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Pescara, 25/07/2024
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Data: 10/05/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Boschi: «Chi vota no è come CasaPound». Cuperlo: «E l’Anpi?». Renzi alla direzione Pd propone di anticipare il congresso. E chiede una «mobilitazione permanente di cinque mesi»

ROMA Matteo Renzi propone una «moratoria dall’insulto» alla minoranza interna fino alle amministrative, ma sulle riforme è subito scontro tra Maria Elena Boschi e Gianni Cuperlo. E’ l’ex presidente democratico il primo a rompere la tregua che il segretario premier ha lanciato in direzione. «La moratoria deve valere per tutti: ho atteso come un atto dovuto la smentita di una ministra che ha posto la sinistra del no al referendum sullo stesso piano di CasaPound, che senso hanno queste parole?», chiede Cuperlo nel suo intervento ricordando che nel comitati del no ci sono anche esponenti dell’Anpi. L’esponente della sinistra poi ne ha anche per Gualmini e Vassallo che sulle pagine dell’Unità avevano ironizzato sull’età media di diversi costituzionalisti schierati con il no. «Il calcolo dell’età media lascia interdetti per il gusto di bullismo anagrafico», dice. La replica di Maria Elena Boschi: «Più volte ho sentito equiparare chi vota sì con Verdini, mi sono limitata a dire che chi vota no vota come casaPound: una valutazine di fatto reale nella sua banalità», insiste il ministro d elle Riforme. Che poi affonda: «Da qui al 2018 ci sarà una direzione in cui la minoranza interna non attaccherà la dirigenza del partito?», replica. E pensare che la relazione di apertura di Renzi doveva siglare la pace interna. Almeno fino al voto amministrativo. Un voto sul quale Renzi invita a non essere ossessionati dai sondaggi perché, sottolinea il premier, «il M5S li vince ma doveva farlo in 107 comuni invece alla fine ne governa 17». «Noi non abbiamo nessun motivo per continuare una sfibrante discussione interna quando altri nostri compagni sono impegnati nella campagna per le amministrative: non voglio sottacere i problemi che abbiamo sul territorio, sono meno di quelli che i media raccontano ma sono più di quelli che dovrebbero esserci», dice il giorno dopo aver ammesso da Fabio Fazio che nel Pd «c’è una questione morale». «Noi siamo genuinamente garantisti quindi non chiediamo le dimissioni di Nogarin, deciderà lui le sue valutazioni con il consiglio comunale», ribadendo le accuse di doppiopesismo sia ai pentastellati che alla Lega. Al Pd Renzi propone di entrare in campagna elettorale permanente, fino al prossimo referendum di ottobre sulle riforme con banchetti ovunque, persino sulle spiagge. «Il mio incarico è su questo se vince il no ne prendo atto, se facciamo la riforma attesa per trent’anni e se a fondo di tutto ti dicono no, devi prenderne atto», ribadisce. Alla minoranza che da tempo aveva chiesto di anticipare il congresso ora il segretario lo concede. «Facciamo cinque mesi di mobilitazione straordinaria del Pd per vincere in quanti più comuni possibili: dal giorno dopo il congresso nelle modaltà che sceglierete a tesi o in altri modi, io ci sono». La tregua elettorale al di là del botta e risposta tra Boschi e Cuperlo convince anche Roberto Speranza, finora con Enrico Rossi l’unico a voler correre per la segreteria del Pd contro Renzi. «Ora l’impegno è la campagna elettorale per le amministrative, di referendum parleremo dopo», dice l’ex capogruppo a Montecitorio. Era stata la minoranza a chiedere a Renzi di anticipare i congresso. Ora però che il premier ha calato la carta c’è preoccupazione. «Vuole asfaltarci sulla scia della vittoria al referendum per poi andare a elezioni anticipate», il timore.


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