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Data: 15/05/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Spi: pensionati sono i più tartassati. Studio della Cgil: versano allo Stato 70 miliardi l’anno. Giovedì la protesta a Roma

ROMA Pensionati italiani «tartassati». Tra tasse e blocco della rivalutazione degli assegni versano nelle casse dello Stato 70 miliardi di euro all’anno. Lo ha calcolato lo Spi-Cgil, indicando peraltro che a parità di reddito i pensionati versano al fisco 3 miliardi in più rispetto ai lavoratori dipendenti. Proprio per chiedere al governo «attenzione e interventi urgenti» per chi è in pensione, Spi-Cgil sarà in piazza del Popolo a Roma, insieme a Fnp-Cisl e Uilp-Uil, per la manifestazione nazionale unitaria di giovedì prossimo, 19 maggio, con lo slogan “A testa alta! Tutti insieme per rivendicare diritti e dignità”. Nel dettaglio, secondo i calcoli dello Spi-Cgil, ogni anno i pensionati versano circa 60 miliardi di euro al fisco, di cui 50 miliardi di Irpef nazionale e 10 miliardi tra addizionali regionali e comunali. A queste cifre si aggiungono altri 10 miliardi di euro che vengono recuperati dalle pensioni superiori a tre volte il trattamento minimo (1.500 euro lordi circa) per l’effetto trascinamento del blocco della rivalutazione 2012-2013. È invece di 3 miliardi in più la somma che, a parità di reddito, i pensionati versano al fisco rispetto ai dipendenti. «Questi ultimi - ricorda il sindacato - beneficiano di maggiori detrazioni fiscali, oltre che degli 80 euro. Un pensionato con un assegno da 1.000 euro lordi al mese paga infatti 1.207 euro in più all'anno rispetto ad un lavoratore che viaggia sulle stesse cifre, 1.260 euro in più chi prende 1.200 euro mensili e 1.092 euro in più chi ne prende 1.600. Alla manifestazione di giovedì hanno aderito anche i sindacati edili Feneal, Filca e Fillea. «La solidarietà fra generazioni è alla base di ogni efficace sistema previdenziale nel quale la tutela del diritto dei pensionati ad una pensione adeguata si coniuga con quello dei lavoratori in attività e dei giovani a vedersi garantito un futuro previdenziale socialmente sostenibile. L’attuale sistema previdenziale è ingiusto e va quindi cambiato radicalmente, anche perché rallenta l’accesso alla pensione. I lavoratori delle costruzioni, inoltre, sono quelli più esposti agli effetti perversi di una legge che li obbliga a restare in cantiere, nelle fabbriche e nelle cave fino alle soglie dei settanta anni con effetti drammatici in termini di salute e sicurezza, come dimostra il dramma dei morti sul lavoro, che sta avendo una brusca impennata. Serve una riforma - dicono gli edili - che riconosca la diversa gravosità dei lavori e conseguentemente l’uscita anticipata senza penalizzazioni».

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