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Pescara, 25/07/2024
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Data: 20/05/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Senatore a vita, l’occasione perduta e quella petizione di 35 parlamentari

ROMA Durante il settennato di Oscar Luigi Scalfaro non se ne parlò affatto. Per una ragione semplicissima, di senatori a vita non ne fece neanche uno. Ma dall’avvento di Carlo Azeglio Ciampi al Quirinale fino ad oggi, cioé per oltre quindici anni, l’ipotesi di una candidatura di Marco Pannella alla poltrona di senatore a vita è tornata periodicamente a galla. Un voluminoso dossier con il nome del leader radicale è stato periodicamente (e inutilmente) aggiornato negli uffici quirinalizi in attesa di un “disco verde” che purtroppo non è mai arrivato. I primi boatos risalgono - come si è detto - alla stagione di Ciampi, nel 2002, quando 35 parlamentari di tutti gli schieramenti firmarono una petizione per chiedere al Capo dello Stato il «grande gesto» mentre Pannella era allo stremo per uno dei suoi lunghissimi scioperi della sete.
LA TELEFONATA

Va detto, però, che lo stesso Ciampi era stato protagonista di un’iniziativa senza precedenti. Mentre Pannella era ospite in tv di Costanzo a «Buona domenica» (insieme, guarda caso, con Roberto Giachetti anche lui in sciopero della sete), arrivò una telefonata in diretta del Capo dello Stato che esortò Pannella a desistere, condividendo «in toto» la protesta per la mancata nomina di due giudici della Consulta da parte del Parlamento. La richiesta del laticlavio per Pannella venne rinnovata sulle colonne de «Il riformista» dopo la scomparsa di Norberto Bobbio nel 2004. Ma il via libera del Colle non arrivò, così come sono state vane le petizioni provenienti da ogni parte politica durante il doppio mandato di Giorgio Napolitano.
Va ricordata, in particolare, la lettera inviata al capo dello Stato da Fausto Bertinotti nel gennaio del 2013, dopo la scomparsa di Rita Levi Montalcini. Eppure la ragioni di sintonia tra il leader radicale e “re Giorgio” non erano poche; ad esempio, la battaglia per una riforma del sistema carcerario che fu oggetto del primo e ultimo messaggio di Napolitano alle Camere e fu fortemente condivisa da Pannella. Ma quando si trattò di nominare i senatori a vita, la scelta del Colle si orientò su Mario Monti, Claudio Abbado, Renzo Piano, Carlo Rubbia ed Elena Cattaneo. Con la scomparsa di Abbado tornava alla ribalta il nome di Pannella. Ma invano. Le richieste si sono moltiplicate con l’avanzare inesorabile della malattia di Marco; cui il leader radicale replicava con un’estrema difesa dei valori e dei diritti civili per cui si era battuto per una vita. Anche Sergio Mattarella - che intratteneva cordiali rapporti con Pannella - veniva investito del problema. Ma nel frattempo avanzava a grandi passi la riforma costituzionale su cui il popolo sovrano si dovrà esprimere a ottobre e che prevede cambiamenti sostanziali nella nomina dei senatori a vita. Sarebbe stato improprio per un giurista come Mattarella procedere in extremis ad una nomina con le vecchie regole. Preoccupazione giusta, anche se è forte l’impressione che in tutti questi anni le porte del Senato siano state sbarrate a Pannella perché era un personaggio troppo scomodo. E che quel mancato riconoscimento sia stata un’occasione perduta.

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