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Pescara, 25/07/2024
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Data: 21/04/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Dayco, i sindacalisti puniti diventano caso nazionale. Da Roma arrivano i vertici di Cgil e Uil: tutti in difesa dei sei della Rsu sospesi. A casa per un comunicato stampa. I lavoratori dell’azienda dello Scalo scioperano insieme ai colleghi delle altre sedi (l'articolo in pdf)

CHIETI In ballo non ci sono solo i posti di lavoro di sei persone, ma il ruolo e la libertà d’azione del sindacato. E perciò la vertenza Dayco potrebbe spostarsi a livello nazionale, con i sindacati confederali pronti a scendere in blocco a difesa della Rsu della Dayco Chieti, sospesa in toto a causa di un comunicato stampa critico nei confronti della gestione aziendale. Ieri mattina davanti ai cancelli della sede di via Papa Leone XIII i lavoratori hanno scioperato per tre ore e hanno tenuto un’assemblea. All’iniziativa hanno aderito anche i dipendenti delle altre sedi Dayco di Chieti e Manoppello, mentre l’assemblea ha visto la presenza dei delegati nazionali di Cgil e Uil. Sciopero e assemblea sono stati indetti dopo che, martedì, i sei rsu, scaduti i dieci giorni in cui l’azienda avrebbe dovuto applicare le sanzioni nei loro confronti, non sono potuti tornare al lavoro come previsto. Per loro cancelli sbarrati, visto che il vertice aziendale ha deciso di prorogare il tempo canonico concesso per questo tipo di decisione. Una posizione che ha fatto sentire ancora di più il sindacato sotto attacco, a tutti i livelli. E così i sindacalisti nazionali sono venuti a Chieti per dirsi aperti nei confronti dell’azienda a riprendere la trattativa, ma anche pronti, in caso contrario, a fare blocco comune e a spostare la questione a livello confederale. Ieri mattina insieme ai delegati territoriali della Filctem Cgil e della Uiltec Uil (Carlo Petaccia, Claudio Musacchio e Giovanni Cordesco), oltre ai rappresentanti regionali delle stesse sigle, c’erano anche Maurizio Bertona e Marco Falcinelli della segreteria nazionale Filctem e Alessandro Rossini di quella nazionale Uiltec. «La situazione dal nostro punto di vista è inaccettabile», ha detto Falcinelli, «il contenuto di quel comunicato stampa non è tale da giustificare un atteggiamento del genere. Le azioni del vertice aziendale a nostro avviso sono andate oltre, tanto che a memoria non ricordo il caso di una intera rappresentanza sindacale unitaria sospesa dal lavoro e che rischia il licenziamento. Da parte nostra siamo pronti a riportare il caso nell’alveo di un corretto dialogo sindacale. Se però così non fosse, siamo anche pronti a scendere in campo con tutta la nostra forza». Falcinelli se la prende anche contro il governo Renzi, reo di aver creato un clima di delegittimazione del ruolo del sindacato, clima che darebbe man forte ad azioni di depotenziamento del sindacato stesso. «Ci troviamo di fronte a un paradosso», aggiunge Rossini, «assistiamo alla negazione di un diritto conquistato a fatica nell’arco di tantissimi anni. La domanda è ora quale sarà la prossima mossa del vertice aziendale. Da parte nostra c’è piena disponibilità a continuare a discutere per riportare il caso all’interno di un normale confronto. Ma serve la volontà di entrambe le parti per ricucire lo strappo che si è creato. Vorremmo evitare di arrivare a portare la questione sin sui tavoli confederali ma, se ce ne sarà bisogno, lo faremo». Intanto, mentre la questione è finita pure in Parlamento su iniziativa dell’onorevole di Sel Gianni Melilla, la trattativa è arenata sino a data da destinarsi. Se da una parte potrebbe essere letto in maniera positiva il fatto che l’azione sanzionatoria (che potrebbe arrivare fino al licenziamento) non sia stata ancora resa nota dal vertice della grande multinazionale che produce cinghie di trasmissione in gomma per autoveicoli, dall’altra i lavoratori restano sospesi sine die.

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