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Pescara, 25/07/2024
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Data: 11/06/2016
Testata giornalistica: Il Messaggero
«Per gli statali via l'articolo 18» Gelo tra Confindustria e Madia

ROMA Sull'articolo 18 il governo non cambia idea. Incalzata dai giovani industriali, che vorrebbero estendere ai dipendenti pubblici le nuove regole previste dal Jobs act per i lavoratori privati, Marianna Madia risponde confermando la posizione già espressa poco più di un anno fa quando quella legge era stata approvata: il pubblico impiego è una realtà diversa dal mondo del lavoro privato e quindi non si può pensare di estendere semplicemente agli statali il contratto a tutele crescenti, che prevede in caso di licenziamento ingiustificato la tutela del risarcimento invece del reintegro.
I FURBETTI
Secondo la titolare della Pubblica amministrazione, questo non vuol dire rinunciare alla fermezza nei confronti di coloro che meritano di essere allontanati, verso i quali l'esecutivo intende avere un atteggiamento «severo». Il riferimento è al provvedimento in arrivo sui cosiddetti furbetti, per i quali il licenziamento dovrebbe essere pressoché immediato.
A ben vedere dunque si tratta di una casistica diversa da quella del lavoratore cui un tribunale ha dato ragione. Inoltre il contratto a tutele crescenti si applica solo ai nuovi assunti e dunque in particolare nel mondo della pubblica amministrazione avrebbe almeno all'inizio un campo di applicazione piuttosto limitato. Ma quali sono le ragioni portate da Madia per difendere questo doppio binario, criticato invece dagli industriali e anche da alcuni giuslavoristi? Essenzialmente due: i costi dei risarcimenti, che nel caso dello Stato datore di lavoro verrebbero addossati alla collettività e il rischio che norme più lasche sui licenziamenti siano di fatto usate dai politici per allontanare i dipendenti sgradito, insomma che venga attuato una spoils system di massa.
«C'è una differenza oggettiva e sostanziale tra un imprenditore che ragiona con i suoi soldi e chi con i soldi di tutti» ha spiegato il ministro, aggiungendo che «c'è da difendere più di un valore costituzionale, imparzialità, autonomia, indipendenza, quindi non si tratta di difendere privilegi, ma si tratta di evitare che per capricci politici si allontanino, con i soldi della comunità, i soldi di tutti, persone che non devono essere licenziate».
Governo e Confindustria si sono confrontati su questo punto all'indomani della sentenza della Corte di Cassazione sull'applicabilità ai dipendenti pubblici non del Jobs Act ma dell'articolo 18 così come modificato nel 2012 dalla riforma dell'allora ministro Fornero. I supremi giudici hanno argomentato che le norme non possono essere estese al pubblico impiego in assenza di un apposito e successivo provvedimento, che la legge stessa prevedeva. Ma poi hanno svilupparo una serie di altre considerazioni sulle differenze tra lavoro pubblico e lavoro privato. Concludendo così che gli statali sono sottoposti all'articolo 18 nella sua versione originale, quella del 1970. Quanto al Jobs Act, lo stesso governo ha manifestato l'intenzione di chiarire definitivamente che non riguarda i dipendenti pubblici.

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