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Pescara, 25/07/2024
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Data: 27/04/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Sparano alla polizia e fuggono. Agguato da film al portavalori: in quattro mascherati sequestrano un tir e bloccano la A14. Il racconto dell’autista del camion messo di traverso per bloccare il traffico

SAN GIOVANNI TEATINO Hanno studiato e preparato tutto nei minimi dettagli, messo insieme una squadra numerosa, molto aggressiva e violenta, preparata ad ogni evenienza. Ma l’assalto sull’autostrada A14 al portavalori dell’istituto vigilanza Aquila di Ortona è fallito grazie all’intervento della polizia e si è concluso con la fuga dei malviventi, senza bottino e a piedi. È accaduto tutto alle 6.30 di ieri, mentre un furgone partito dalla sede di Ortona e diretto all’Aquila stava per raggiungere il casello autostradale di Pescara Ovest - Chieti, in direzione Nord. A bordo c’erano due addetti dell’istituto di vigilanza e circa un milione e mezzo di euro, soldi prelevati da alcune banche, cioè Caripe, Tercas e Banca Popolare dell’Emilia Romagna, da versare alla Banca d’Italia, all’Aquila. Al chilometro 484, a San Giovanni Teatino, è esploso qualcosa nel furgone, ma non è ancora chiara l’origine della deflagrazione: forse per un ordigno lanciato dall’esterno o forse per un qualcosa posizionato dentro. Nell’abitacolo si è sviluppato un principio di incendio. C’era molto fumo, calore terribile, e il furgone si è fermato: impossibile proseguire. I rapinatori si sono avvicinati immediatamente, erano almeno 4, armati di pistole e fucili, il volto coperto da passamontagna, parlata foggiana, in dialetto. Viaggiavano su un’Alfa Romeo Giulietta e un furgone Ducato ma non si esclude che altri si trovassero vicino al guard rail, a piedi, in attesa del portavalori. Le guardie giurate sono state costrette ad abbandonare le armi e a stendersi sull’asfalto, faccia a terra, mentre la banda saliva sul mezzo per tagliate il tetto con delle mole. Intanto altri due membri del gruppo hanno fermato un autoarticolato e costretto il conducente a piazzare il mezzo di traverso sulla corsia, impedendo il passaggio. Armi in pugno hanno anche obbligato l’uomo a consegnare le chiavi del Tir, poi lanciate e abbandonate in strada. Lì, lungo quel tratto della A14, hanno anche gettato chiodi in quantità, altro stratagemma per mantenere lontane le forze dell’ordine. Sarebbero stati necessari diversi minuti per raggiungere e arraffare i soldi nel mezzo blindato, ma non c’è stato tempo. L’arrivo di una pattuglia della polizia stradale di Vasto Sud ha scompaginato i piani della banda, che ha sentito le sirene e ha abbandonato l’impresa, esplodendo alcuni colpi di arma da fuoco, uno dei quali ha raggiunto la parte posteriore del portavalori. I chiodi hanno rappresentato una trappola per gli stessi rapinatori, costretti a lasciare sul posto la Giulietta, rimasta danneggiata e poi risultata rubata a Roma, con targa contraffatta. Sono saliti sul furgone, anch’esso sparito da Roma, e hanno percorso solo un breve tratto perché all’altezza della galleria San Giovanni sono stati intercettati da una pattuglia della Polstrada di Pescara Nord diretta a Sud, che ha notato il mezzo in fuga e ha subito invertito la marcia. I banditi, sentendosi braccati, sono scesi dal Ducato, hanno esploso dei colpi (almeno 2) contro gli agenti e hanno fatto esplodere un ordigno sul furgone, che si è incendiato. Si sono allontanati a piedi, nelle campagne, attesi da altri complici. E sono spariti. Sul posto la Polstrada di Chieti, la polizia autostradale, la squadra mobile e la Scientifica di Chieti. L’autostrada è rimasta chiusa per ore, l’autista dell’istituto di vigilanza è finito in ospedale mentre il caposcorta, già protagonista di un episodio simile nel 2007, è rimasto fino all’ultimo sulla A14. Oggi per i rilievi sui mezzi, sottoposti a sequestro, arriverà la Scientifica da Ancona.

«Ero al telefono, ho dato io l’allarme». Il commando di almeno 5 uomini armati ha colpito alle 6,30 ma l’azione è fallita grazie all’intervento coordinato della polizia. I banditi hanno utilizzato una Giulietta e un Ducato rubati Poi la fuga nei campi, forse aiutati da complici. Traffico in tilt.

«È la seconda volta che mi succede». Sono passate più di tre ore dalla rapina e uno dei vigilantes minacciato dal commando si trova ancora sull’autostrada. Sotto il sole, assiste ai rilievi della polizia scientifica. È sotto choc e riesce a dire solo poche parole. Già nel 2007 il blindato sul quale viaggiava era stato preso di mira da un gruppo di rapinatori. Sull’assalto di ieri, svela solo un particolare: «La puzza di bruciato era forte», dice la guardia giurata di 45 anni prima di allontanarsi. Il suo collega, di nove anni più giovane, è stato invece trasportato in ospedale dal 118 per accertamenti. Sul posto sono intervenuti anche i vigili del fuoco. Tra i testimoni della mattinata da far west c’è pure Giuseppe Lusi. Ha 50 anni, è un autotrasportatore di Atessa, lavora per la Sevel ed era diretto a Sulmona: «Quando i rapinatori mi hanno fermato - racconta - stavo parlando al telefono con un collega: gli ho detto di avvisare la polizia, ma poi ho dovuto subito abbassare perché in due si sono avvicinati al tir. Erano armati: uno aveva una pistola, l’altro un mitra e controllavano la strada. Indossavano giubbini gonfi, simili a quelli antiproiettile. Hanno voluto che mettessi di traverso il mezzo pesante e che consegnassi loro le chiavi. Senza scendere dal camion, mi hanno fatto mettere la testa giù per non guardarli». Giuseppe si è trovato di fronte uno scenario da guerra: «Mi tremano ancora le gambe - continua -. La Giulietta era ferma al centro della strada, mentre il furgone era affiancato al portavalori, dal quale usciva del fumo. Se le guardie giurate non fossero scese, sarebbero morte. La rapina sarà durata una decina di minuti. I rapinatori erano organizzati, ognuno sapeva bene cosa fare. Una volta sentite le sirene della polizia, i banditi, che parlavano con un accento pugliese, hanno iniziato a gettare i chiodi per terra e poi sono andati via. Le chiavi del mio Iveco le hanno buttate sull’asfalto, vicino alla Giulietta». L’auto dei rapinatori è rimasta bloccata a causa delle bande chiodate posizionate dagli stessi banditi. Anche Michele Laforgia, autotrasportatore di Andria, viene ascoltato dalla polizia. Lui è arrivato sul luogo dell’assalto quando i malviventi erano già in azione: «Lo spavento è stato forte anche se non sono stato minacciato - racconta -. Ho visto il tir di traverso e due persone incappucciate». Indagano la stradale di Chieti, al comando del dirigente Francesco Cipriano, sul posto con il responsabile della squadra di pg, Luca Di Paolo, la mobile diretta dal vice questore aggiunto Francesco Costantini e la sottosezione della polizia autostradale di Città Sant’Angelo con l’ispettore superiore Sabatino Pulcini, coordinata dal responsabile del Coa Raffaella Russo.

Il racconto dell’autista del camion messo di traverso per bloccare il traffico
«I banditi avevano i giubbotti antiproiettile, mi hanno detto di abbassare la testa»
Mi hanno preso le chiavi e le hanno gettate in strada Poi ho sentito le sirene e la polizia mi ha salvato Mi tremano ancora le gambe

SAN GIOVANNI TEATINO «Sono ancora spaventato. Non mi avevano mai puntato una pistola contro». Ha il terrore negli occhi Giuseppe Lusi, il conducente dell’autoarticolato che ieri mattina, verso le 6.30, è stato bloccato sulla A14 da due dei rapinatori che hanno assaltato il furgone portavalori dell’istituto di vigilanza Aquila, senza però riuscire a portare via il denaro custodito all’interno. Lusi, che vive ad Atessa e lavora per la ditta di trasporti Gargarella, doveva trasportare un carico dalla Sevel a Sulmona ed è stato fermato all’improvviso mentre era al telefono con un collega che aveva appena incrociato sull’autostrada, al quale ha chiesto di lanciare l’allarme rapina, prima di chiudere la conversazione. «Io procedevo all’incirca a 90 chilometri orari e come prima cosa ho pensato che ci fosse stato un incidente», racconta come se non riuscisse ancora a credere a quello che gli è accaduto. «Ho visto il furgone dell’istituto di vigilanza che faceva fumo e rallentava, per fermarsi. A fianco c’era un altro furgone, quello dei rapinatori, e c’era anche una Giulietta Alfa Romeo, che si è fermata al centro della strada. Dall’auto sono scesi due uomini incappucciati, armati di pistola e mitra, sembravano Kalashnikov. Mi hanno fatto posizionare il mezzo per traverso», per bloccare il transito a chiunque volesse passare e quindi alle forze dell’ordine, «e poi mi hanno chiesto le chiavi, che ho consegnato subito. Non mi hanno fatto scendere a terra ma sono rimasti a poca distanza e mi hanno detto di abbassare la testa», volendo evitare testimoni scomodi. L’uomo non ha potuto fare a meno di notare che i rapinatori, con il passamontagna sulla testa, «avevano dei giubbotti abbastanza consistenti, come quelli antiproiettile, e i guanti alle mani», per non lasciare impronte. Dalla cabina dell’autoarticolato ha sbirciato, per capire cosa accadesse attorno a lui, e ha visto le due guardie giurate scendere dal mezzo dell’istituto di vigilanza e allungarsi a terra e ha notato i rapinatori salire sul furgone portavalori e tagliare la parte superiore usando delle «mole a motore». Lo hanno tenuto sotto controllo per tutto il tempo, con le armi spianate, e dopo essersi fatti consegnare le chiavi dell’autoarticolato, «le hanno lanciate vicino alla Giulietta». «A un certo punto ho sentito le sirene», prosegue Lusi, e i rapinatori si sono attivati per la fuga. «Prima di andare via hanno gettato a terra dei chiodi a quattro punte e, mentre si passavano tra loro un secchio di plastica con i chiodi, ho sentito che parlavano in dialetto pugliese». Tirando le somme di questa esperienza Lusi commenta che «è andata benissimo», anche se il ricordo dell’accaduto non lo abbandona, e neppure la paura. «Mi tremano ancora le gambe», dice mentre assiste sulla A14 bloccata al lavoro della polizia stradale e autostradale e degli uomini della Scientifica. «Questo tratto di strada non devo percorrerlo più», esclama, ricordando che proprio in questa zona è stato fermato e gli hanno «ritirato la patente per due mesi», aggiunge sorridendo. Terrore puro anche per un altro camionista, Michele Laforgia, di Andria, che arrivava subito dopo. «Ho visto solo il tir di traverso e due persone incappucciate e armate, ma poco dopo è arrivata la polizia e sono fuggiti».

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