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Pescara, 25/07/2024
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Data: 13/06/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Verso i ballottaggi - Lanciano. D’Amico e Paolucci «Insieme siamo al 60%». Ma l’Anpi e il centrosinistra di Pupillo sparano a zero contro l’apparentamento «Così si apre a Casapound nella città medaglia d’oro della Resistenza»

LANCIANO «Ha vinto chi ha perso». A pochi metri da Errico D’Amico e Tonia Paolucci che sorridenti si stringono la mano, in nome dell’alleanza nata in vista del ballottaggio di domenica, il malcontento serpeggia. Non sono in pochi a pensare che l’apparentamento con le liste civiche della Paolucci (che il 19 sulle schede saranno sotto il nome del candidato sindaco D’Amico) abbia giovato più alla candidata sconfitta che alla coalizione di centrodestra. C’è chi, con tante preferenze, non siederà in consiglio comunale e chi, dopo anni di abnegazione alla causa, vedrà altri passargli davanti nei posti che contano. Si dice che il patto tra i due sia costato “caro”: oltre a sei seggi in consiglio, Tonia porterebbe a casa la carica di vice sindaco, tre assessorati e la presidenza del consiglio comunale («Non è diverso da quanto Mario Pupillo concesse nel 2011 a Pino Valente e Donato Di Fonzo», commentano i sostenitori). L’aver riunito tutto il centrodestra, invece, è considerato da altri un giusto tributo. I due nuovi alleati negano di aver parlato di “poltrone” e assicurano che il patto sia maturato sul programma. È sempre D’Amico ad aver accettato le condizioni della ex avversaria, dalla fusione dei Comuni all’azzeramento delle indennità di giunta, punti criticati nella prima fase della campagna elettorale. «Siamo stati mossi dal senso di responsabilità», dice il candidato sindaco, «il 60% degli elettori ha bocciato l’amministrazione Pupillo. Il centrosinistra definisce la nostra la “politica del Novecento”, ma in quell’epoca Lanciano era la capitale della Frentania!», ribatte D’Amico. «Il programma è stata la cosa più importante, non potevamo stare fermi cinque anni», spiega l’alleata Paolucci, «la comunanza di idee e intenti ha portato la base a scegliere D’Amico: in questo vedo la coerenza che non ho visto nel 2011». «Preoccupati che Provincia e Regione siano di un altro colore?», risponde alle domande D’Amico, «se la filiera è quella che non ha contemplato nulla per Lanciano e il suo territorio nel Masterplan, allora è meglio non averla». Il caso Casapound. Aizzato dal centrosinistra monta “il caso Casapound”, il movimento di estrema destra che, in caso di vittoria di D’Amico, siederà nell’aula consiliare della città medaglia d’oro al valor militare per la rivolta partigiana del 1943 contro l’occupazione nazifascista. «Una scelta che denota una debolezza assoluta e l’inadeguatezza al ruolo di D’Amico», sostiene il segretario Pd, Leo Marongiu, «che pur di diventare sindaco e salvare la propria carriera politica non si fa scrupoli di aprire le porte del consiglio comunale ai fascisti. Avrà Tonia Paolucci a governare, Fabrizio Di Stefano a dare ordini da dietro e Casapound a dettare la linea politica. Una vergogna che segna la storia politica di D’Amico e che rischia di fare di Lanciano un caso nazionale. Noi con tutte le forze e fino all’ultima scheda cercheremo di evitare un futuro di nuovo “fosco” per la città». «Mai avrei pensato di assistere nella mia gloriosa città, la città dei martiri, il cui stendardo ovunque in Italia sfila al primo posto, a forze politiche che, pur di avere la poltrona, si alleano con Casapound, la negazione della nostra storia e dei valori costituzionali», dice la presidente dell’Anci e consigliera comunale uscente del Pd, Maria Saveria Borrelli. «Ho rispetto delle altre opinioni e ideologie e non rinnego niente. E soprattutto non strumentalizzo la storia e gli eroi!», è la replica di D’Amico alle critich, accompagnata da scroscianti applausi. Ipotesi di consiglio. L’apparentamento tra D’Amico e la Paolucci cambia volto al consiglio comunale. Ecco le due ipotesi. Se vince D’Amico i 15 consiglieri di maggioranza, oltre alla Paolucci, sono: Paolo Bomba, Angelo Palmieri e Donato Torosantucci (Nuova Lanciano); Graziella Di Campli, Bruno De Felice e Fabrizio Bomba (Forza Italia); Roberto Gargarella e Gianluca D’Intino (Udc); Gabriele Di Bucchianico (Lanciano al Centro); Riccardo Di Nola e Orazio Martelli (Tonia Paolucci Sindaco); Antonio Di Naccio (S’Ignora Lanciano); Manlio D’Ortona (Libertà in azione); Nico Barone (Casapound). I nove di minoranza, compreso Pupillo, sono: Pasquale Sasso, Leo Marongiu e Marusca Miscia (Pd); Giuseppe Valente e Giacinto Verna (Progetto Lanciano); Dora Bendotti (Lanciano in Comune); Davide Caporale (Lanciano Vale); Piero Cotellessa (Insieme a Sinistra). Se vince Pupillo i 15 consiglieri di maggioranza più il sindaco sono: Sasso, Marongiu, Miscia, Angelo Laccisaglia, Carmine Lanci Lanci ed Elisabetta Merlino (Pd); Valente, Verna, Carlo Orecchioni e Gabriele Paolucci (Pl); Bendotti e Lorenzo Galati (Lanciano in Comune); Caporale e Valentina Maio (Lanciano Vale); Cotellessa (Insieme a Sinistra). I nove di minoranza, oltre a D’Amico e Paolucci, sono: Bomba e Palmieri (Nuova Lanciano), Di Campli e De Felice (FI), Gargarella (Udc), Di Bucchianico (Lanciano al Centro) e Di Nola (Tonia Paolucci Sindaco).

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