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Pescara, 25/07/2024
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Data: 08/06/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Così la neo-sinistra si è ritrovata svuotata dai grillini

ROMA Stretti nella morsa del doppio voto utile, da un lato quello del Pd, di Renzi e dei suoi candidati (molti dei quali provenienti da Pci e Pds); dall'altro quello dei critici col partito al governo che pensano che lo schiaffo si sente più forte se a darlo è il Movimento cinque stelle. E' così che gli esponenti della cosiddetta sinistra sinistra emergono dalle amministrative con un risultato sicuramente deludente, anche se in molte realtà piccole e medie i voti sono arrivati e per una volta portano il segno più.
SCONTRO A ROMA In realtà, fatta eccezione per Milano dove però è andata divisa e si è divisa i voti, la sinistra va male soprattutto dove sono i Cinque stelle a sfondare: a Torino e a Roma dunque. Ma se il dato peggiore è quello di Torino, quanto meno perché i sondaggi viravano al rosa, è a Roma che la delusione fa risuonare i tamburi dell'ennesima guerra interna. Il candidato Stefano Fassina piaceva poco prima - tanto che fino all'ultimo si è pensato ad un sostituto - e piace pochissimo ora, col suo 4,5% che, a dire il vero, non è molto sotto le aspettative, considerando che Roma è l'unica città con affluenza in crescita. Sel (che pure con i fuoriusciti del Pd ha dato vita a Sinistra italiana) non ha gradito l'annuncio immediatamente contrario a Roberto Giachetti (ha proposto la scheda bianca) e di qui a giovedì potrebbe consumarsi lo strappo:«Dobbiamo costruire una proposta non identitaria anche se autonoma dal Pd», dice il coordinatore romano Paolo Cento che dà appuntamento proprio a giovedì per la dichiarazione di voto del partito fino a pochi mesi fa guidato da Nichi Vendola. Tutt'altra aria si respira a Torino sebbene i risultati siano davvero negativi. L'ex leader locale della Fiom Giorgio Airaudo si è fermato al 3,7% con 14mila voti. Cinque anni fa, la somma di Rifondazione comunista e Sel ne aveva presi quasi trentamila: «A Torino ci sono 100mila voti in uscita dalla sinistra, Pd compreso, nessuno dei quali è andato a noi, è chiaro che dobbiamo rimetterci a lavoro». Per l'ex sindacalista la strada da prendere è decisamente diversa da quella di cui si discute a Roma: «Una lista unica nazionale - dice - che sia riconoscibile e alternativa al Pd». Già perché tra i tanti problemi che ha avuto questa piccola coalizione c'è anche il costante cambiamento di nomi e identità. Con coalizioni non sempre identiche, il nome è andato da Sinistra arcobaleno a Sel a L'Altra Europa con Tsipras a Sinistra Italiana. Più i nomi della civiche, anche questi sempre modificati. «Tra le cose che dovremmo imparare dai Cinque stelle c'è anche la capacità di radicarsi sul territorio, facendosi riconoscere. Se ora le loro liste vanno bene ovunque e benissimo a Torino e Roma, per anni si sono accontentati di percentuali modeste», dice il responsabile organizzazione di Sel, Peppe De Cristofaro. In provincia, c'è da dire, le cose vanno meglio: anche a prescindere dal sindaco uscente di Cagliari, Michele Zedda, confermato ma con l'appoggio del Pd, la sinistra sinistra va bene a Bologna, dove prende il 7%, a Napoli dove con De Magistris arriva al 5,3% a Caserta (17%), Brindisi (14%) e nella piccola roccaforte pd di Sesto Fiorentino, dove il premier Renzi si è premurato di chiudere la campagna elettorale venerdì scorso e la lista che contiene parte dei transfughi democrats arriva al 27%.
IL REFERENDUM Insomma, per quanto acciaccata la sinistra - sinistra intende rilanciare. Tanto più che tra ora e il congresso fondativo di Sinistra italiana previsto a dicembre c'è un appuntamento che può aiutare: il referendum costituzionale di ottobre con la campagna per il No. «Sarà un appuntamento importante - conferma il coordinatore di Sel Nicola Fratoianni - che si accompagna all'obiettivo di radicarci con proposte per il paese soprattutto sul tema della disuguaglianza»

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