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Pescara, 25/07/2024
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Data: 15/06/2016
Testata giornalistica: Il Centro
In pensione prima con il mutuo. Vent’anni per restituire il prestito. Il governo scopre le carte nell’ultimo incontro con i sindacati. Niente penalizzazioni per chi anticipa. Nannicini: la rata fino al 15% dell’assegno. Nessuna garanzia reale e neanche rivalse sugli eredi

ROMA In pensione in anticipo ma senza taglio dell’assegno. Bensì con un prestito bancario e l’impegno a saldare il debito con rate fino a 20 anni. Il governo scopre le carte sulla flessibilità in uscita. E la sorpresa, rispetto alle ipotesi che circolavano, è che lo schema che prevedeva penalità sui trattamenti è stato accantonato. Dunque niente riduzione del 2-3% all’anno delle pensioni fino a un massimo di 4 anni per chi va a riposo prima di aver maturato i requisiti. L’assegno sarà pieno ma, come per un immobile, verrà sottoposto ad una sorta di mutuo, il cui costo varierà e sarà minore per chi perde il lavoro prima di raggiungere i requisiti per l’accesso alla pensione rispetto a chi deciderà di lasciare spontaneamente l’impiego. Nel corso dell’incontro con i sindacati, il sottosegretario Nannicini ha precisato che non si tratta di una penalizzazione ma solo di una «rata ammortamento con la copertura assicurativa e una detrazione fiscale sulla parte del capitale anticipato per alcuni soggetti più deboli e meritevoli di tutela». Inoltre il coinvolgimento degli istituti finanziari, delle banche e delle assicurazioni - ha precisato - non verrebbe fatto per una questione ideologica ma nascerebbe esclusivamente dal rispetto dei vincoli di bilancio, considerato che è di 10 miliardi di euro la stima dei costi previsti per la flessibilità in uscita. Una cifra enorme, tanto è vero che il governo dovrebbe intervenire (tutelando i lavori usuranti e le persone non occupate ) con non più 2 miliardi di euro. Fonti presenti alla riunione riferiscono che il ministro del Lavoro Poletti, oltre a ribadire l’intangibilità sostanziale della riforma Fornero, avrebbe anche confermato che il governo non intende mettere mano alle norme sulle aspettative di vita. Come funzionerà, nel dettaglio il meccanismo di flessibilità in uscita? L’anticipo pensionistico allo studio del governo riguarderà, dal 2017, i nati negli anni ’51-53 per coinvolgere negli anni successivi i lavoratori nati fino al 1955. L’anticipo rispetto all’età di vecchiaia sarà possibile fino a tre anni prima della maturazione dei requisiti. Quindi chi è a meno di tre anni dalla maturazione dei requisiti potrà chiedere all’Inps l’anticipo e l’istituto si interfaccerà con istituti finanziari che anticiperanno il capitale. «L’Inps - ha spiegato Nannicini - sarà il front-office dell’anticipo pensionistico creando il rapporto con gli enti finanziari che erogheranno l’anticipo netto della pensione ai lavoratori che certificheranno la richiesta di pensionamento anticipato». Il prestito, ha chiarito ancora il sottosegretario, sarà «senza garanzie reali» e, elemento molto importante, in caso di morte la banca non potrà rivalersi sugli eredi. Il prestito sarà pagato con una rata sulla pensione ma ci sarà una detrazione fiscale modificata per categorie diverse in modo da ridurre i costi di questo meccanismo. «Lo strumento - ha spiegato Nannicini - è molto flessibile: non ci sarà il 4-5% per tutti e la rata sarà progressiva e non regressiva». Una rata che in alcuni casi, soprattutto quelli totalmente volontari, potrebbe arrivare fino al 15% dell’importo mensile. Nei progetti di Palazzo Chigi, tra l’altro, c’è un capitolo importante: i contributi potrebbero arrivare anche dall’impresa che deciderà un taglio del personale. Il dossier del governo è stato accolto con interesse dai sindacati. Di «novità positiva» ha parlato il leader Cgil Susanna Camusso. «Credo sia significativo che abbiamo corretto il tiro su alcune questioni» ha sottolineato il segretario Cisl Furlan. Mentre il numero uno della Uil Barbagallo ha spiegato che «di positivo c’è il fatto che i futuri pensionati non avranno un rapporto diretto con le banche ma continueranno a raffrontarsi con l’Inps».

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