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Pescara, 25/07/2024
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Data: 07/05/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Mense, bar, pulizie il terziario affonda nella precarietà. A Pescara lo sciopero dei trentacinquemila lavoratori da anni in attesa di contratto: a rischio occupazione e diritti.

Da anni attendono il rinnovo del contratto, una vertenza nazionale che a Pescara come nei tanti altri centri di provincia si declina nelle storie di Maria, Jessica, Antonio, Assunta. Nomi diversi di vite uguali, accomunate dal filo rosso di un lavoro dove la fatica va a braccetto con la provvisorietà di una busta paga che sfiora, quando va bene, i seicento euro. Sono i lavoratori impegnati nelle mense, nelle imprese di pulizia, nei bar, nelle farmacie, in quell’universo multisettoriale del terziario schiacciato dalla crisi economica, che ha reso ancora più fragili posizioni saldamente ancorate sul crinale della precarietà. Uno scenario che coinvolge in Abruzzo circa 35 mila dipendenti, la gran parte dei quali concentrati nell’area urbana pescarese dove questa voce di crisi si aggiunge alla sofferenza dei principali distretti industriali. E in molti ieri hanno deciso di aderire allo sciopero nazionale organizzato dalle confederazioni sindacali. Per protestare contro condizioni di lavoro ritenute inique, centinaia di lavoratori si sono riuniti davanti la Prefettura del capoluogo adriatico, mentre una delegazione veniva ricevuta dal vice prefetto.
IL RICATTO DELLE AZIENDE«Chiediamo salari adeguati e la salvaguardia dell’occupazione - spiega Luca Ondifero, coordinatore regionale della Filcams Cgil - Difendiamo persone impiegate in settori delicati, che fungono da sostegno a comparti cruciali della sfera pubblica. Persone soggette al ricatto quotidiano da parte delle aziende che scaricano su di essi il peso delle difficoltà economiche. La maggior parte di esse non ha voce in capitolo e deve sottostare alle condizioni decise dai datori di lavoro, pena la perdita del posto. Senza contare che molti hanno contratti part time, pur lavorando ben oltre l’orario pattuito». Un capitolo a parte, in questo romanzo che ha come protagonista la recessione, riguarda gli appalti: «Vogliamo che nelle procedure di gara vengano inserite clausole a tutela degli occupati, che rischiano ogni volta di finire a casa», continua Ondifero. Finora dalle associazioni datoriali di categoria non sono arrivati segnali di disponibilità ad accogliere le rivendicazioni dei sindacati.
A Pescara, intanto, sale la preoccupazione per il destino degli addetti alla mensa dell’ospedale. «La società che gestisce il servizio - sottolinea Leonardo Piccinno, segretario generale della Fisascat-Cisl - ha fatto sapere che intende ridurre i salari, dal momento che la Asl ha deciso di diminuire il numero dei pasti offerti nei presidi sanitari di Pescara, Popoli e Penne. Ci siamo mobilitati, chiamando in causa anche l’assessore regionale alla sanità. Sappiamo bene che lo sciopero non è un’arma risolutiva, ma è l'unica che abbiamo». Come sanno bene i dipendenti scesi ieri in piazza, pronti a rinunciare ad un giorno di paga pur di affermare che c’è una soglia di diritti e dignità che nessuno dovrebbe valicare.

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