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Pescara, 25/07/2024
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Data: 15/05/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Arta, croce e crocevia «La Regione ci ignora non ce la facciamo più». Dalle inchieste sul petrolio al sito contaminato della City. Dai depuratori ai bagni vietati: tutte le strade portano al d.g. Amicone

PESCARA Dalle inchieste sul petrolio, al sito inquinato della City, fino al disastro dei fiumi-fogna, dei depuratori che funzionano poco e male, dei mari interdetti e delle bandiere blu perse. L'Arta (agenzia regionale per la tutela ambientale) è diventata in Abruzzo negli ultimi tempi il crocevia della cronaca e della cronaca politica, in un rapporto spesso ambiguo nei confini di reciproca influenza. Un po' organo di controllo, un po' organo di indirizzo, un po' organo di tutela.
Mario Amicone, direttore confermato dell'Agenzia, tutte le strade portano all'Arta?
«Diciamo che negli ultimi tempi, grazie anche alle associazioni del settore, è aumentata la cultura ambientale. Di conseguenza sono aumentate anche le richieste di controlli a cui non riusciamo a stare dietro»
Non mi farà ora il solito pianto amaro delle risorse?
«Vorrei non farlo, ma è così. In rapporto con le altre regioni siamo quelli ad avere meno mezzi, meno strumenti, meno personale e meno soldi. C'è un sostanziale disinteresse nei nostri confronti: quest'anno la Regione ci ha dimezzato i trasferimenti togliendoci circa 750mila euro. Di contro siamo chiamati quotidianamente a rispondere alle inchieste della procura, ad essere presenti alle conferenze dei servizi, a fare i controlli sui depuratori. Non ci riusciamo a controllare tutto»
Dipende da questo il crollo delle bandiere blu in Abruzzo?
«Questo è un luogo comune, l'acqua nella perdita dei riconoscimenti Fee c'entra poco: molto dipende da altri requisiti come la raccolta dei rifiuti. C'è da dire che c'è anche un errore di fondo nel calcolo della balneabilità delle acque: si dovrebbero infatti togliere dal computo i 300 metri di rispetto nei pressi dei fiumi»
Vuole dire che l'acqua del nostro mare è pulita?
«Lo scorso anno è stata un'annata micidiale e sfortunata che ha comportato un'abbassamento della qualità generale e delle medie. Il nostro mare non sta bene, ma non sta neanche così male. Molto dipende dagli scarichi illegali, come la storia di Fosso Grande: era rotta una condotta a mare. Vorrei sapere cosa ha fatto il sindaco in un anno, oltre a chiedere le mie dimissioni»
E voi cosa avete fatto?
«Noi ci limitiamo a fare le analisi, abbiamo fatto corsi di formazione alle forze dell'ordine su come fare le campionature, proprio per impegnare i nostri tecnici in laboratorio, anziché impiegarli sul campo»
E sulla City qual è la situazione?
«Ci fu un rilievo sugli idrocarburi che venne fatto nel 2008 che dava il via libera a costruire. Poi la ditta fece rilievi per conto suo nei quali si evidenziava una presenza alta di manganese. A noi ci hanno portato le carte dopo tre anni e ormai avevano costruito. Tuttavia mi dicono i tecnici che il manganese è una sostanza non pericolosa»
E allora perché avete fatto una relazione dove dite che l'ex Fornace Tinari va bonificata?
«Non mi risulta (ci sono le carte, però, ndr). Avranno rifatto i controlli adesso, però ormai lì hanno costruito»
I tempi di reazione però sono importanti: lo scorso anno si è saputo che il mare non era balneabile a stagione finita, mentre la gente si ammalava.«Noi non siamo i proprietari dei dati. Dobbiamo rimetterli alla Regione e alla Provincia che devono provvedere a pubblicarli. Per accelerare le procedure era stato affidato ad Abruzzo Engineering il compito di realizzare un software comune, ma non è stato più fatto»
La solita incomunicabilità tra gli enti?
«C'è una competizione quotidiana tra funzionari dell'Arta e funzionari della Regione settore Ambiente, impennatasi negli ultimi due anni. Se faccio una variazione di bilancio la Regione risponde in sei mesi un anno anziché in 20 giorni. E ancora il bilancio 2014 ce lo hanno approvato nel settembre 2015. La Regione ci deve 5 milioni di euro complessivamente, ma intanto a giugno rischiamo di non pagare gli stipendi perché non posso più fare anticipazione di cassa».



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