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Pescara, 25/07/2024
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Data: 14/06/2016
Testata giornalistica: Il Centro
Il part-time prima della pensione? Poche le richieste. Si può fare da giugno, ma in Abruzzo solo due domande. In Italia 54 richieste in tutto. Come funziona, a chi rivolgersi

PESCARA Parte molto a rilento il “part-time agevolato” per chi è vicino alla pensione. In Abruzzo sono solo due al momento le domande presentate all’Inps per accedere alla misura decisa dal governo riservato ai lavoratori dipendenti a tempo pieno e indeterminato del settore privato che raggiungano il requisito anagrafico per il trattamento pensionistico di vecchiaia entro il 31 dicembre 2018. In Italia sono 54. Eppure la legge di Stabilità finanzia l'agevolazione con 120 milioni per una stima di circa 36mila richieste. I numeri sono certamente destinati a crescere, ma già si può dire che questa misura presenta qualche difficoltà, soprattutto dal lato delle imprese, che non trovano vantaggi evidenti, mentre il lavoratore può ridurre l’impatto dell'allungamento dell'età di pensionamento dovuto alla Fornero. Come funziona il part time agevolato? Il lavoratore può concordare con il datore di lavoro la riduzione dell'orario tra il 40 ed il 60 per cento, per il periodo intercorrente tra la data di accesso al beneficio e la data di maturazione del requisito anagrafico per il diritto alla pensione di vecchiaia. Al lavoratore, la norma prevede il riconoscimento della contribuzione figurativa previdenziale commisurata alla retribuzione corrispondente alla prestazione lavorativa non effettuata e la corresponsione di una somma pari alla contribuzione previdenziale ai fini pensionistici a carico del datore di lavoro relativamente alla prestazione lavorativa non effettuata. Che cosa vuol dire in termini di busta paga? La trasformazione di uno stipendio annuo lordo, per esempio, di 25mila euro (18.936 euro netti, 1.456 per tredici mensilità) in un part-time al 60%, comporterebbe con questo sistema una busta paga di 15.208 euro (1.169 euro al mese). Sarebbero cioè riconosciuti 12.827 euro come quota della retribuzione “tagliata” in base al nuovo orario, ai quali vanno sommati 2.381 euro di contributo del datore di lavoro. Quest'ultimo, infatti, riverserebbe in busta paga esentasse i contributi previdenziali dovuti per la porzione di orario non lavorato. Per la società, il costo di questo lavoratore sarebbe di 22.839 euro (dagli oltre 34mila di costo full-time), mentre lo Stato si sobbarcherebbe un impegno di 3.300 euro di contributi figurativi. L’iter prevede che il lavoratore presenti preliminarmente all'Inps la richiesta di certificazione relativa al possesso del requisito minimo di contribuzione per il diritto al trattamento pensionistico di vecchiaia ed al perfezionamento entro il 31 dicembre 2018 del requisito anagrafico. Acquisita questa certificazione, il lavoratore ed il datore di lavoro possono trasformare il rapporto di lavoro da tempo pieno a part-time mediante la stipula di un apposito “contratto di lavoro a tempo parziale agevolato”. Il contratto dovrà essere poi trasmesso dal datore di lavoro alla Direzione Territoriale del Lavoro affinché rilasci l’autorizzazione entro cinque giorni lavorativi (se la Dtl non risponde vale in silenzio assenso). A quel punto, ricevuta l’autorizzazione, il datore di lavoro potrà presentare la richiesta di ammissione al beneficio all'Inps tramite modulo di istanza on-line "PT-284", sul sito internet www.inps.it.


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