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Pescara, 25/07/2024
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Data: 29/04/2016
Testata giornalistica: Il Tempo
Ultimi Sos di Roma Tpl al Comune «Senza quegli 80 milioni siamo morti». La società privata che gestisce le linee periferiche: "Non possiamo pagare gli stipendi"

«Il Comune di Roma ci deve 80 milioni di euro. Senza non possiamo andare avanti». Roma Tpl reclama arretrati. E non tiene nemmeno conto del cosiddetto Lodo Atac, stimato in 117 milioni di euro, che «cresce di 400.000 euro ogni mese che passa». Per un totale di oltre 200 milioni. La gestione privata delle linee bus di periferia è una delle tante bombe a orologeria che attanaglia le casse del Campidoglio. In mezzo ci sono le vite di circa 1.800 lavoratori - per il 90% autisti - ma anche di 1 milione di romani che abitano nelle borgate e che contano su quelle 104 linee (il 20% del trasporto di superficie a Roma) per spostarsi da casa e raggiungere il luogo di lavoro o i servizi essenziali. Una gestione confusionaria sin dall’inizio, i cui nodi sono arrivati inevitabilmente al pettine. E a rimetterci sono i soliti noti: lavoratori e cittadini.

I GUAI FINANZIARI DI ROMA TPL
Fa impressione leggere il disastrato bilancio della società di via Raffaele Costi, sapendo che il Comune di Roma sta versando nelle sue casse ben 100 milioni di euro ogni anno, grazie alla gara d’appalto vinta nel 2010 con lo 0,8% di ribasso. Ottocento milioni totali, ai quali si aggiungono alcune commesse extra e un contenzioso praticamente vinto che fanno sfiorare quasi il miliardo di euro.
Eppure, secondo la relazione dei revisori dei conti, la società «attraversa una profonda crisi finanziaria», ha 219 milioni di debiti verso i fornitori e, parola degli stessi, basa la sua sopravvivenza quasi esclusivamente su un contenzioso causato da una diatriba sui chilometri percorsi quando l’azienda si chiamava ancora Tevere Tpl ed era concessionaria dell’Atac. Quest’ultimo, ha visto prevalere la società del presidente Antonio Pompili sia in primo grado che in appello e ora si attende la sentenza della Cassazione, anche se l’ex assessore alla Mobilità, Guido Improta, era sicuro che Atac – e quindi il Comune - possa ancora prevalere. Ma i revisori spiegano anche che “una soluzione delle crisi finanziaria non può prescindere dalla definizione del contenzioso, il cui esito rimane comunque incerto a causa delle opposizioni di controparte”, sottolineando inoltre come la società “ad oggi non si è dotata di un modello di organizzazione, gestione e controllo”.


PAGAMENTI RITARDATI
Va detto che, a fronte del ricco contratto di servizio assicurato a Roma Tpl, il Comune non si dimostra un buon pagatore. E questo, a sentire l’azienda, ha creato un vulnus di esposizioni bancarie che ne ha ridotto nettamente le liquidità. «Ci pagano con grande ritardo e senza regolarità – afferma il presidente Pompili – Così dobbiamo ricorrere ai prestiti bancari e allo sconto delle fatture». Certo, 165 milioni di euro ricevuti nel solo 2015 sono tanti. «Il problema è che la nostra unica commessa è quella con il Comune – risponde Pompili – Quando ci arrivano gli arretrati, spesso i soldi finiscono direttamente alle banche». Al netto delle trattative in corso, oggi Roma Tpl reclama 15 milioni di euro per i rinnovi contrattuali, 20 milioni relativi al contratto nazionale Erg, 20 milioni del contratto di servizio 2016 e altri 20 milioni di arretrati pregressi. «Inoltre – ricorda ancora Pompili – quando l’Atac si è ripresa il servizio notturno, non ha voluto internalizzare i nostri autisti». Se siano tutti dovuti, lo deciderà la Ragioneria Generale del Campidoglio. Altrimenti, si apriranno altri contenziosi.

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