L’AQUILA Stavolta la maledizione del mercoledì – con la circostanza dell’autobus in panne sulla linea L’Aquila-Avezzano-L’Aquila che si è ripetuta più volte nell’arco delle ultime settimane – ha colpito con qualche ora di anticipo. A farne le spese, principalmente sono stati i pendolari che solitamente dal capoluogo ritornano nella Marsica con la corsa delle 18.10. Il copione è lo stesso delle altre volte: l’autobus Tua (ex Arpa) che va sotto sforzo sull’A/24, sulla salita in corrispondenza di Tornimparte; l’autista che è costretto a rallentare e il mezzo che si ferma a ridosso della galleria di San Rocco. In questo caso subito dopo. Un fatto che nell’ultimo mese e mezzo si è ripetuto almeno altre tre volte. Sempre di mercoledì. In questo caso, la sosta obbligata, fino all’arrivo del mezzo sostitutivo, è accaduta martedì pomeriggio. Poco cambia, il disagio rimane. Ieri mattina, tra l’altro, il mezzo delle 8.10 è partito in ritardo e si è fermato brevemente per problemi al cambio. Un fatto che coincide con uno dei momenti maggiormente delicati per la vita aziendale, anche in virtù della concorrenza della Gaspari, sulla linea L’Aqula-Roma. Proprio martedì, il personale ex Arpa è stato protagonista di un sit in davanti al palazzo della Regione, per chiedere maggiore attenzione e sostegno istituzionale. Nel frattempo, prendendo spunto dall’incidente dell’altro giorno, sono intervenuti sulla vicenda i consiglieri provinciali Felicia Mazzocchi e Gianluca Alfonsi. «Ennesima rottura di autobus sulla A/24», hanno scritto. «Davvero non ci sono più parole. Quando si esagera poi si rompono gli schemi della legalità e la gente è costretta nel pericolo a stare al bordo dell’autostrada, poi addirittura è ammesso che l’autobus di soccorso sia meno capiente con gente che viaggia in piedi. Gli autisti e il personale di viaggio al mattino pensano di andare al lavoro non al patibolo. I pendolari e gli utenti tutti pensano di intraprendere un viaggio non una via Crucis con rispetto per nostro Signore. È possibile che in Regione si parlino addosso senza saper risolvere il problema di questa società? Poi magari si pensa a spendere soldi per la sede regionale di Bruxelles. Basta. E vorremmo pure sentire la voce del presidente della provincia e della classe politica tutta che sembra ignorare questo grave problema». Alcuni pendolari, soprattutto professori, sono pronti a un’azione collettiva.