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Pescara, 25/07/2024
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Data: 08/06/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Padoan: «Possibile anticipare il taglio Irpef»

ROMA La ripresa c'è, ma è in frenata. A confermarlo è anche l'Istat. Ma non è abbastanza per incrinare «la fiducia» del ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan «sicuro» che la crescita «si rafforzerà» e pronto anche a rilanciare. Due i messaggi chiave: «Il taglio dell'Irpef potrebbe essere anticipato al 2017», ma più in generale, «in pochi anni la pressione fiscale scenderà al 40 per cento». Sostiene il ministro a Porta a Porta, che è possibile che il governo indichi già ad ottobre, con la prossima legge di bilancio, la strada per una riduzione anticipata dell'Irpef che «si senta nelle tasche» dei contribuenti. Insomma, la via prescelta potrebbe essere una parziale retromarcia sul già programmato taglio dell'Ires, che potrebbe essere ridotta «di alcuni punti». Per Padoan potrebbero esserci davvero «i margini per anticipare il taglio dell'Irperf al 2017», usando anche le cartucce ancora a disposizione nella spending review, a partire dalla sanità dove «sono possibili risparmi di efficienza importantissimi».Certo, resta il macigno del debito, che quest'anno calerà «di poco meno di un punto» non per «colpa nostra ma perché manca l'inflazione». Ma attenzione, avverte il ministro, l'Italia «è il Paese fiscalmente tra i più disciplinati, che fa più riforme e più investimenti» e ottiene «la flessibilità» per merito, «non perché siamo simpatici».Quanto al nodo della restituzione degli 80 euro, per chi li ha percepiti senza averne i requisiti «vedremo, cercheremo di alleviare» la situazione, ha risposto il ministro. Che intanto ha ribadito la fiducia sulla crescita anche di fronte agli ultimi dati dell'Istat.
ASPETTATIVE PIÙ FREDDE Dopo le previsioni di Bankitalia è toccato infatti ieri all'Istat misurare la temperatura della ripresa. La buona notizia è che l'economia «continua a crescere con un ritmo moderato», trainata dai consumi, ma anche da un miglioramento degli investimenti. Ma c'è anche una cattiva notizia: le attese delle aziende e gli ordinativi della manifattura registrano secondo l'Istat «alcuni segnali di debolezza». Il risultato è «un rallentamento nel ritmo di crescita nel breve termine». Questo dice l'indicatore composito anticipatore dell'economia italiana che ha segnato un ulteriore calo. Pesa anche la fiducia dei consumatori, in calo da gennaio. E pesano anche i prezzi, che non sono visti in crescita prima dell'autunno.Due giorni fa Bankitalia ha corretto la sua stima di crescita sul Pil 2016 all'1,1% (da 1,5%) in linea con la percezione del Fmi e un gradino sotto le attese di crescita del governo fissate all'1,2%. Eppure Padoan in mattinata aveva già ribadito come «l'Italia va meglio di altri paesi», liquidando i numeri dell'Istat come «indebolimento delle aspettative» in attesa «dei dati definitivi». Insomma, quello di ieri «è un dato isolato» cui non dare «troppa importanza». Anche perché «altri settori dell'economia mostrano andamenti positivi come i servizi».In effetti, parlando di attese sull'occupazione, «a maggio - scrive l'Istat - le aspettative degli imprenditori risultano in miglioramento nei soli servizi». Passando al capitolo lavoro, nel 2015 sono stati attivati 420 mila contratti di lavoro secondo il Rapporto annuale sulle comunicazioni obbligatorie 2016 del ministero del Lavoro

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