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Data: 05/05/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Sogesa, assolti D’Amico e Cerquoni «Fatta luce su una vicenda dolorosa»

"Finalmente è stata fatta luce su una vicenda dolorosa". E' il commento del Magnifico Rettore dell'Università di Teramo, Luciano D'Amico, alla notizia dell'archiviazione delle accuse a lui contestate in merito all'inchiesta sul fallimento di Sogesa. "I numeri non sono modificabili da nessuna calunnia", ha concluso D'Amico. Su richiesta del sostituto procuratore Stefano Giovagnoni, titolare del fascicolo d'inchiesta, il gip Giovanni De Rensis ha archiviato le accuse anche nei confronti di Lunella Cerquoni. Sia la dottoressa, che D'Amico, sono stati a capo del consorzio in diversi periodi. A loro la procura contestava a vario titolo i reati di abuso d'ufficio, bancarotta fraudolenta e truffa. Soddisfazione è stata espressa anche dall'avvocato Tommaso Navarra, per il quale si è "evitato un inutile ulteriore corso procedurale essendo evidente la piena correttezza di operato" dei suoi assistiti. "Come ho dichiarato in consiglio comunale - ha dichiarato la dottoressa Cerquoni - sono stati anni di reale sofferenza per accuse ingiuste e immeritate che non hanno comunque cancellato la soddisfazione di aver svolto grazie anche all'alta professionalità del professor D'Amico, un ottimo lavoro purtroppo vanificato da chi non ha saputo neppure dare corso alle autorizzazioni che avevamo ottenuto". L'inchiesta era partita circa un anno fa dopo un esposto presentato dall'allora presidente del Cirsu Angelo Di Matteo. Le indagini proseguono a carico di altri quattro indagati, dopo l'archiviazione delle accuse a D'Amico e Cerquoni, per fare luce sul fallimento di Sogesa, un tempo braccio operativo del Cirsu che nel frattempo ha seguito la stessa sorte, con tanto di rigetto del ricorso nei giorni scorsi da parte dei Comuni soci. Il fascicolo aperto dal pm Giovagnoni si riferisce alla gestione degli anni 2007-2010. Fin dall'inizio il Rettore si era difeso dalle accuse e aveva chiesto di farsi sentire immediatamente dal magistrato inquirente per chiarire la propria posizione.

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