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Pescara, 25/07/2024
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Data: 17/05/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Ora lo Stato diventa una “casa di vetro” la trasparenza è legge. Si potranno avere documenti anche senza motivazione. Eccezioni solo per tutelare i più rilevanti interessi pubblici

ROMA Trasparenza, il governo vara il decreto definitivo. Il via libera è arrivato ieri dal Consiglio dei ministri e nel testo ci sono numerose modifiche, così come avevano chiesto le commissioni parlamentari che avevano raccolto critiche e suggerimenti delle associazioni di cittadini. Il Foia (Freedom of information act) riprende un termine riconosciuto internazionalmente e in vigore da tempo in molti paesi democratici, arriva in Italia con molto ritardo. Si tratta del primo degli undici decreti attuativi previsti nella legge delega sulla Pubblica amministrazione. Per l’Italia si tratta di una vera rivoluzione perché da oggi ogni cittadino potrà chiedere dati e documenti senza avere un interesse diretto, cioè anche senza una motivazione precisa e con una richiesta non eccessivamente dettagliata. La cosiddetta “casa di vetro” per 60 milioni di italiani diventa finalmente realtà, con l’opportunità di togliere il velo a sprechi, illeciti e tutte quelle notizie che fino a ieri restavano incastrate tra le pieghe della burocrazia. Il decreto arriva dopo le innumerevoli pressioni della rete di cittadini e in abbondante ritardo. Prima di noi altri 90 paesi democratici hanno già adottato uno schema di norme per regolare che il libero accesso alle informazioni dell’amministrazione pubblica. Un principio riconosciuto dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, in quanto «presupposto di una piena partecipazione come cittadini alla vita democratica». Tra le correzioni adottate nella versione definitiva, è stato tolto il criticatissimo e singolare meccanismo del “silenzio-diniego” (previsto nella prima stesura dal decreto Madia), che scattava dopo trenta giorni e non obbligava gli uffici pubblici a motivare al cittadino l’informazione negata. Una seconda modifica ottenuta in seguito alle pressanti richieste delle associazioni e piattaforme di cittadinanza digitale attiva, riguarda i costi limitati alla sola riproduzione dei documenti forniti e dunque nel caso dell’invio telematico dovrà essere gratuito. Dunque, l’amministrazione pubblica sia essa centrale, sia locale ora dovrà motivare il suo “no” e sono diversi i casi in cui le informazioni potranno essere negate. Riguarda ad esempio le proprietà intellettuali e il diritto d’autore o i dati commerciali protetti, i dettagli dei contratti che la PA firma con i privati che si sono aggiudicati certi appalti. Eccezioni alla pubblicità delle informazioni sono state inserite per salvaguardare la stabilità economica dello Stato come ad esempio la stipula dei “derivati” da parte del ministero del Tesoro. Così come sarà difficile chiedere ragguagli alla Banca d’Italia sulla solidità delle banche. Resteranno inaccessibili anche i dati concernenti la sicurezza dello Stato, anche se tutte le eccezioni saranno dettagliate nelle linee guida la cui stesura sarà affidata all’Autorità garante anticorruzione. A salutare finalmente l’approvazione del decreto, il commissario dell’Anac Raffaele Cantone, che ha sempre insistito sulle nuove regole di trasparenza come «l’arma migliore per combattere l’illegalità e la corruzione».

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