Iscriviti OnLine
 

Pescara, 25/07/2024
Visitatore n. 738.577



Data: 15/05/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Voucher, un sms contro gli abusi. La stretta non riguarderà il tetto ai compensi annui né i settori. Correttivi anche ai contratti di solidarietà .La comunicazione all’Inps per l’utilizzo dei buoni lavoro dovrà avvenire con messaggio entro un’ora dalla prestazione

ROMA Il provvedimento con il ”tagliando“ al Jobs act è pronto e potrebbe arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri di domani pomeriggio o al più tardi alla riunione successiva. Al primo punto c’è l’annunciata stretta sui voucher, i buoni lavoro di 10 euro nominali (7,50 vanno al lavoratore, il resto a copertura di contributi previdenziali e assicurazioni): per contrastare gli abusi sarà introdotta la piena tracciabilità dello strumento. Il meccanismo si baserà sull’obbligo per il datore di lavoro di inviare all’Inps, via sms o per posta elettronica, la comunicazione di utilizzo del voucher entro 60 minuti dall’inizio della prestazione lavorativa. Bisognerà indicare nominativo e codice fiscale del lavoratore, data durata e luogo del lavoro. È un cambiamento radicale rispetto all’attuale sistema che dà tempo fino a 30 giorni dall’utilizzo del voucher per la comunicazione all’Inps.
Non cambiano invece né i limiti di compensi annui (7.000 euro per la prestazione complessiva, 2.000 euro per ogni singolo committente), né i settori di utilizzo. Il governo infatti - come più volte ribadito dal ministro Poletti e come recentemente affermato dal premier Renzi - resta convinto che i voucher siano uno strumento più che utile a contrastare il lavoro nero e non condivide la posizione dei sindacati che lo considerano il massimo della precarizzazione.
Il decreto conterrà anche altri correttivi al Jobs act, compreso quello ai contratti di solidarietà cosiddetti difensivi che - se stipulati entro il 31 dicembre 2015 - potranno essere trasformati in «espansivi», con la possibilità cioè di assumere altro personale. La trasformazione non può prevedere una riduzione d’orario superiore a quella già concordata.
IL BOOM
Nel 2015 c’è stato un vero e proprio boom dell’utilizzo dei voucher da parte dei datori di lavoro: ne sono stati venduti 115,1 milioni, il 66% in più rispetto al 2014. Secondo l’Inps, ben un milione e 400.000 lavoratori (+36%) sono stati pagati con i buoni da 10 euro: ognuno in media ha riscosso 64 voucher. L’utilizzo dei voucher ha spopolato anche nel primo trimestre di quest’anno: ne sono stati venduti 25,7 milioni, il 2,8% in più rispetto allo stesso periodo del 2015. Li utilizzano soprattutto le imprese e i professionisti del Nord: guida la classifica il Nord-est (104,3 miloni di voucher venduti), seguito a ruota dal Nord-ovest (81 milioni). Le regioni dove il voucher è più diffuso sono la Lombardia (47,5 milioni di voucher) e il Veneto (38,4 milioni).
Il compenso medio netto all’anno non supera i 500 euro. Il voucher fu introdotto sperimentalmente nel 2008 (per le vendemmie). Negli anni successivi fu prima esteso ad altri settori con caratteristiche fortemente stagionali poi allargato a tutti, infine sono aumentati i limiti di compenso annuo percepibili dal lavoratore. Dopo la stretta ai co.co.co e alla finte partite Iva, i voucher hanno iniziato a diffondersi sempre più. Sono in molti a ritenere, i sindacati in primo luogo, che la grande diffusione dei voucher nasconda abusi da parte dei committenti. A insospettire molto è il dato relativo allo stock di voucher acquistato e a quello effettivamente utilizzato: l’anno scorso a fronte dei 115 milioni di voucher venduti, ne sono stati riscossi 88,1 milioni e una parte è stata restituita e rimborsata. Il dubbio è che il datore di lavoro tenga nel cassetto il voucher così da essere pronto a tirarlo fuori in caso di controlli (in mancanza dei quali paga in nero il lavoratore). Un lasso di tempo ampio 30 giorni per fare la comunicazione all’Inps rendeva poco rischioso il “giochino” (anche impiegare i lavoratori per più tempo rispetto a quello dichiarato). Ora con la stretta sui tempi diventa tutto più difficile: la scelta di concedere un’ora a disposizione dall’inizio della prestazione, anziché obbligare a inviare la comunicazione il giorno prima, tiene conto delle richieste dei settori (come i ristoranti, ad esempio) legati a grandi oscillazioni di presenze dei clienti anche quotidiane. Le sanzioni per chi dovesse essere scoperto a fare il furbo sono salate: da 400 a 2.400 euro per ciascun lavoratore.

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it