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Pescara, 25/07/2024
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Data: 23/05/2016
Testata giornalistica: Il Centro
L'addio a Pannella - Il lungo abbraccio della sua gente. Erano centinaia per l’arrivo del feretro da Roma nella notte. Poi un fiume di folla per l’omaggio nella camera ardente. La compagna: «Sono qui le sue vere radici»

TERAMO Il lungo abbraccio comincia all’una di notte. E non è una cosa per pochi intimi nonostante l’orario. Quando il feretro di Marco Pannella arriva da Roma ci sono centinaia di persone ad aspettarlo sotto al municipio, in testa sindaco e presidente della Provincia con tanto di fascia. E scatta il primo, fragoroso, lunghissimo applauso, uno dei tanti che sono scoppiati nella camera ardente, durante il corteo funebre e perfino al cimitero. Applausi, come si usa adesso ai funerali, espressione di affetto e commozione autentici, ma che hanno infastidito più di una persona, tra cui Emma Bonino, che li ha trovati fuori luogo, anche perché lo stesso Pannella non li avrebbe graditi alla sua cerimonia funebre. Allestita la camera ardente nella notte c’è stato il primo omaggio dei teramani al loro concittadino. Poi, fin dalle prime ore del mattino è cominciata la lunga, interminabile sfilata di cittadini, autorità, politici, militanti radicali. Impossibile contarli, ma erano migliaia. Un afflusso continuo, più rado nella prima parte della mattinata, poi sempre più intenso col passare delle ore. La bara è al centro della sala consiliare, coperta dalla bandiera del Tibet, omaggio del Dalai Lama. Sopra la chiave della città, consegnatagli pochi giorni prima della morte dal sindaco Maurizio Brucchi, che Pannella ha voluto portare con sè nella clinica dove sarebbe spirato poche ore dopo. La gente arriva dopo aver fatto una lunga coda sulle scale, gira intorno al feretro, lo tocca, manda un bacio. C’è chi si commuove fino alle lacrime, chi guarda la bara e sorride mestamente. Molti si fanno il segno della croce, molti altri no. C’è chi lascia un fiore. C’è chi gira intorno al feretro e si guarda intorno un po’ spaesato. Una sfilata infinita, nella quale però si vedono poche facce di giovani e non è un bel segnale. Seduta sui banchi del consiglio c’è Mirella Parachini, la compagna di una vita di Pannella, che sorride a tutti, tutti ringrazia ogni tanto si perde con lo sguardo nel vuoto. C’è Emma Bonino (che non dirà una sola parola per tutta la cerimonia), c’è Laura Bernardini, ci sono Laura Hart e Matteo Angioli, gli angeli custodi di Marco, i due ragazzi che gli sono stati vicini negli ultimi tempi. C’è Vincenzo Di Nanna, segretario abruzzese di Aministia, Giustizia e Libertà, punto di riferimento di Pannella a Teramo. Dietro al feretro campeggiano i gonfaloni di Teramo e di altri Comuni della provincia, quello dell’Aquila con il sindaco Massimo Cialente, quello della Regione che accompagna Luciano D’Alfonso, e lo stendardo dell’università di Teramo, rappresentata dal rettore Luciano D’Amico. Ci sono tanti sindaci, da Francesco Mastromauro di Giulianova a Enio Pavone di Rosetoe tanti altri. Sfilano i politici abruzzesi o legati all’Abruzzo come Gaetano Quagliarello, che ricorda la sua militanza radicale dalla quale si distaccò – dice – quando il partito virò sulla campagna antiproibizionista per la droga. Si vede Antonio Razzi, che stringe qualche mano e poi si eclissa nella folla. Alle 2 in punto, secondo programma, le orazioni funebri e al termine il feretro lascia la sala consiliare; all’uscita un altro interminabile applauso, che smorza il grido «amnistia, amnistia» dei militanti radicali. Quando inizia il corteo che accompagna la salma fino all’arco di Porta Madonna; lì scatta l’ennesimo applauso accompagnato da un coro da stadio. «Marco, Marco», grida la gente. Marco è tornato, anzi no. Lo disse lui stesso in una delle sue recenti apparizioni teramane: «Io questa città non l’ho mai lasciata».

La compagna: «Sono qui le sue vere radici»
Il ricordo di Mirella Parachini mentre suonano le struggenti note tzigane di Santino Spinelli

TERAMO «Lui può essere fiero dei teramani così come i teramani possono essere fieri di lui». Così la compagna di Marco Pannella Mirella Parachini dai banchi accanto al feretro, seduta accanto ad Emma Bonino, che con un sorriso ha invece declinato l’invito a dire qualche parola in ricordo del leader radicale. «Basta andare a risentire», continua Parachini, «le registrazioni di Marco quando parlava di questa città, di come ne parlava; stiamo parlando di radici, di radici vere». E dell’affetto della sua terra e delle sue istituzioni ne ha avuto anche un’altra prova tangibile nella «bellissima cerimonia che c’è stata all’università per il conferimento della laurea honoris causa». Qualcuno le fa notare che il grande calore manifestato dai teramani sembra quello che si riserva ai papà: «Ma anche ai nonni», osserva divertita la sua compagna quando ricorda di una testimonianza di affetto di qualcuno che lo paragonava appunto a un nonno. Poi parla «dell’immagine molto forte del lettino nella clinica dove era ricoverato con il comodino asettico dell’ospedale con questo chiavone della città che troneggiava sopra. Era molto molto commovente». Come le struggenti note tzigane della fisarmonica di Santino Spinelli, il musicista e scrittore di origine rom, che accompagnato da un violinista ha suonato nella camera ardente. Spinelli ha poi ricordato il concerto a Teramo, dove «Marco era nel pubblico. Poi è salito sul palco e si è messo a cantare in perfetta lingua romanì questo ritornello che dice: o fratelli o figli».

Il governatore D’Alfonso: «Nel medioevo chi, come lui, dedicava la sua vita ai problemi degli altri veniva considerato santo»
Brucchi: «Ha reso Teramo importante»
TERAMO «Noi forse riteniamo di avere fatto qualcosa di importante per Marco, e forse è vero, ma lui ha fatto un grande regalo alla città: ha acceso i riflettori su Teramo». Sono le parole del sindaco Maurizio Brucchi nelle orazioni funebri tenute dai rappresentanti istituzionali al termine della camera ardente. «Non ricordo», ha aggiunto, «un qualche altro evento che abbia messo Teramo così al centro dell’attenzione e questo Marco lo avrebbe apprezzato». Poi ha ringraziato i teramani «che oggi hanno dimostrato di volere veramente bene a Marco Pannella: li ho visti passare tutti, e sul viso di tutti c’era la dimostrazione che questa città voleva, vuole bene a Marco». Quindi ha annunciato che presto sarà intitolata «una parte importante della città a Pannella: non chiedetemi quale sarà: lo vedremo insieme, non deciderà solo il sindaco». Il presidente Luciano D’Alfonsi si è spinto oltre. «Onorare Pannella è fare in modo che le sue parole e la sua figura si consegnino all’immortalità. Ha donato tuto il suo tempo ai problemi degli altri: nel medioevo chi faceva così, chi dedicava la sua vita agli altri era considerato un santo». Tornando sulla terra, il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente ha parlato dell’esperienza politica della lista della Genziana all’Aquila, che vide Pannella insieme ad esponenti dell’allora Pci (tra cui lui e Stefania Pezzopane), democristiani, radicali e altre personalità. «Ci dissero che avevamo distrutto la sinistra, ma fu invece un’anticipazione di quello che dopo alcuni anni sarebbe stato l’Ulivo». Quando è stato il suo turno il presidente della Provincia Renzo Di Sabatino si è rivolto direttamente a lui: «Caro Marco, ci hai insegnato che politica è una parola degna. Hai aperto una stagione di diritti civili e sociali parlando anche a chi era politicamente lontano da te». Pannella è stao antesignano di una nuova comunicazione politica: in questo lo ha ricordato il rettore Luciano D’Amico, riferendosi alla laurea ad honorem che l’ateneo teramano gli ha voluto conferire . «Si è sempre rivolto a tutti, ha detto D’Amico, «e ha costretto tutta la classe dirigente italiana a cambiare la comunicazione». A ricordare la battaglia di Pannella contro il Lotto Zero, contro il progetto originario che prevedeva di fatto la distruzione del fiume – cosa che lo rese inviso ai governanti teramani dell’epoca – ci ha pensato Vincenzo Di Nanna, segretario abruzzese di Amnistia, Giustizia e Libertà, e figlio dello scomparso procuratore della Repubblica Guido Di Nanna, il magistrato che dopo la denuncia di Pannella bloccò il cantiere: «Oggi», ha detto Di Nanna, «l’alveo del fiume è salvo grazie a Marco».

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