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Pescara, 25/07/2024
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Data: 04/05/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Sfogo di D’Alfonso in aula: Pettinari distorce la verità. Seconda udienza del contenzioso civile tra il presidente e il consigliere. Gli attivisti del M5S invadono il tribunale, il grillino: mai diffamato nessuno

PESCARA Doveva essere un’udienza noiosa e dedicata ai tecnicismi della giustizia – eccezioni da discutere e prove da ammettere – e, invece, ieri mattina in tribunale è arrivato anche il presidente Pd della Regione Luciano D’Alfonso. È cominciata con un fuori programma la causa da 200 mila euro intentata da D’Alfonso contro il consigliere regionale del M5S Domenico Pettinari per una presunta diffamazione a mezzo stampa su un’operazione da quasi 3 milioni di euro della Asl di Pescara: D’Alfonso, con una frase lampo, ha riassunto la sua versione dei fatti al giudice Camilla De Simone: «É stata messa in evidenza una distorsione della verità. Io non ero neanche eletto nel momento della decisione, mentre Pettinari ha parlato di gravi responsabilità». Oltre a D’Alfonso e Pettinari, in tribunale sono arrivati anche gli attivisti del M5S, oltre 30 tra i quali la consigliera regionale Sara Marcozzi, la consigliera comunale Enrica Sabatini e i candidati a sindaco grillini alle elezioni amministrative di San Giovanni Teatino, Mario Cutrupi, e Francavilla, Livio Sarchese. Per la cronaca, il tribunale ha ammesso le prove documentali e gli 8 testimoni richiesti da D’Alfonso e ha bocciato le eccezioni presentate dalla difesa di Pettinari sull’improcedibilità per il mancato svolgimento della mediazione e sulla carenza di legittimazione attiva. «Io ho rifiutato la mediazione conciliativa», ha spiegato Pettinari, «in quanto non ho diffamato nessuno e dunque non c’era da fare alcuna trattativa sul quantum da corrispondere a D’Alfonso». Tutto ruota intorno a un immobile acquistato dalla Asl per 2,8 milioni di euro in via Rigopiano: un’operazione contestata da Pettinari per mesi. D’Alfonso ha citato Pettinari perché ritiene di essere stato diffamato attraverso due articoli di stampa. «Ho sempre dato in mano ai giornalisti i testi delle mie interpellanze, che diventavano comunicato stampa, e le dichiarazioni riportate, anche in questo caso», ha detto Pettinari, «erano frutto del mio intervento in consiglio». L’avvocato di D’Alfonso, Carla Tiboni, ha «insistito sulla esistenza della diffamazione a seguito delle dichiarazioni rilasciate da Pettinari ai quotidiani di carta stampata e on-line perché nella vicenda il presidente ha svolto il proprio ruolo con correttezza, considerando poi che all’epoca dei fatti contestati non era stato eletto e non era nemmeno consigliere regionale. È stata ammessa la prova volta a dimostrare l’estraneità ai fatti risalenti al 2007, e cioè in quel periodo in cui fu emessa la delibera di giunta regionale 342/P di ripartizione dei finanziamenti tra cui quello per la Asl di Pescara». Sulle date, però, ci sarà scontro: il secondo bando, decisivo, per l’acquisto del palazzo è stato emanato il 21 luglio 2014 con D’Alfonso eletto da quasi due mesi. Nelle prossime due udienze, 8 novembre e 6 dicembre, saranno ascoltati i testimoni chiamati da D’Alfonso per delineare il «prestigio personale, professionale e politico» del presidente: il parlamentare di Sel Gianni Melilla, l’assessore regionale Pd alla Sanità Silvio Paolucci, il presidente della Saga Nicola Mattoscio, l’ex sindaco di Chieti Francesco Ricci, l’ex presidente della Provincia di Chieti Tommaso Coletti, il direttore di Rete 8 Pasquale Pacilio, e due dirigenti della Regione, Paolo Costanzi e Walter Gariani. La difesa di Pettinari non ha citato testimoni.

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