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Pescara, 25/07/2024
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Data: 24/04/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
«Troppi bonus fiscali, costi elevati». La Corte dei Conti ha denunciato l’aumento di sconti e detrazioni a cittadini e imprese per 24 miliardi di euro. La soluzione proposta dai magistrati contabili è alzare l’aliquota dell’Iva agevolata per recuperare circa 5 miliardi.

ROMA Il problema è così urgente che il governo promette di affrontarlo al più presto. Ma nel frattempo proprio le scelte adottate con la legge di Stabilità hanno aggravato la situazione. Gli sconti fiscali concessi a cittadini e imprese (sotto forma di bonus, detrazioni e deduzioni) per poter ridurre l’impatto delle tasse da pagare sono aumentati ancora. Un balzo in avanti di ben 43 voci con un aumento dei costi per le casse dello Stato di 24 miliardi di euro. In questo modo, ha denunciato la Corte dei Conti nella relazione sul Def depositata in Parlamento, il nostro sistema tributario «si trova a convivere con quasi 800 eccezioni alle regole base rinunciando ad un gettito potenziale di 300 miliardi». Un dato di fatto che «consolida» la collocazione dell’Italia al secondo posto nel ranking internazionale sul livello di erosione del sistema fiscale, subito dopo l’Australia». La notizia è caduta proprio nel giorno in cui Palazzo Chigi ha fatto filtrare che la commissione ad hoc che dovrà occuparsi proprio del monitoraggio delle agevolazioni fiscali si insedierà la prossima settimana. I tecnici dovranno effettuare il tagliando annuale delle tax expenditures, previsto con la delega fiscale, che debutterà con la Nota di aggiornamento al Def di settembre e con la prossima manovra di bilancio.
IL PIANO

Al ministero dell’Economia stanno completando la lista dei quindici esperti (in materie economiche, statistiche, fiscali o giuridico-finanziarie) che nei prossimi mesi dovranno cercare di ridurre gli sconti tributari. Un lavoro già tentato negli ultimi anni senza molto successo, soprattutto in considerazione dell’evidenza che la parte maggioritaria delle detrazioni e delle deduzioni (connesse a pensioni, carichi familiari e lavoro) sono incomprimibili. Ancora la Corte dei Conti, suscitando il malumore del Codacons e del governo, il vice ministro Morandio in testa, ha calcolato che spostare l’8% della base imponibile con Iva agevolata al 10% verso l’aliquota ordinaria al 22% porterebbe nelle casse dello Stato 5 miliardi. In questo modo, si attuerebbe un innalzamento del «rendimento» dell’Iva che rappresenta «un obiettivo strutturale della politica fiscale», visto che l’Italia «si colloca tra gli ultimi Paesi europei per incidenza dell’Iva sul Pil (il 6%: 0,8 punti inferiore al valore della media Ue-27), agendo sulla redistribuzione tra le aliquote». La Corte ha precisato di aver scelto il target di 5 miliardi aggiuntivi di gettito, calcolato considerando anche il potenziale aumento del tasso di evasione, «a fronte di soluzioni più drastiche ma difficilmente praticabili, come quella di un totale riallineamento della base imponibile dell’Iva italiana alla media europea che vede circa il 25% dei beni con aliquota agevolata contro il 43% della base imponibile italiana assoggettata all’Iva al 4 o al 10%».
La misura, secondo l’indagine, avrebbe un impatto contenuto sul Pil reale e un limitato effetto sui prezzi, mentre l’indebitamento netto migliorerebbe di 3 decimi di Pil nel triennio 2017-19 e il rapporto debito-Pil diminuirebbe di 1,2 punti nel 2019. L’altra simulazione presentata dalla Corte guarda invece ad un aumento «dell’aliquota super ridotta dal 4 al 6%: questo modello però andrebbe a toccare beni di prima necessità come pane, pasta, frutta e verdura».

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