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Data: 21/05/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Poco lavoro e i giovani restano a casa. I “troppo” istruiti costretti a mansioni molto inferiori alle loro capacità. Sei milioni e mezzo di persone non trovano impiego.

ROMA Sei milioni e mezzo di persone vorrebbero lavorare ma non trovano un impiego. Oltre due milioni di famiglie vivono senza un reddito da lavoro. Condizioni che si riflettono sulla formazione di una famiglia e sulla natalità. Ma a preoccupare, in particolare, sono i giovani che, secondo il dossier annuale dell’Istat, risultano troppo istruiti per il mercato del lavoro e dunque costretti a svolgere mansioni molto al di sotto delle loro capacità, spesso con un part-time forzato: il 60,8% non ha comunque una occupazione. È questa l’istantanea del presente, non molto entusiasmante, che emerge dal rapporto stilato dall’Istituto di statista, secondo cui «la generazione del Millennio (Millennials) è quella che sta pagando più di ogni altra le conseguenze economiche e sociali della crisi». E poi ancora: «L’Italia sta finalmente uscendo da una recessione lunga e profonda», osserva il presidente Giorgio Alleva, aggiungendo che adesso finalmente il Paese «sperimenta un primo, importante momento di crescita persistente, anche se a bassa intensità». L’inflazione infatti è ancora «molto debole» e certifica una «ripresa dei consumi insufficienti». Famiglie senza lavoro. In Italia 2,2 milioni di famiglie vivono senza redditi da lavoro. Le famiglie “jobless” sono passate dal 9,4% del 2004 al 14,2% dell’anno scorso e nel Mezzogiorno raggiungono il 24,5%, quasi un nucleo su quattro. La quota scende all’8,2% al Nord e al 11,5% al Centro. L’incremento ha riguardato le famiglie giovani rispetto alle adulte. La laurea non serve a molto. Oltre un ragazzo su tre tra i 15 e i 34 anni è troppo qualificato per il lavoro che svolge. Inoltre ha un lavoro a termine un giovane su 4 contro il 4,2% di chi ha 55-64 anni. Le professioni più frequenti nell’approccio al mercato del lavoro sono quelle di commesso, cameriere, barista, addetti personali, cuoco, parrucchiere ed estetista. A tre anni dalla laurea solo il 53,2% dei laureati ha trovato un’occupazione con un contratto standard, una durata medio-lunga e altamente qualificata. Inoltre i giovani non prendono il posto degli anziani. I dati infatti fanno emergere la difficile sostituibilità “posto per posto” di giovani e anziani. Fuga dalla politica, meglio i social. Negli anni la partecipazione politica è decisamente diminuita. Nelle ultime due generazioni prevale la partecipazione sociale, che però per i più giovani diventa sempre di più “social”, legata al forte uso delle nuove tecnologie. I giovani rimangono a casa dei genitori. Nel 2014 più di 6 giovani su 10 (62,5%) tra i 18 e i 34 anni ha vissuto ancora a casa con i genitori. Il dato ha riguardato nel 68% dei casi i ragazzi e nel 57% le ragazze. Aumenta inoltre l’età delle nozze: la media del primo matrimonio delle donne è stata, nel 2014, di 30 anni e 7 mesi. Inoltre la famiglia tradizionale non è più il modello dominante, visto che rappresenta meno di un terzo dei nuclei familiari (33%). Crollo delle nascite. Nuovo minimo storico dall’Unità d’Italia per le nascite, nel 2015 sono state 488mila, 15mila in meno rispetto al 2014. Per il quinto anno diminuisce la fecondità, solo 1,35 i figli per donna. Aumentano i sovrappeso. L’eccesso di peso tra gli adulti è meno diffuso rispetto agli altri paesi europei, tuttavia l’andamento è crescente, soprattutto tra i maschi (da 51,2% nel 2001 a 54,8% nel 2015). Infine gli italiani sono tra i più longevi, ma con un peso di nuove generazioni tra i più bassi d’Europa.

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