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Pescara, 25/07/2024
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Data: 02/06/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Incapienti, la beffa degli 80 euro. Circa 1,4 milioni di contribuenti beneficiari del bonus lo dovranno restituire. Duello Grillo-Renzi. «Bisogna modificare il sistema»

ROMA Gli 80 euro da restituire diventano il cavallo di battaglia della campagna elettorale di Grillo. Il video con il quale Renzi ha cercato di ridimensionare la questione («è accaduto molto banalmente che chi ha guadagnato più di 25mila euro deve restituire il bonus perché se non sei all’interno di quella soglia quei soldi non ti spettano», il ragionamento del premier) ha offerto al leader di M5S il destro per tirare un altro cazzotto al capo del governo. Accusato di aver fatto un’operazione “ad elastico”. «A pochi giorni dalle elezioni amministrative - ha incalzato Grillo - la mancetta elettorale di 80 euro che Renzi ha tirato fuori dal cilindro due anni fa sta cadendo a pezzi. Ed ora mente perché ha paura». In attesa del prossimo round, sul versante tecnico, al ministero del Tesoro ridimensionano la portata del caso e, piuttosto, cercano di ragionare su possibili modifiche del meccanismo. Partendo da una rivendicazione. Era noto sin dall’inizio che, essendo stata scelta la strada del credito d’imposta sotto forma di bonus mensile e non come conguaglio a fine anno, ci sarebbero stati moltissimi casi di restituzioni. E da Via XX Settembre fanno anche notare che la vicenda deve essere osservata su due versanti, compreso quello positivo: vale a dire quei 1,6 milioni di contribuenti aggiuntivi che, in sede di dichiarazione, sono stati riconosciuti titolari del diritto ad incassare il bonus. E questo significa che, rispetto al 2014, anno d’esordio degli 80 euro, ci sono 200mila lavoratori in più che mensilmente vedono comparire il credito in busta paga. Un tema, quest’ultimo, cavalcato da Enrico Zanetti. «Quello di Grillo è un autogol - ha ironizzato il viceministro all’Economia - perché se vogliamo vedere cosa è successo a consuntivo ci sono molti più contribuenti che hanno avuto diritto a ricevere quanto ancora non gli era stato riconosciuto mese per mese di quelli che hanno invece dovuto restituire». Peraltro solo la metà dei circa 1,4 milioni di contribuenti (il 12,5 per cento: un contribuente su otto) che nei mesi scorsi hanno ricevuto il bonus) dovrà restituire la cifra per intero. L’altra metà, a seconda del decalage connesso alle aliquote, dovrà rinunciare a quote parziali. La condizione più scomoda è senza dubbio quella degli incapienti. In 341mila si vedono privati del bonus perché sono scesi sotto gli 8mila euro di reddito annuo e dunque sono scivolati nella no tax area. Per questa platea, si ipotizza l’introduzione di una moratoria trasformando il bonus in detrazione ed alleggerendo così il carico dell’Irpef. Ma occorre anche ricordare che chi è diventato incapiente ha diritto comunque a un rimborso delle imposte già pagate. Ad esempio, un lavoratore con un contratto che gli garantisce un reddito di 10mila euro nel corso dell’anno perde il lavoro dopo sei mesi e così non arriva a quota 8mila. Il contribuente dovrà restituire il bonus, ma allo stesso tempo, essendo diventato incapiente, ha diritto alla restituzione di tutta l’Irpef versata nel corso dell’anno, o che avrebbe dovuto versare in sede di dichiarazione. Per il Tesoro il perimetro. Si tratterebbe solo dell’1,8% dei contribuenti che hanno ricevuto il bonus dal datore di lavoro e l’importo restituito corrisponde allo 0,6% dell’ammontare complessivo. È un fatto, ad ogni modo, che il meccanismo sta mostrando diversi punti discutibili. Nella fretta con cui è stato preparato il provvedimento, approvato poche settimane prima delle elezioni europee, il bonus è classificato nella contabilità nazionale come aumento di spese e quindi non figura come riduzione della pressione fiscale. E questa circostanza riduce lo spazio di manovra per ulteriori tagli alle tasse. Il ministro Padoan ha tirato il freno a mano in merito all’ipotesi di estendere il bonus da 80 euro ai pensionati, tuttora esclusi.


«Bisogna modificare il sistema»
Saggese (Fondazione commercialisti): «I più poveri rischiano un doppio colpo»

ROMA «Tutto sommato il sistema funziona e la situazione che si è determinata è la conseguenza del meccanismo fiscale italiano. Tuttavia è ovvio che ci sono aspetti da migliorare. A partire dalla situazione degli incapienti». Pasquale Saggese non dà un giudizio negativo dell’operazione 80 euro. Tuttavia, secondo il ricercatore della Fondazione nazionale dei Commercialisti, il caso del bonus da restituire apre la discussione a possibili modifiche. Quali sono le cose da cambiare, a suo giudizio? «La mia opinione è che gli incapienti siano le reali vittime di questa situazione. Se godevano degli 80 euro e successivamente sono retrocessi nella no tax area, non solo devono restituire il bonus ma, ovviamente, vengono colpiti dalle trattenute Irpef subendo un doppio colpo». Cosa suggerisce, per correggere il tiro? «Si potrebbe cancellare l’automatismo del bonus in un beneficio attivato su richiesta del contribuente. Trasformando il credito d’imposta in detrazione, la problematica dell’incapiente si attenuerebbe in quanto in questo modo potrebbe compensare le ritenute Irpef relative alla fase in cui incassava gli 80 euro. Tra l’altro il credito d’imposta è considerata spesa pubblica, se lo si trasforma in detrazione la pressione fiscale si riduce». Come si può rinunciare spontaneamente al bonus per evitare di dover restituire tutto in una fase successiva? «Se nel corso dell’anno fiscale ci si rende conto che ci si prepara a superare, o si è già superata, la soglia dei 25 mila euro, la prima cosa da fare è informare il datore di lavoro attraverso raccomandata con ricevuta di ritorno. In questo modo dal mese successivo gli 80 euro non vengono più erogati». E se si incassano retribuzioni da più datori di lavoro? «Si, questo può essere un problema. Se ho due o più sostituti d’imposta ed entrambi mi riconoscono gli 80 euro, considerato che non sono tenuti a parlare tra di loro, alla fine dovrò restituire tutto nel caso in cui sommando i compensi oltrepasso la soglia di reddito. Inoltre nel corso dell’anno le variabili sono molte. Si può perdere il lavoro o al contrario si può ottenere un aumento di stipendio. Il che vuol dire che programmare la situazione non è semplice». Colpisce il fatto che la restituzione in busta paga avviene in un’unica soluzione. Non si potrebbe invece consentire la rateizzazione? «Sono d’accordo, credo che sarebbe giusto che il governo imponesse ai datori di lavoro, che per legge devono recuperare in un’unica soluzione, di rateizzare la restituzione degli 80 euro».

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