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Pescara, 25/07/2024
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Data: 18/04/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Nelle città ha prevalso il voto politico ma non sfonda nemmeno in Puglia

ROMA Che il quorum per il referendum sulle trivelle fosse un obiettivo difficile da traguardare lo si sapeva anche prima delle aperture delle urne. I sondaggisti, anche quelli più ben disposti verso l’articolato fronte del ”si”, non hanno mai rilevato dati superiori al 40/42% di italiani orientati a recarsi alle urne. Poi i dati sull’affluenza, quelli ufficiali, hanno confermato nella sostanza questo trend fin dalla prima rilevazione delle 12 ferma a quota 8,4% e poi salita in serata fino a poco il 30% in Italia e a sfiorare il 20% all’estero
Da una rapida analisi dell’affluenza emergono tuttavia parecchi elementi di interesse. Hanno ragione quelli che sostengono che questo referendum ha fatto nascere un vero ”partito della nazione” unificato dall’obiettivo di abbattere il governo Renzi? Solo in parte. Intanto il ”no” alle trivelle (dunque il ”si” referendario) ha spinto gli elettori a votare solo dove il problema è sentito. Così si spiega (in realtà con l’opposizione ad un gasdotto) il record del 47,5% di votanti della provincia di Lecce, ma anche il 50,4% della Basilicata, unica regione ad aver superato il quorum. La vicinanza al mare ha anche spaccato in due l’Abruzzo con il 40,3% d’affluenza registrato nella provincia di Chieti contrapposto al pigro 31% di quella dell’Aquila.
DIVARICAZIONI LOCALISTICHE
La forte presenza di occupati nell’industria dell’estrazione ha invece frenato l’affluenza a Ravenna che invece si è fermata al 29,9%. Una più spiccata sensibilità ai temi ambientalisti unita ad un più diffuso sentimento antirenziano sembra invece essere la molla che ha spinto l’affluenza nelle grandi città. Alle 23 i capoluoghi di regione hanno registrato questi afflussi: Venezia 40,5%; Bari 40,8; Bologna 27,2; Torino 36,4; Genova 32,4, Firenze 34,7; Milano 29,9, Roma, 34,7%. Napoli invece si è fermata al 25,7%.
In alcune regioni, infine, il referendum è proprio ”rimbalzato”. Si è recato alle urne poco più di un siciliano du quattro (28,5), i campani si sono fermati al 26% e in calabria l’affluenza è stata del 26,7%.
In termini assoluti i votanti finali dovrebbero essere meno di 15 milioni. Una base discreta per il fronte anti Renzi ma non quel robusto trampolino di lancio che si aspettavano gli oppositori al referendum sulla riforma della Costituzione in programma in autunno. In Puglia, capitanata dal governatore Michele Emiliano rivale di Renzi nel Pd, l’affluenza è stata solo del 41%. Da segnalare infine un piccolo giallo: per una mezz’oretta il ministero dell’Interno ha invertito i ”si” e i ”no” del Lazio scombinando di circa 500.000 voti i conteggi nazionali. Una svista corretta in fretta ma non prima d’aver suscitato qualche palpitazione fra gli analisti.

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