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Pescara, 25/07/2024
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Data: 20/05/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Diceva: sono un mulo abruzzese. Mai reciso il legame con Teramo. L’infanzia tra campi e orti, il ritorno da protagonista nel ’90 per la battaglia contro il Lotto zero. Negli ultimi anni la pace con il big della Dc Tancredi e la laurea honoris causa in Comunicazione

TERAMO Di sé diceva: «Sono un mulo abruzzese», e il modo in cui parlava ancora il dialetto teramano era la plastica dimostrazione di un legame mai reciso con la terra d’origine. Giacinto Pannella detto Marco portava il nome – Giacinto, appunto – della gloria di famiglia, il prozio arcidiacono e letterato a cui Teramo ha intitolato la strada dove viveva. Il suo dna, però, era per metà nordeuropeo. La madre, Andrée Estachon, era infatti svizzera di Lucerna. Il padre Leonardo, ingegnere, l’aveva conosciuta in Francia. Certe letture giovanili insuitate per l’epoca, e una mentalità aperta fin da subito, si spiegano così. Marco nasce nel 1930 dietro la stazione ferroviaria di Teramo, in quella che poi fu battezzata via dell’Aeroporto perché poco lontano, nella spianata ancora verde della Gammarana che dopo la guerra sarebbe diventata la prima zona industriale della città, il Regime realizzò una pista d’atterraggio per piccoli aerei. C’erano poche case tra orti e campi, allora, dietro la stazione. Vicine tra loro erano quelle dei Pannella e dei Venturoni. E Tonino Venturoni, medico in pensione, Pannella bambino se lo ricorda bene. «Sono suo coetaneo», dice, «e fratello di latte, perché la madre di Marco allattò anche me dopo che mamma ebbe una mastite. Siamo cresciuti insieme, con Girolamo Cozzi e Peppino Scuccimarra andavamo nei campi a rubare uva e fichi e al fiume a fare il bagno». Durò poco, perché Marco bambino si trasferì con la famiglia prima a Pescara e poi a Roma. «Ma tornarono durante la guerra, nel ’44, e lui frequentò un anno di ginnasio al Delfico», ricorda Venturoni. Che aggiunge: «Si vedeva già allora che aveva intelletto da vendere. E che era una persona onesta». Pannella non cessa mai di tornare nella città natale a trovare amici e parenti. Ma il vero, grande ritorno è quello del '90 per partecipare alle elezioni comunali con la lista "Civica, laica e verde". Riesce a infilarsi nella contrapposizione tra democristiani e comunisti, che ancora catalizzavano la quasi totalità dei consensi elettorali, entrando in consiglio insieme a Ivan Graziani, Grazia Scuccimarra e al docente universitario di origini milanesi Virginio Bettini. Con loro porta in aula l'ardore delle battaglie referendarie e antiproibizioniste applicato ai temi amministrativi. Su tutti il progetto del Lotto zero, che avrebbe realizzato la famigerata "tangenziale sud" fortemente contrastata dall'opposizione perché avrebbe cementificato il Tordino con una quindicina di attraversamenti del letto del fiume. Pannella fu protagonista di quella protesta che sfociò anche in cortei e manifestazioni di piazza fino ad arrivare a incatenarsi, insieme ai consiglieri del suo gruppo e ad altri radicali teramani, alle ruspe pronte ad avviare gli scavi . Quell'iniziativa gli attirò le ire della classe dirigente democristiana che additò Pannella come il boia di un progetto strategico in realtà bloccato da una sentenza del Tar e rimesso in pista dal consiglio di Stato nel '95. La battaglia sul Lotto zero è stata anche la rappresentazione plastica dell'avversione politica tra Pannella e l'allora capocorrente della Dc teramana, il deputato Antonio Tancredi. Anche dopo le loro treiettorie sono rimaste distinte. Pannella sempre impegnato sul fronte del riconoscimento dei diritti civili, compresi quelli dei detenuti stipati in carceri sovraffollate per i quali chiedeva amnistia o indulto, Tancredi legato al territorio anche dopo la fine dell'attività parlamentare come fondatore e presidente della Banca di Teramo. In quegli anni Pannella si è visto in città quasi di sfuggita, per perorare la causa a favore dei reclusi con visite a Castrogno, fino a quando non ha incrociato di nuovo la strada dell'ex deputato democristiano. Dopo quasi due decenni dalla battaglia sul Lotto zero, il leader radicale e Tancredi siglarono la "pace" nel novembre del 2011. La Banca di Teramo, infatti, ospitò la presentazione della biografia di Pannella mettendo ancora una volta uno di fronte all'altro i due storici rivali che, messe definitivamente da parte le ostilità, intrattennero l'affollata platea tra battute, sorrisi e abbracci. Da quel momento in poi la parabola teramana del vecchio leader è tornata rapidamente a salire. Un anno fa l'università gli ha conferito la laurea honoris causa in Scienze della comunicazione, riconoscendone la forza propulsiva anche come innovatore del linguaggio politico. E' stata l'ultima vera apparizione pubblica di Pannella in città. Il leader, debilitato dalla malattia, non ce l'ha fatta a tornare a Teramo per l'onorificenza che il consiglio comunale gli ha conferito poco più di una settimana fa. Il sindaco Maurizio Brucchi gli ha portato a domicilio, nella sua casa romana, le chiavi della città e l'atto con cui è stato insignito della cittadinanza onoraria. I teramani gli hanno tributato così l'omaggio che ha chiuso il cerchio della vita politica e terrena del leader.

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