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Data: 13/05/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Da Livorno a Quarto: i guai dei Cinquestelle. Fondazioni e rifiuti. Rosa Capuozzo costretta a dimettersi. Per Grillo due condanne in un anno

ROMA Federico Pizzarotti è solo l’ultimo degli amministratori Cinquestelle finiti al centro di inchieste giudiziarie. Da Parma a Quarto passando per Livorno, sono diversi gli esponenti del Movimento che hanno ricevuto un avviso di garanzia o il cui nome è stato iscritto nel registro degli indagati. Amministratori, ma anche deputati come Giorgio Sorial, il grillino di origini egiziane accusato di vilipendio dalla procura di Roma. L’avviso a Pizzarotti è arrivato poco dopo quello del collega di Livorno Filippo Nogarin. È indagato per concorso in bancarotta fraudolenta nell’inchiesta sull’Aamps, l’azienda dei rifiuti controllata al 100% dal Comune che, gravata da una pesante situazione economica, è avviata al concordato preventivo. 17 gli indagati tra i quali anche l’assessore Gianni Lemmetti e l’ex sindaco Alessandro Cosimi del Pd. Non è indagata ma è finita al centro di una bufera giudiziaria il sindaco di Quarto, Rosa Capuozzo. Eletta con i Cinquestelle, è stata espulsa quando è esplosa l’indagine sulle infiltrazioni della camorra nel comune flegreo. Dopo aver annunciato le dimissioni, ci ha ripensato e ora guida una giunta senza partiti. Secondo i magistrati della Dda di Napoli, la Capuozzo sarebbe stata vittima dell’ex consigliere comunale del M5s Giovanni De Robbio (indagato per voto di scambio e tentativo di estorsione) che l’avrebbe minacciata per ottenere nomine e incarichi di persone da lui segnalate. Personaggi legati alla famiglia Cesarano, ritenuta vicina al clan dei Polverino. L’altro filone dell’inchiesta riguarda invece i presunti abusi edilizi e in questa tranche è indagato per falso e violazione delle norme edilizie il marito della Capuozzo. Fuori dai Cinquestelle anche Andrea Defranceschi e Giovanni Favia, indagati entrambi nell’inchiesta sulle spese dei gruppi della Regione Emilia Romagna, il primo in qualità di capogruppo e il secondo in qualità di consigliere, per le spese messe a rimborso tra il 2010 e il 2011. Entrambi furono espulsi ma il Gup, lo scorso 28 gennaio, ha dato loro ragione: assolti perché il fatto non sussiste. Le condanne, in primo grado, sono invece arrivate per Beppe Grillo: ne ha collezionate due in due anni, una a settembre del 2015 ad un anno e 50mila euro di risarcimento per diffamazione nei confronti di un docente dell'università di Modena, l'altra a marzo del 2014 a 4 mesi per aver violato i sigilli giudiziari di una baita no Tav, in Val Susa. Ma lui ha definito quel gesto «una medaglia al valor civile»

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