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Pescara, 25/07/2024
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Data: 01/05/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Fuori dalle Province a “caccia” del posto. Il sogno è la Regione. A due anni dalla legge Delrio il personale in uscita dai 4 enti indica la preferenza alla destinazione, ma mancano i soldi

PESCARA A due anni dalla legge Delrio, non hanno certezze su quale futuro li aspetti: sono giorni cruciali, questi, per i dipendenti delle quattro Province abruzzesi che, dopo la riforma per effetto della legge 56/2014, devono essere ricollocati in altri Enti, nell'ambito del primo, imponente processo di mobilità del personale pubblico. Molti di loro sono già confluiti nella Regione e sono effettivamente in servizio dallo scorso primo aprile, ma tanti altri aspettano di conoscere le proprie sorti. Resta da capire quali servizi, prima in capo alle Province, acquisirà la Regione, ma prima bisogna fare i conti con le risorse e con il bilancio. Sono 136, al momento, secondo i dati elaborati dal segretario dell'Unione Province Abruzzesi (Upa), Adele Amore, i dipendenti che attendono di conoscere la nuova collocazione: 58 della Provincia dell'Aquila, 33 di quella di Teramo, 26 di quella di Chieti e 19 di quella di Pescara. Di questi, 53 lavorano nelle Polizie provinciali, 36 nelle biblioteche, 20 nei settori Caccia e pesca, ristoro danni da fauna e funghi, 15 nei Servizi sociali, otto nei settori Turismo e Sport, due in quelli Urbanistica, uno in Protezione civile e uno in Espropriazione. Il percorso si è sviluppato in diverse fasi. Tra ottobre e novembre le Province hanno comunicato i dati relativi al personale in sovrannumero da ricollocare in altri Enti e a dicembre gli enti pubblici hanno dichiarato il proprio fabbisogno di personale. Poi, di recente, si è aperta la fase in cui i diretti interessati sono diventati parte attiva, dovendo dichiarare le proprie preferenze. Il sovrannumero dichiarato dalle quattro Province abruzzesi a novembre era di 553 unità (226 all'Aquila, 118 a Teramo, 107 a Chieti e 105 a Pescara), comprensivo di pensionandi, pensionati e dipendenti dei settori Lavoro. Centosessanta unità sono state ricollocate in Regione e dal primo aprile hanno gradualmente iniziato a lavorare. Restano fuori, al momento in 136. Lo scorso 18 aprile i singoli dipendenti hanno ricevuto le password per accedere al portale del Dipartimento della Funzione pubblica: si tratta di una piattaforma nella quale, dopo i sovrannumeri dichiarati dalle Province ed i fabbisogni degli enti pubblici, i lavoratori possono visualizzare i posti che corrispondono al proprio profilo ed esprimere una preferenza. Le fasi successive saranno tutte telematiche e il Dipartimento incrocerà domanda ed offerta. I lavoratori hanno un mese di tempo, cioè fino al 18 maggio, per esprimere la propria preferenza. Nel mese successivo, entro il 18 giugno, ci sarà il lavoro di elaborazione della Funzione pubblica e nei 30 giorni fino al 18 luglio ci saranno i contratti. A quel punto la partita si chiuderà definitivamente. Il portale, in Abruzzo, così come nel resto d'Italia, sta facendo il suo percorso, ma l'auspicio della maggior parte dei lavoratori è di poter transitare in Regione, Ente che dà certezze per quanto riguarda la sede di lavoro, oltre che un senso di stabilità. Tra le possibilità ci sono anche i tribunali ed i Comuni, ma questi ultimi hanno poca disponibilità economica. In Abruzzo, nel complesso, ha risposto alla richiesta di fabbisogno solo il 40% degli enti pubblici. «La riforma Delrio», sottolinea il presidente dell'Upa, Antonio Di Marco, «ha rimandato tutto alle Regioni, ma esse non tutte hanno le stesse capacità finanziarie e la legge non tiene conto di questo. Noi ci siamo impegnati a evitare che la mobilità si traducesse in licenziamernto dopo due anni. Alle Province resta la metà del personale, con le tre funzioni principali degli Enti: Viabilità, Scuola e Ambiente. Siamo in una fase transitoria, ma una volta che il sistema sarà a regime, forse nel gennaio 2017, i compiti saranno definiti e la situazione si chiarirà». «C'è una bella legge regionale, che anche noi sindacati abbiamo voluto, ma deve essere sostenuta da risorse», aggiunge Carmine Ranieri della Cgil Abruzzo, «ad oggi la Regione non ha le risorse per completare tutto il processo, così come previsto dalla norma. Finché il personale è sulla piattaforma può essere preso da altri Enti e il rischio è anche quello di depauperare servizi e professionalità».

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