Iscriviti OnLine
 

Pescara, 25/07/2024
Visitatore n. 738.579



Data: 05/05/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Nomine, sconfessato D’Alfonso. Il ricorrente: «Voglio sperare che il presidente non faccia atti conseguenti al decreto perché si espone a denunce penali».L ’ufficio legale dell’ente dà ragione al vicepresidente del Consiglio regionale, Gatti, che aveva chiesto un parere.

L’AQUILA In attesa che si ricomponga il Collegio per le garanzie statutarie, il “decreto accentratore” emesso dal presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, l’8 aprile scorso e finalizzato al controllo diretto da parte sua delle nomine in enti e partecipate dalla Regione, approda sui banchi dell’ufficio legale dell’Emiciclo. A chiedere un parere in merito è stato il vicepresidente del Consiglio Paolo Gatti che, questa volta, «la sveltina» proprio non vuole farla passare perché, sostiene, si sta infrangendo la legge.
E l’ufficio legale, pur spiegando che non è sua competenza la valutazione degli atti presidenziali, gli ha dato sostanzialmente ragione. Perché sì è vero che il presidente in base alla sua legittimazione popolare ha una posizione di primazia nei confronti degli assessori, ma è anche vero che «gli atti dallo stesso adottati, costituiscono esercizio di una funzione che trova i suoi confini nei principi di natura giuridica posti dall’ordinamento». Insomma il presidente della giunta si assume onore e onori della guida amministrativa, ma non può farlo contravvenendo alla legge: «Nel caso di specie la legge regionale 77 e le singole leggi che disciplinano le procedure di nomina e designazione degli organi amministrativi degli enti regionali - scrivono i legali del palazzo - dai quali (il presidente, ndr) non può discostarsi, non potendo un atto amministrativo (o politico) modificare, derogare, né porsi in contrasto con un atto di rango legislativo». Se D’Alfonso vuole avere il visto su tutto e tutti, in pratica, deve cambiare la legge e portarla in Consiglio.
GARANZIE STATUTARIE
«Il parere dell’ufficio legale mi sembra molto chiaro - commenta Gatti - aspetteremo la ricomposizione del Collegio per le garanzie statutarie, mi auguro a breve, per avere una risposta specifica, nel frattempo voglio sperare che D’Alfonso non faccia atti conseguenti a questo decreto, perché si espone a denunce penali». Gatti non vuole buttarla in politica ricorrendo alla commissione di Vigilanza che, pure, dicono i legali, avrebbe titolo ad intervenire: «Si tratta di una questione tecnico-legale - spiega - perché il rispetto delle regole viene prima del confronto politico». Ne sa qualcosa D’Alfonso che nei giorni scorsi ha dovuto reintegrare nella sua posizione il dirigente “scomodo” Giancarlo Zappacosta. Compito, in verità, di cui si è fatto carico una giunta presieduta, per la prima volta, dal vice Giovanni Lolli, in ottemperanza alla sentenza emessa dal tribunale di Pescara. Ma questa è tutta un’altra storia, o forse no.

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it