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Pescara, 25/07/2024
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Data: 03/05/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Filobus in prova sul Gra, è allarme: «Sono elettrici ma già fanno fumo». Per 45 Breda Menarini test dopo l’inchiesta per le forniture sospette.

Sono elettrici, «nuovi» e «in consegna», ma già emettono fumi neri che poco hanno di rassicurante per l’ambiente. Il Breda Menarinibus “Avancity” è stato avvistato ieri sul Grande Raccordo Anulare, allo svincolo per la via Flaminia. Si tratta di uno dei 45 filobus bimodali che erano stati acquistati nell’ormai lontano 2009, destinati al servizio sul corridoio Laurentino, ma poi rimasti nei depositi, sotto sequestro, per un’inchiesta della magistratura su presunte tangenti. Dietro alla loro fornitura vi sarebbe stata, secondo gli inquirenti, una mazzetta da 600 mila euro costata il rinvio a giudizio a Roberto Ceraudo, ex amministrazione delegato di Breda Menarini, l’azienda costruttrice dei mezzi. Un caso che travolse anche l’ex amministratore delegato di Eur spa Riccardo Mancini, stretto collaboratore dell’ex sindaco Gianni Alemanno, arrestato e rinviato a giudizio nell’ambito della stessa inchiesta. Ora i filobus stanno arrivando a Roma alla spicciolata per fare i test di omologazione sulla linea 90 (la filoviaria Termini-Labia), ma senza passeggeri. Se il collaudo andrà bene, forse, finalmente i romani potranno avere a disposizione anche questi mezzi. Caratteristica dei bimodali è la possibilità di marciare con doppia modalità di alimentazione: funzionano captando la corrente o, nei tratti privi di bifilare, sfruttano la corrente generata dal motore diesel. I filobus sono così in grado di lasciare il tracciato filoviario e penetrare nei quartieri, con un servizio più capillare.
MOBILITÀ GREEN

Roma negli anni ’50 aveva la rete filoviaria più estesa d’Europa, più di 100 chilometri coperti in maniera “eco-compatibile”. Rete che via via venne smantellata per nuove esigenze del traffico e l’ormai vetustà tecnica dei mezzi. Solo nel 2005 i filobus vennero reintrodotti. In quanto a mezzi completamente elettrici, invece, negli ultimi 15 anni sono entrati in servizio esclusivamente bus di piccole dimensioni: circa 60 mezzi minibus impiegati soprattutto per effettuare la spola dai parcheggi o come navette per il Centro. Ora di questi ne sono rimasti in circolazione solo tre perché tutti sono ormai fermi, probabilmente per sempre, anche se nuovissimi al deposito di Trastevere. Motivo? Le batterie sono andate in malora. Persino gli ambientalisti tempo fa sono andati davanti al deposito per protestare e chiedere che non fossero dimenticati. L’anno scorso, da marzo a giugno, sulle strade romane era stato sperimentato, per la prima volta, un bus elettrico “full-electric” di grandi dimensioni, realizzato dal colosso cinese Byd, leader mondiale nella produzione di accumulatori e batterie ricaricabili. Nessun impegno formale, però, con Atac.
Il futuro green del trasporto pubblico locale ora è appeso ai venti milioni di euro dei 151 stanziati dalla Regione che Atac a marzo ha annunciato di volere investire per l’acquisto di bus completamente elettrici e a metano, il tutto in un pacchetto di 54 milioni da destinare alla mobilità sostenibile. Una sfida per il futuro.

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