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Pescara, 25/07/2024
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Data: 07/05/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Quanto lavoro nero in bar e ristoranti: sospese 114 aziende. In molti locali più del 20% del personale non è in regola. Evasi 9 milioni di euro, appioppate multe per 644mila euro

PESCARA Dilaga nel terziario, in particolare nel comparto dei pubblici esercizi, la piaga del lavoro nero. Si annida tra la miriade di bar, pizzerie, caffè, ristoranti e locali sorti come funghi negli anni bui della crisi economica. Senza risparmiare comparti come consulenze, assicurazioni, banche, nuove tecnologie e call center. In molti sostengono che, con il crollo della domanda e dell'offerta d'impiego, il sommerso rappresenti l'unica forma di occupazione che si trovi ancora. Fatto sta che, dati alla mano, su 2.917 aziende sottoposte a controlli nelle province di Pescara e Chieti, risultano 635 casi di lavoro nero accertati, di cui ben 430 nel settore terziario e 196 nei pubblici esercizi. Nell'ultimo anno la Direzione territoriale del lavoro ha dovuto sospendere dall'attività 114 aziende poiché, dai controlli effettuati, è venuta fuori una percentuale di lavoro sommerso superiore al 20 per cento dell'organico in forza. Tra false collaborazioni ricondotte a rapporti di lavoro subordinato (201 casi solo nel commercio e nei servizi alle imprese), violazioni degli orari di servizio (304 casi nell'industria manifatturiera) e mancato rispetto della disciplina sui tempi di riposo del dipendente (72 violazioni nel settore dell'autotrasporto) l'irregolarità nel 2015 ha raggiunto il picco del 59 per cento delle società ispezionate, con un volume di evasione contributiva pari a 9 milioni di euro d'imponibile. L'attività di vigilanza è stata portata avanti dagli ispettori del lavoro della Direzione territoriale di Chieti-Pescara, guidati dal direttore Giovanni De Paulis. Nel primo anno di controlli, a seguito dell'unificazione dei due uffici, hanno operato fianco a fianco con i militari del nucleo carabinieri, consentendo così un maggiore coordinamento dei controlli e una maggiore efficacia nei risultati conseguiti. Come stabilito dalla legge, il provvedimento di sospensione dall'attività produttiva imposto alle 114 imprese pescaresi e teatine potrà essere revocato soltanto una volta regolarizzati tutti i contratti e dopo il pagamento delle relative sanzioni. Il report delle attività ispettiva evidenzia 1.279 posizioni lavorative irregolari nelle 2.917 aziende controllate: ai 430 casi rilevati nel settore terziario seguono 112 nell'edilizia, 62 nell'industria e 31 in agricoltura. Poco rilevante, invece, lo sfruttamento del lavoro minorile, con un unico esempio accertato, e di lavoro prestato da extracomunitari irregolari, con 5 situazioni scovate. Sono stati contestati, invece, 20 casi di somministrazione illecita di manodopera, di cui uno riconducibile al nuovo reato di caporalato, accertato nel settore manifatturiero in provincia di Chieti. Quanto al giro d'affari del lavoro irregolare, a fronte dei 9 milioni di euro di mancati contributi, si registrano 644mila euro di sanzioni amministrative pecuniarie incassate dall'erario. Nel corso degli accertamenti gli ispettori hanno inviato 248 rapporti all'autorità giudiziaria per violazioni di rilevanza penale. Nel mirino della direzione territoriale del lavoro anche il settore delle costruzioni e, in particolare, le aziende impiegate nella ricostruzione post-sisma all'Aquila. Dalle 720 ispezioni sono risultate 821 violazioni in materia prevenzionistica, nella maggior parte dei casi risolte con la messa in sicurezza dei cantieri e sanzioni complessive pari a 718mila euro. Una fetta importante dei controlli è partita dopo dalle rivendicazioni retributive di singoli lavoratori o organizzazioni sindacali. Il personale ispettivo ha adottato 718 diffide, per un importo di 3 milioni e 600mila euro di crediti destinati ai lavoratori irregolari. Infine risultano 139 richieste d'intervento definite in via conciliativa, pari al 90 per cento dei casi in cui le parti hanno accettato di sedersi al tavolo della conciliazione monocratica.

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