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Pescara, 25/07/2024
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Data: 22/05/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Liste e assetti se si votasse a giugno 2017. D’Alfonso verso Roma, il rebus del vice

PESCARA Referendum costituzionale in ottobre, congresso nazionale Pd a fine anno, elezioni politiche nel giugno 2017. Uno scenario che nelle stanze romane comincia a prendere sempre più quota, con inevitabili riflessi anche sulla politica abruzzese. La parola d'ordine è: prudenza sino alle amministrative, visto che ormai è solo questione di giorni. Ma quando il tam tam diventa insistente, secondo i conoscitori degli alti venti romani, qualcosa sotto c’è di sicuro.
Due premesse prima di avventurarsi nella fantapolitica: la prima è la definizione delle norme transitorie sottese all’eventuale sì nel referendum; la seconda è che - sempre in caso di riforma - la pensione da parlamentare scatta non più a due anni e mezzo ma a quattro anni e mezzo. Tradotto: che si vada a votare a giugno 2017 è sicuro solo se nel referendum vincerà il no.
Detto tutto questo, sotto la cenere, c'è già un magma in movimento e tutto, non solo nel centrosinistra, sembra ruotare attorno al futuro di Luciano D'Alfonso. L'attuale governatore è di certo tentato dal salto in Parlamento, sperando di poter rivestire un ruolo di sottogoverno nel caso in cui Matteo Renzi e il suo partito dovessero riconquistare Palazzo Chigi. L'ostacolo, in questo caso, verrebbe dalla incompatibilità della carica di presidente della Regione con quella di parlamentare. Nel caso di elezione alla Camera, D'Alfonso avrebbe infatti sei mesi per pensarci e, allo scadere di questo termine, toccherebbe al vice il compito di traghettare la Regione verso il voto anticipato del maggio o giugno 2018. Ma l'attuale vice presidente della Giunta regionale è Giovanni Lolli, che nel 2017 potrebbe avere optato per la candidatura a sindaco dell'Aquila, un'altra ipotesi che diventa ogni giorno più credibile. Dunque, prima di andare a Roma, D'Alfonso si troverebbe nella condizione di dover nominare un nuovo vice presidente. Scelta che oggi sembra cadere su un solo nome: Camillo D'Alessandro, tre legislature in consiglio regionale, nonostante la giovane età, più volte sacrificato dallo stesso governatore per ricomporre gli equilibri di maggioranza.
LA CORSA ALLE LISTE A questo punto per le altre candidature alle politiche si aprirebbe una affannosa corsa alle liste con due grandi variabili: l'Italicum, la nuova legge elettorale che reintroduce il meccanismo delle preferenze dalla seconda postazione in giù (ma con premi ancora da definire: lista o coalizione?), e il sistema ormai tripolare che caratterizza anche la politica abruzzese, con la mina del M5S da disinnescare. In casa di Forza Italia, il possibile sfidante di D'Alessandro per la presidenza della Regione potrebbe essere Mauro Febbo, anche se nell'area teatina è altrettanto forte il nome dell'attuale deputato Fabrizio Di Stefano, al suo secondo mandato in Parlamento. Di Stefano è la vera macchina da guerra e nel suo entourage si dice che sia pronto a tutto: Roma o Regione. Ma c'è pure Paolo Gatti, mister diecimila preferenze, che dal Teramano è pronto a battere un colpo, forse due, per la corsa alla carica di governatore o un posto da capolista alla Camera dove però da tempo in pole position, con tanto di conferma di Berlusconi è l’attuale coordinatore regionale di Forza Italia Nazario Pagano. Le altre incognite riguardano la futura collocazione del Ncd di Federica Chiavaroli e i movimenti al centro, dove Idea di Quagliariello, è pronta a trasformare l'Abruzzo nella consueta anticamera- laboratorio della politica nazionale.

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