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Pescara, 25/07/2024
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Data: 17/05/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Il richiamo del Papa alla Cei: siate sobri, rinunciate ai beni, L’assemblea su conti e riforma del clero, duro monito di Bergoglio dopo gli scandali. Il tesoretto miliardario dell’8 per mille e quegli abusi che allarmano Francesco

CITTÀ DEL VATICANO La Chiesa italiana che immagina di costruire Papa Bergoglio è povera, senza conti correnti o rendite finanziarie particolari. La sogna anche priva di una particolare agenda politica da difendere. Ipse dixit. Nell'Aula Nuova del Sinodo davanti a 220 vescovi riuniti per l'assemblea generale di maggio - questa volta dedicata al rinnovamento del clero - sono risuonati richiami papali chiari e forti. Coerenza, autocontrollo, moralità. A volte pare più facile da dire che non da mettere in pratica. «Nella vostra riflessione sul rinnovamento del clero rientra anche il capitolo che riguarda la gestione delle strutture e dei beni: in una visione evangelica, evitate di appesantirvi in una pastorale di conservazione, che ostacola l’apertura alla novità dello Spirito. Mantenete soltanto ciò che può servire per l’esperienza di fede e di carità del popolo di Dio». Tradotto significa che bisogna tenere solo ciò che serve per la fede e la carità, tutto il resto, essendo superfluo va donato. Il parroco 2.0 che dovrà portare il Vangelo nelle case di una Italia sostanzialmente scristianizzata, assomiglia molto al missionario delle prime comunità cristiane. Animato da un fuoco sacro, in perenne movimento, testimone della grandezza del cuore. E, inoltre, Francesco invita i sacerdoti a bruciare sul rogo le ambizioni di carriera e di potere.
COPPIE GAY

Il nostro Paese, riconosce il Papa, di fatto non è più «santo», convivono anime diverse e si assiste ad un mutamento sociale. Matrimoni gay, coppie di fatto, bambini nati in provetta, transgender. Ciò che Francesco immagina all’azione è un prete scalzo, non un «burocrate o un anonimo funzionario dell'istituzione». E' finita l'era dei preti manager, attenti ai bilanci e poco alla cura d'anime, o i «narcisi» innamorati del proprio ego e troppo poco del Vangelo. Niente carriera, niente potere. Servono pastori che non «si scandalizzano per le fragilità che scuotono l'animo umano». «La freddezza del rigorista, come pure la superficialità di chi vuole mostrarsi sempre accondiscendente e a buon mercato» va bandita. Per i 32 mila preti registrati sembrerebbe finito il tempo di quando il loro ruolo, specie nelle campagne, fino a qualche decennio fa, era ritenuto prestigioso. «Servo della vita, cammina con il cuore e il passo dei poveri ed è reso ricco dalla loro frequentazione». Insomma uno che sa che l'amore per il prossimo è tutto. Bergoglio ha svolto il suo discorso immaginandosi di osservare «uno dei tanti parroci che si spendono nelle nostre comunità». Ciò che appare anacronistica è una Chiesa burocratizzata, schiacciata dalle strutture elefantiache. «In questo tempo povero di amicizia sociale, il nostro primo compito è quello di costruire comunità; l’attitudine alla relazione è, quindi, un criterio decisivo di discernimento vocazionale».
LA LITIGIOSITÀ

Lo sguardo non poteva non cadere sulla litigiosità del clero. Invidie, gelosie, calunnie, ripicche. «Per un sacerdote è vitale ritrovarsi nel cenacolo del presbiterio. Questa esperienza - quando non è vissuta in maniera occasionale, né in forza di una collaborazione strumentale - libera dalle gelosie clericali; fa crescere la stima, il sostegno e la benevolenza reciproca; favorisce una comunione non solo sacramentale o giuridica, ma fraterna e concreta» ha detto il Papa. Troppo spesso però le divisioni sono all’origine della mancanza di carità e della scarsa misericordia. Il modello di Bergoglio è dom Helder Camara, un vescovo brasiliano morto nel 1999. Divenne famoso per avere appoggiato diverse azioni non violente per la difesa dei diritti dei più poveri, dei senza terra, scontrandosi con i latifondisti, che vedevano in lui un pericoloso perturbatore dell’ordine pubblico. Scelse di vivere in povertà in periferia lasciando ai poveri il suo palazzo vescovile. Appena compiuti i 75 anni a Roma furono subito accolte le sue dimissioni. In curia era bollato come un pericoloso comunista.

Il tesoretto miliardario dell’8 per mille e quegli abusi che allarmano Francesco

CITTÀ DEL VATICANO Il fortissimo discorso di Papa Bergoglio alla Chiesa italiana sulla gestione dei beni e delle risorse finanziarie, per una curiosa coincidenza, cade a 25 anni dall'introduzione dell'8 per mille, il meccanismo di ripartizione del gettito Irpef introdotto nel 1984 dalla revisione del Concordato siglata a suo tempo da Craxi e dal cardinale Casaroli. Una montagna di quattrini che ogni anno porta nelle casse della Cei circa un miliardo di euro. In 25 anni si calcola un flusso complessivo oltre 22 miliardi. Denari che sono serviti a rendere più autonoma la Conferenza episcopale ma anche a finanziare chiese, importanti progetti sociali in Italia e all'estero, e a coprire parzialmente anche gli stessi stipendi dei sacerdoti.
Diverse forze politiche da tempo criticano non solo il modo in cui lo Stato ripartisce la cifra tra tutte le confessioni (e lo Stato medesimo) ma anche come la Chiesa spende i soldi, visto che il grosso delle somme erogate vengono destinate non solo alla carità, ma anche ad altre finalità. Dai dati risulta che solo un quarto dell'assegnazione annuale viene utilizzata per attività umanitarie. Il grosso della fetta se ne va per le esigenze di culto e della pastorale, per la catechesi, per la tv, per i tribunali ecclesiastici, per le spese di costruzione e manutenzione di edifici e per il sostentamento del clero. Su quest’ultimo capitolo dipende molto dalla capacità di ciascuna curia a provvedere in proprio alla copertura finanziaria delle spese. La paga mensile dei sacerdoti viene fissata in base a parametri nazionali: un prete appena ordinato guadagna 988 euro, mentre un vescovo vicino alla pensione arriva a 1.700 euro (senza i benefit come, per esempio, la casa). Cifre dalle quali vengono detratte poi pensioni di anzianità o altri stipendi statali che potrebbero arrivare come cappellano o insegnante di religione nella scuola pubblica. In alcune diocesi la quota di contributo per gli stipendi dei sacerdoti potrebbe risultare dunque maggiore o minore.
SCANDALI

E' in questo contesto di grande disponibilità finanziaria che a volte maturano gli scandali finanziari. In questi anni sono diversi i vescovi finiti al centro di indagini. La diocesi di Terni, per esempio, quando a capo c'era il vescovo Vincenzo Paglia, ora alla guida del dicastero per la Famiglia. Poi la diocesi di Trapani dove le indagini nel 2012 portarono alla rimozione di monsignor Francesco Miccichè, finito sotto inchiesta poiché, per tre anni di fila, ha destinato metà della quota dell'otto per mille, pari a circa 1,3 milioni di euro, a finanziare spericolate operazioni immobiliari, l'acquisto di ville private e diverse opere d'arte.
Sempre in Sicilia un'altra diocesi - Mazara del Vallo - ha visto il vescovo, Domenico Mogavero, difendersi dall'accusa di essersi appropriato di 180 mila euro. Tutto da provare. Oppure, ancora, il caso di Montecassino, dove l'abate-vescovo è arrivato a spendere centinaia di migliaia di euro sottratti all'otto per mille in cene a base di ostriche e champagne, hotel di lusso con amici e abiti griffati, acquistati a Londra. Probabilmente è anche per questo motivo che Papa Bergoglio ieri pomeriggio si è raccomandato con i vescovi invitandoli ad essere più attenti nell'uso del denaro, più trasparenti nella gestione di un gettito di denaro importante per la comunità cattolica.

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