al voto del presidente del Senato, Pietro Grasso: «Rispetto ogni posizione ma sono affezionato all’idea di esprimere un voto quando, da cittadini, siamo chiamati a farlo». Dopo i primi dati sulla partecipazione degli elettori a metà mattina, i sostenitori del “sì” avevano detto di essere fiduciosi e il presidente Pd della Puglia, Michele Emiliano si era detto ottimista. Poi, alle 19, il governatore pugliese definisce un «successo» il 23,48% e spiega che il governo «dovrà tenerne conto». Il comitato no triv fa notare che sono andate al voto 12 milioni di persone e anche Beppe Grillo incrocia le dita: «Coraggio! Non molliamo!».Cosa succederà adesso? I problemi, al di là del risultato, riguarderanno i contraccolpi nel Pd. E presto si arriverà alla resa dei conti. Un assaggio c’è stato ieri. I dirigenti dem hanno cominciato a litigare su Twitter. Il deputato renziano Ernesto Carbone ha canzonato i sostenitori del referendum: «Quorum? Ciaone». La frase ha provocato un mare di polemiche.

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