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Pescara, 25/07/2024
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Data: 10/06/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
Ballottaggi, il patto con la Lega spacca M5S: mai con la destra

ROMA Nessun accordo tra MS5 e Lega alla luce del sole, ma nelle segrete stanze tra Roma e Milano cominciano a fioccare proposte ai Cinque Stelle per il piano anti Pd. I telefoni sono bollenti e i rispettivi staff si annusano. «Se Sala vince rimaniamo relegati ai margini come nella passata giunta Pisapia ragiona un pentastellato di peso - mentre se vince Parisi, potremmo accordarci per piazzare nostri uomini negli organi di garanzia e controllo». Luigi Di Maio ieri ha firmato un intervento sul blog di Beppe Grillo smentendo tutto: «I voti sono dei cittadini, non dei segretari di partito. M5S non dà alcuna indicazione per i ballottaggi». E lo stesso ex comico ha messo in chiaro che «Salvini è il passato, M5S non gioca».
Una dichiarazione che non placa il web dove i militanti sentono già odore di alleanza e sono andati in subbuglio. Questi alcuni commenti arrivati sui social: «Soliti inciuci all'italiana», «Ma io rifiuto di votare a questo ballottaggio...non ce la faccio proprio a scegliere», «Pensavo che il Movimento andasse avanti da solo e senza alleati, vi prego no né destra né sinistra, non vi darò più il voto basta con le alleanze fregatura», «Un vero attivista ed un vero elettore del movimento non dovrebbe convergere i voti in altri partiti. Nei ballottaggi sia a Milano che in altre parti in cui non ci sono i 5 stelle consiglio scheda bianca». Troppo tardi, perché al netto delle smentite, l'intesa impronunciabile va avanti.
BORGONZONI VEDE BUGANI
Dopo il primo turno elettorale la candidata della Lega Nord a Bologna, Lucia Borgonzoni, ha incontrato il grillino Massimo Bugani. Ma è nel capoluogo lombardo che il laboratorio è in fase avanzata. Solo pochi mesi fa, d'altronde, il governatore leghista Maroni aveva già cercato i grillini per incassare una maggioranza qualificata sulla proposta di uno statuto speciale per la Lombardia. E i pentastellati rilanciarono con l'idea di un referendum consultivo sul federalismo differenziato per drenare maggiori risorse al nord: quintessenza raffinata di un cavallo di battaglia (stanco) leghista. «Partiamo dal presupposto che a Milano abbiamo perso, ma, se ce la danno, abbiamo la possibilità di contare», riferisce la stessa fonte che ha bocciato la proposta già arrivata a Gianluca Corrado: la presidenza di una commissione consiliare per la trasparenza. «A cosa serve? I poteri ispettivi ci sono già, se l'accordo va in porto si può ragionare su nomine più importanti come i membri dei collegi sindacali delle partecipate». E così è partito il pallottoliere che in questa fase misura ogni variabile, anche il meteo. «Se dovesse fare bel tempo» ragiona un pentastellato abituato a percentuali e numeri «Parisi potrebbe non riuscire a portare gli stessi milanesi che hanno votato per lui anche al secondo turno». E su questo si sta lavorando: il M5S ricorderà maliziosamente ai propri interlocutori che ci sono vari casi che fanno scuola se non vogliono perdere. Quello di Pavia, due anni fa, dove il candidato di centrodestra Alessandro Cattaneo riuscì a perdere al ballottaggio nonostante il suo 46% al primo turno. E allora, al netto delle altisonanti smentite, il M5S si muoverà così: intanto, lanciare un primo messaggio molto neutrale al proprio elettorato: «andate a votare» e poi la politica farà il resto.
Nel frattempo, a Roma, Virginia Raggi pensa già al gran finale: la chiusura della campagna elettorale venerdì 17 a Ostia con il classico tormentone creato ad arte per far affluire i militanti più affezionati e scacciare l'incubo biscotto con la destra: Beppe Grillo ci sarà? La sua presenza è data per probabile nelle comunicazioni ufficiali ma ai piani alti sanno già che il comico non verrà. In tutto questo si apre un piccolo giallo legato alla leadership del M5S. Ieri sera era circolata l'ipotesi che anche Alessandro Di Battista avesse accettato di correre come candidato premier, sfidando di fatto Di Maio, innescando subito nuovi motivi di tensione. Ma niente di tutto ciò, precisano dal M5S: «C'è stato un errore da parte del Tg4 nell attribuire ad Alessandro Di Battista le parole usate da Luigi Di Maio in una intervista dello scorso aprile».

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