Iscriviti OnLine
 

Pescara, 25/07/2024
Visitatore n. 738.579



Data: 19/04/2016
Testata giornalistica: Il Centro
«L’Abruzzo non ha scelto i pozzi. Sulle trivelle abbiamo già vinto». D’Alfonso: «Non ho votato», e annuncia la campagna contro le perforazioni oltre le 12 miglia

PESCARA Le piattaforme in attività all’interno delle 12 miglia avranno ancora vita fino a quando ci sarà gas e petrolio nei giacimenti. Così hanno deciso gli elettori non andando a votare in numero sufficiente al referendum promosso dagli ambientalisti e da nove regioni. Al largo dell’Abruzzo continueranno a lavorare le società titolari di cinque concessioni per un totale di 15 piattaforme, 44 pozzi in produzione e 23 pozzi non eroganti. Strutture che hanno estratto in totale 15 milioni e mezzo di tonnellate di greggio e quasi 19 milioni di metri cubi di gas. Anche l’Abruzzo ha deciso il disco verde alle concessioni, nonostante gli anni di campagna anti-trivelle alla quale hanno dato sostegno i politici di tutti gli schieramenti. Contrario alle trivelle è anche il presidente della Regione Luciano D’Alfonso che nella sua campagna elettorale del 2014 aveva promesso («a migliaia di mamme e di bambini») di non permettere l’arrivo di altri «ufo» sul mare. Ma per D’Alfonso gli ufo (e dunque il progetto della inglese Rockhopper Ombrina mare) erano stati già sconfitti prima del referendum, e quindi domenica non è andato a votare: «E’ cessata la materia del contendere con la norma chiesta da noi e dataci da Palazzo Chigi il 24 di dicembre», ha spiegato D’Alfonso, giudicando l’esito del voto «prevedibile». «Sta esattamente nel ciclo delle cose. Io l’ho considerata dal mese di dicembre, come una pratica già definita, poiché abbiamo raggiunto il risultato della norma a tutela del mare blu». Cioè il ritorno del divieto di ricerca e perforazione entro le 12 miglia, voluto da Renzi proprio per evitare il referendum (infatti 5 dei 6 quesiti vennero cassati). Quando a dicembre l’Abruzzo decise di rompere il patto che aveva portato dieci consigli regionali a sottoscrivere i sei quesiti scritti dal costituzionalista di Gioia dei Marsi Enzo Di Salvatore, e quindi ad aprire la strada al referendum senza la faticosa raccolta delle 500mila firme, il collega pugliese Michele Emiliano aveva commentato ironicamente: «È come quando uno si vende la schedina prima della partita, e poi si ritrova col tredici. Lo dico con affetto nei confronti del mio amico Luciano che avrebbe potuto festeggiare con noi». Ora Emiliano è sconfitto, ma vede nella sconfitta l’inizio e non la conclusione della battaglia. D’Alfonso invece, ha promesso in un’intervista a Radiorai Uno, di «continuare a difendere il mare allungano la tutela oltre le 12 miglia marine» fino a comprendere tutto l’Adriatico, continuando la battaglia iniziata contro «Ombrina di ferro» con il concorso delle regioni costiere dalmate della macroregione Adriatico-Ionica. Per ora l’unico che davvero festeggia (assieme ai circa tremila lavoratori ed una sessantina di aziende dell’indotto petrolifero) è il sindaco di Lanciano Mario Pupillo per il quorum raggiunto in città e per l’ottimo risultato di tutto il comprensorio frentano e sangrino, dove ci sono tutti i 13 comuni abruzzesi che hanno superato il quorum: Pietraferrazzana 59,63%, Treglio 57,60, Frisa 55,63, Montebello sul Sangro 54,54, Mozzagrogna 53,48, Lanciano 53,17, Sant'Eusanio del Sangro 52,74, Fossacesia 51,75, Santa Maria Imbaro 51,55, Pennadomo 51,44, Fallo 51,23, Rocca San Giovanni 50,47, Perano 50,42. E se D’Alfonso minimizza il senso del voto di domenica, resta sulle posizioni referendarie il sottosegretario regionale con delega all’ambiente Mario Mazzocca: «Il risultato del referendum sulle trivelle evidenzia un fatto in maniera inequivocabile: oltre un italiano su tre vuole che questa politica energetica nazionale vada integralmente rivista nel segno delle rinnovabili». Ha votato Sì distinguendosi dal suo presidente (ma infine riconoscendone l’azione decisiva sulla questione delle 12 miglia) il portavoce della maggioranza Camillo D’Alessandro, chietino di Arielli, dunque attento al “sentiment” di quel territorio. E comunque, nonostante il Sì, D’Alessandro plaude al risultato («non è affatto un funerale: in democrazia la maggioranza ha ragione, si rispetta, si accetta, non si demonizza») e se la prende con «la versione abruzzese del peggiorismo inconcludente». Intanto Legambiente annuncia che nei prossimi giorni presenterà una denuncia alla Commissione europea contro la norma che concede concessioni illimitate per le estrazioni di petrolio e gas. E chiede soprattutto di cambiare il sistema delle royalties, «un sistema iniquo», sottolinea Legambiente, «per cui larga parte delle concessioni non paga le royalties e chi lo fa le deduce dalle tasse. In tutto il mondo si sta andando verso una tassazione legata alle emissioni di gas serra per spingere gli investimenti verso l’efficienza». La questione delle royalties è reale. Quelle ottenute dall'Abruzzo nel 2015 sono circa 317mila euro, derivanti per circa l'80% dalle attività offshore, mentre il fatturato del settore degli idrocarburi ammonta a circa 1,4 miliardi di euro all'anno.

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it