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Pescara, 25/07/2024
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Data: 25/04/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Legnini: «La politica rispetti i magistrati»

ROMA Abbassare i toni, «rispettare di più i magistrati» e arrivare in fretta ad una soluzione sulla legge per la prescrizione. Giovanni Legnini, vicepresidente del Csm, si butta nella mischia delle polemiche scaturite dalle dichiarazioni di Piercamillo Davigo e, intervistato da Lucia Annunziata su Rai 3, spiega perché ha deciso di uscire allo scoperto. «Le parole del presidente dell’Anm facevano correre il rischio di portare le lancette indietro e moltissimi magistrati e commentatori ne hanno sottolineato l’eccesso di semplificazione e generalizzazione, perché c’era il rischio di un’accusa generalizzata. Per questo ho deciso di intervenire» puntualizza Legnini, che ai politici chiede una maggiore considerazione per le toghe: «La politica deve rispettare i magistrati. Deve farlo di più». Il vicepresidente del Csm ricorda che nella magistratura c’è una crescente insoddisfazione e chiede che sia rispettata la separazione dei poteri: «Giudici e politici non devono andare a braccetto, ma non è bene neppure la guerra continua. Mi piacerebbe un Paese che osserva di più il principio della separazione dei poteri: non penso che i giudici debbano parlare solo con le sentenze, ma i poteri sono in equilibrio solo se sono tutti forti». E si passa alla riforma della prescrizione che dovrebbe mandare in soffita la famigerata “ex Cirielli” voluta nel 2005 dal governo Berlusconi e congegnata in modo da mandare al macero prima della fine soprattutto i procedimenti contro i colletti bianchi. «La riforma della legge sulla prescrizione è una priorità, lo abbiamo detto più di una volta, e chiedo che venga approvata al più presto. Non possiamo permetterci di rinviarla alla prossima legislatura». Le dichiarazioni di Davigo non sono certamente piaciute ad Angelino Alfano che, con una intervista al Messaggero, esprime tutto il suo disappunto. «I giudici perseguano i reati e non contrastino i governi» dice il ministro dell’Interno che se la prende con i magistrati che «hanno usato la toga per fare carriera», che «hanno parlato e agito come leader politici». Alla domanda se si torna allo scontro magistrati-politica, Alfano replica secco: «Non lo definirei uno scontro, ma un attacco unilaterale che rompe un periodo molto duraturo che sembrava avere riportato a un livello normale la dialettica tra poteri e ordini dello Stato» . Poi, parte l’attacco al presidente dell’Anm: «I giustizialisti sono alla ricerca di un nuovo leader. Spero che Davigo si sottragga a questo ruolo». Le parole di Davigo hanno suscitato reazioni contrastanti anche tra gli stessi magistrati. Ieri il presidente dell’Anm ha incassato il sostegno di Nicola Gratteri, magistrato di punta nella lotta alla ’ndrangheta: «Il governo ha recepito il 5 per cento delle mie proposte e la situazione è molto più grave di 20 anni fa». Con Davigo si schiera anche un altro magistrato antimafia, Nino Di Matteo: «Mafia e corruzione sono ormai facce della stessa medaglia ma mentre i boss sono adeguatamente puniti, i corrotti che vanno a braccetto con i padrini sono garantiti da una sostanziale impunità della politica». Al coro pro Davigo si aggiunge l’ex procuratore generale di Torino, Marcello Maddalena: «Il presidente dell’Anm si limita a testimoniare verità percepite da tutti, senza tanti calcoli politici».

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