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Pescara, 25/07/2024
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Data: 18/05/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Il vernissage sul Masterplan «L’Abruzzo cambia passo». Renzi benedice il maxi piano da 1,5 miliardi «Servono controlli, le opere si devono fare». Auditorium stracolmo, con in testa i sindaci. Premier “assediato” dalle istanze e dai selfie.

L’AQUILA La firma sul Masterplan Abruzzo da 1,5 miliardi di euro; l’impegno sulle vertenze occupazionali più drammatiche (assunto in realtà dal sottosegretario Claudio De Vincenti); un’apertura sul caso delle tasse aeroportuali che minano la presenza di Ryanair a Pescara; una certa “freddezza” sui soldi che mancano al Comune dell’Aquila per chiudere il bilancio. E almeno una mezza dozzina di «messaggio ricevuto» in risposta alle tante istanze pervenute. E’ questo, in sintesi, l’esito della terza visita in nove mesi nel capoluogo del premier Matteo Renzi. Un appuntamento che ha avuto il chiaro significato del vernissage per promuovere gli interventi inseriti nel Masterplan. E che si è inevitabilmente caricato di ulteriori significati.
LA GIORNATA
Renzi si è presentato quasi puntuale, poco dopo le 10, all’auditorium del Parco, scelto, a quanto filtra, in sostituzione di una location pescarese. Motivi logistici legati agli spostamenti, certo (la tappa di Campobasso è saltata alla fine), ma anche politici. Tanto che poi, nel suo intervento, Renzi ha rassicurato sull’«obbligo e il piacere» di un «passaggio» a Pescara a breve, forse prima del ritorno annunciato all’Aquila entro fine agosto. L’auditorium si è riempito rapidamente. Con in testa i tantissimi sindaci, compresi ovviamente Marco Alessandrini, Umberto Di Primio e Maurizio Brucchi. E poi decine di amministratori, i presidenti delle associazioni, i sindacati, le forze dell’ordine. Tutti, ma proprio tutti.
I TEMI
Da Renzi, seduto tra D’Alfonso e De Vincenti, sono arrivati una (ovvia) benedizione del Masterplan regionale e un messaggio piuttosto enfatico al Paese: «All’Italia servono la vostra tenacia, il vostro coraggio, la vostra determinazione». Il discorso, circa 25 minuti dai 5 annunciati, è stato molto “alto”. Nato con un paio di battute («Non mi fermo a parlare dei progetti sennò D’Alfonso mi frega tranquillamente e Cialente porta via altri soldi a De Vincenti»), si è poi sviluppato attorno ad alcuni concetti cardine: la necessità di «riscoprirsi comunità», di trovare «orgoglio nella riparazione di una vecchia chiesa o di riprendersi una piazza», di abbandonare la logica della paura, di «affermare il ruolo e lo spazio della cultura dell’identità». Legando, cioè, i “micro” interventi del Masterplan alla visione d’insieme in chiave europeista, l’infinitamente grande con la puntualità dei “micro” progetti. Più strettamente sul documento, Renzi si è limitato a invocare un controllo: «77 interventi, chiedo alla stampa locale di essere incessante nella verifica, di metterci costantemente sotto scacco se rimandiamo qualcosa, di alimentare la ribalta mediatica se siamo in ritardo. Questi interventi devono essere realizzati».
LE VALUTAZIONI
Ulteriori valutazioni Renzi le ha fatte nelle interviste raccolte un po’ alla spicciolata al termine della cerimonia della firma, in frangenti molto concitati visto l’assedio portato da alcuni amministratori trasformatisi in fan bramosi di selfie. Ai microfoni di Rete8, per esempio: «Ci sono progetti concreti, numerati, hanno il costo accanto e responsabili. E’ un meccanismo nuovo. L’Abruzzo tiene insieme l’orgoglio dell’appartenenza con realtà come il Gran Sasso, candidate ogni anni al Nobel. Conoscendo D’Alfonso sono sicuro che sarà il primo a inaugurare i cantieri». Al Tgr ha parlato di «svolta per l’Abruzzo». A Laqtv, infine, ha respinto la critica dei progetti calati dall’alto: «Quando si fanno scelte c’è sempre qualcuno scontento, quello che conta è il cambio di passo». D’Alfonso ha esaltato il valore della giornata: «E’ come se fossimo in una macina da cui ora devono uscire opere che funzionano. Ci sono 1.500 milioni di euro che bersaglieranno problemi anche atavici, come la diga di Chiauci che Gaspari e Natali volevano completare. Così come la fondovalle Sangro, il quarto lotto della Teramo-Mare, gli ex manicomi di Teramo e L’Aquila, la montagna di Ovindoli, le piste ciclabili, l’avvicinamento tra Pescara e L’Aquila, i porti, il superamento della diga foranea di Pescara, i depuratori per dichiarare guerra alla scarsa qualità delle acque. Si poteva fare anni fa, noi ci abbiamo lavorato dal 25 agosto, quando Renzi venne qui e assunse impegni su Ombrina e sul Masterplan. Da qui è partito il “patto”».

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