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Pescara, 25/07/2024
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Data: 19/04/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Renzi: «Hanno perso 70-30» E a ottobre vuole l’en plein. Il premier sfida i grillini e «l’Italia dei no»: i governatori pensino a tenere il mare pulito.

Linea dura verso la sinistra pd. Ora punta alla prova di forza sul referendum costituzionale.

ROMA «Hanno perso settanta a trenta» ma «nessuno ha il coraggio di ammettere la sconfitta» come invece - è il sottinteso - ho fatto io quando persi contro Bersani. Il giorno dopo la vittoria al referendum sulle trivelle Matteo Renzi torna a parlare dagli schermi del Tg1 proponendo lo schema di sempre quando parla di migranti, del quesito di domenica, delle amministrative di giugno, del referendum costituzionale di ottobre o del voto di fiducia di oggi al Senato: governabilità, democrazia delle cose concrete contro la paralisi o uno sterile populismo.
SINDACO
Battuti coloro che hanno provato a trasformare l’appuntamento di domenica scorsa in un referendum sul governo e sul premier, Renzi raccoglie dal voto di ieri la spinta ambientalista al punto da bacchettare i governatori - Emiliano per primo - che non avviano i depuratori e non si «impegnano a tenere il mare pulito». Pur di non lasciare spazio ai suoi oppositori, il presidente del Consiglio si appropria di alcuni argomenti della campagna elettorale e ne propone di nuovi quando spiega che è vero che le amministrative non avranno riflessi sul governo, ma la scelta di un sindaco piuttosto che di un altro rischia di averne. E’ il caso di Roma dove lo scontro tra i candidati verte anche sulle Olimpiadi che si dovrebbero tenere nella Capitale nel 2024. Un appuntamento molto in là che però serve al premier per tracciare un solco tra chi sostiene iniziative in grado di aiutare Roma a risollevarsi e chi, anche in questo caso, dice no.
La sfida nella Capitale tra la pentastellata Raggi, che ieri è andata a Milano per comporre le liste con Casaleggio junior, e Giachetti rappresenta infatti per il premier un passaggio importante anche in vista del referendum costituzionale e, soprattutto, della legge elettorale. Il più che probabile ballottaggio tra i due rischia infatti di proporre anzitempo lo scontro che nel 2018 potrebbe esserci tra il Pd e il M5S. Ovvero tra lo stesso Renzi e, probabilmente, Di Maio. Una sconfitta del candidato del Pd riproporrebbe il nodo delle alleanze e di una possibile modifica dell’Italicum con il premio di maggioranza non al partito ma alla coalizione. Su questo punto Renzi sinora non ha concesso molto alla sinistra del Pd e alla nutrita schiera di ”cespugli” che accessoriano l’attuale maggioranza, centristi compresi.
ITALICUM
L’esito delle amministrative, e soprattutto lo scontro a Roma, rischia però di essere un passaggio dove gli sconfitti di domenica scorsa (sinistra compresa) potrebbero riprendersi una rivincita votando in massa per la grillina Raggi. A giugno «si vota per il primo cittadino e non per il primo ministro», ha sostenuto ieri sera Renzi pur sapendo che non sarà proprio così e che la questione delle alleanze con i partiti a sinistra del Pd tornerà ad animare il dibattito interno. «Abbiamo perso ma serve rispetto per i votanti», scrive Gianni Cuperlo su Facebook mentre Nico Stumpo si augura che il premier al referendum costituzionale «stavolta dica di andare a votare». Invito che Renzi accetterà sicuramente perché, anche se sulle leggi costituzionali il quorum non c’è, una partecipazione troppo bassa non lo aiuterebbe come invece, di fatto, stanno facendo le opposizioni con la loro raccolta di firme per il referendum. Un’attività che vede impegnati anche i Radicali che però, per evitare «si trasformi in un altro referendum pro o contro Renzi» propongono con Riccardo Magi alle opposizioni di appoggiare la proposta «di voto per parti separate o con i referendum parziali che stiamo per depositare su singoli aspetti della riforma Boschi».
AVVISO
Contro il «sacro blog», grillino e non solo, che vorrebbe emettere sentenze prima dei magistrati, Renzi si scaglia ritrovandosi di fatto con la scelta che gli stessi grillini hanno fatto a Livorno di non far dimettere un assessore del M5S solo perché ha ricevuto un avviso di garanzia. Un precedente importante per Renzi che contro i pentastellati orfani di Casaleggio, sta iniziando a scaldare i muscoli.

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