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Pescara, 25/07/2024
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Data: 22/04/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Più tardi in pensione. Crollano gli assegni nel primo trimestre. Dati Inps sui trattamenti sociali: importi medi diminuiti. Cgil e Uil contro il governo sul mutuo per lasciare il lavoro

ROMA Nel bel mezzo della polemica politica sulla necessità di introdurre elementi di flessibilità in uscita, l’Inps rende noti dati che gonfiano le vele di chi spinge in questa direzione. Nel primo trimestre del 2016 le nuove pensioni liquidate sono state 95.381, con un calo del 34,5% rispetto allo stesso periodo del 2015 quanto erano arrivate a quota 145.618. Il dato ha risentito soprattutto dell’aumento della speranza di vita (quattro mesi in più per tutti) mentre per le donne del settore privato si registra un incremento dei nuovi assegni perché tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016 sono uscite le nate nel primo trimestre del 1952 rimaste bloccate fino ad allora dalla riforma Fornero. C’è stato un calo consistente per le pensioni anticipate (il requisito è passato da 42 anni e sei mesi per gli uomini a 42 anni e 10 mesi mentre per le donne basta un anno in meno) passate dalle 38.314 del primo trimestre 2015 a 20.629 nei primi tre mesi di quest’anno (-46,1%). Un calo consistente si è avuto anche per gli assegni sociali, quelli erogati ad anziani privi di reddito o con un reddito molto basso, passati da 13.033 a 7.501 (-42,4%). Per ottenere l’assegno sociale infatti sono necessari 65 anni e sette mesi di età (65 e 3 mesi fino alla fine del 2015). In regresso anche l’importo degli assegni medi mensili liquidati: 942 euro, contro i 995 euro della media 2015. Proprio questo elemento ha offerto a Susanna Camusso il destro per attaccare frontalmente il governo, in particolare sull’ipotesi di prevedere un prestito (con Tfr messo a garanzia) da parte delle banche ai lavoratori che vogliono anticipare la pensione. «Quando si parla di prestito si parla di pensioni che valgono 900-1.000 euro al mese. Che cosa si prestano?» ha ironizzato la leader Cgil che ha aggiunto: «Sono invenzioni per dire: privatizzate il sistema pensionistico». Fortemente critico anche il leader Uil Carmelo Barbagallo: «L’idea di un prestito pensionistico mi sembra un artificio per non dire che si vogliono continuare a fare le nozze con i fichi secchi. È un’ipotesi un po’ strana di ingegneria politica». Un colpo di freno sulla opportunità di intervenire sulle pensioni lo ha assestato Enrico Zanetti. «Il sistema previdenziale in Italia è solido e non abbiamo bisogno di fare alcun tipo di intervento peggiorativo sulle pensioni» ha avvertito il viceministro dell’Economia aggiungendo che il governo «non intende mettere a rischio la stabilità dei conti, inserendo in questa fase economica elementi di incertezza». Sull’intera materia Bruxelles per il momento tace. La Commissione «è in stretto contatto con le autorità nazionali ad ogni livello e non è nostra abitudine fare commenti su questi argomenti» ha tagliato corto il portavoce dell’esecutivo Ue per gli affari economici, Annika Breidthardt. Ma a Roma la discussione avanza, eccome. Il governo è impegnato nella ricerca di una soluzione che sia sostenibile per i conti pubblici nel lungo periodo e, per l’appunto, sembra guardare soprattutto al prestito pensionistico (coinvolgendo anche le banche) probabilmente limitandolo solo ai lavoratori che perdono il lavoro a pochi anni dalla pensione e con un contributo dell’azienda. Resta sul tavolo anche la possibilità di uscita anticipata con una penalizzazione (almeno il 3-4% dell’assegno per ogni anno di anticipo) ma questo potrebbe dare problemi nel breve periodo per l’esborso immediato per le pensioni mentre il recupero avviene nel tempo.

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