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Data: 03/05/2016
Testata giornalistica: Mapero'
Master-piano

E prima venne la Campania che ha tagliato il traguardo una settimana fa, e poi Reggio Calabria, la prima città metropolitana a firmare i “Patti per il sud” con Matteo Renzi in posa, ammirato e forse un po’ invidioso accanto ai Bronzi di Riace, e dopo ancora la Basilicata e per finire la Sicilia. Di Abruzzo, dato per favorito, non se ne sente ancora parlare.

Faremo ultimi, ma va bene lo stesso. L’annuncismo della Regione targata Luciano D’Alfonso va così: ecco qua, ecco ci siamo, e via conferenze comunicati comunicatori e condivisori, e poi passano mesi. Il Masterplan alla fine lo avremo anche noi, ma faremo ultimi. Forse insieme alla Puglia di Michele Emiliano e alla città di Napoli di Luigi De Magistris. E per Renzi, che è uno che dà molta importanza ai segni e alla comunicazione, non è per niente un caso.

Ultimi, mentre i collaboratori del presidente stanno affannosamente mettendo a punto l’ennesima correzione, in parte dettata dai consulenti del governo, in parte dalla necessità di accontentare campanili e campanilisti (una strada o un ponte non si nega a nessuno). Sì, l’ennesima. E pensare che il primo dicembre 2015 insulti e vituperi furono scagliati contro Maperò, colpevole di aver raccontato che Renzi aveva bocciato la prima versione di Masterplan, quello dei maxi tavoli con intorno fior di professionisti professoroni consulenti per tutte le stagioni e per tutti i governatori di destra e di sinistra e anche di mezzo come D’Alfonso, dei maxi vertici con parlamentari sindaci e sindacati, e delle promesse soprattutto, trenta a te e trenta soprattutto a quell’altro, un libro dei sogni in formato cacioeovo.

Un documento debole, passato già di mano in mano: D’Alfonso prima lo affida a tecnici e poi, dopo i rilievi del governo, e nella necessità di far contenti tutti, da Arielli alla Marsica, glielo sfila e lo consegna a due suoi fedelissimi, che obbediscono senza fare troppe domande. Ma forse facendo anche molti errori.

Anche il segretario della Uil Roberto Campo è critico: il Masterplan è debole sulle politiche di sviluppo, anzi lui dice , proprio così.

Ma intanto, e col documento non ancora approvato, il presidente ha fatto convegni, conferenze provincia per provincia, incontri, annunci e promesse. Però qualcosa bisogna precisarla, per amore di verità.

Il Masterplan, quando sarà approvato, non sarà merito della Regione. I soldi che arriveranno all’Abruzzo, sono soldi già iscritti regolarmente nel bilancio dello Stato e qualsiasi presidente, sia di destra che di sinistra sia che si chiami Luciano o Gianni o Fabrizio, li avrebbe portati a casa. Il governo, quelle risorse, le ha già stanziate.

Tra Fondi strutturali (Fesr e Fse) 2014-20 pari a 56,2 miliardi di euro, di cui 32,2 miliardi di euro europei e 24 miliardi nazionali, cui si aggiungono fondi di cofinanziamento regionale per 4,3 miliardi di euro, e Fondo Sviluppo e Coesione, per il quale sono già oggi disponibili 39 miliardi di euro sulla programmazione 2014-20, si parla di circa 95 miliardi di euro a disposizione da qui al 2023 per le politiche di sviluppo nelle regioni del Sud. Forse è la capacità di utilizzarli a livello statale che è mancata per decenni, come testimonia il ritardo accumulato fino al 2011 nella spesa dei Fondi europei e il fatto che a tutt’oggi il Fondo Sviluppo e Coesione abbia una disponibilità residua relativa ai cicli di programmazione 2000 – 2006 e 2007 -2013 per circa 17 miliardi che, per inciso, porta la capacità di spesa sul territorio da qui al 2023 a 112 miliardi.

In pratica, il governo Renzi non ha fatto altro che recuperare il ritardo accumulato dai tempi di Berlusconi, quando per esempio, la percentuale di utilizzo dei fondi strutturali stanziati nel ciclo di programmazione europea 2007-2013 era pari al 15 per cento nel 2011.Quindi ultimi, ma ci saremo. Ultimi tra i 16 Patti per il Sud, otto Regioni (Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna) e otto città (Napoli, Bari, Taranto, Reggio Calabria, Messina, Catania, Palermo, Cagliari).

I soldi, ricordiamocelo, non ce li regala nessuno, non è manna dal cielo azzurro e ottimista di Luciano D’Alfonso, ma sono già regolarmente iscritti in bilancio. Roba nostra. La sfida, semmai, sarà quella poi di tradurre in opere ciò che è scritto nel libro dei sogni che va da Arielli ad Avezzano passando per le funiculì funiculà di Teramo.Ma per questo c’è tempo.

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