Cgil, Cisl e Uil in segno di protesta rompono le relazioni industriali con i vertici dell’azienda. A determinare lo scontro il fascicolo consegnato alla procura della repubblica riguardo 350 assunzioni a chiamata diretta e la gestione delle mense aziendali

Dentro l'azienda capitolina di trasporto pubblico si sta combattendo una guerra senza esclusione di colpi: l’ultimo, in ordine di tempo, è la rottura delle relazioni fra le sigle sindacali e i vertici dell’azienda.
Nelle settimane scorse il neo presidente dell’Atac Marco Rettighieri, ha consegnato diversi fascicoli alla Procura della Repubblica di Roma al fine di fare luce su alcuni aspetti poco chiari nella gestione dell’azienda.

Come anticipato dal quotidiano “Il Messaggero” sotto la lente di ingrandimento di Rettighieri sono finite le circa 350 assunzioni a chiamata diretta di dipendenti imparentati con i sindacalisti della municipalizzata dei trasporti e la gestione delle mense aziendali (servizio esercitato dagli stessi sindacati sulla base di un accordo firmato nel 1974) prive di qualsiasi contratto. La reazione dei sindacati non si è fatta attendere: rottura delle relazioni industriali.

La decisione prefigura uno scontro a tutto campo con gli attuali vertici e mette a repentaglio le trattative in corso riguardanti i nuovi turni dei macchinisti della metro, il potenziamento degli agenti di stazione e delle officine per la manutenzione.

Rettighieri nelle dichiarazioni rese alla stampa ha parlato, invece, della necessità di procedere con il risanamento dell’azienda: «Il cambiamento in Atac – ha affermato Rettighieri - può avvenire con una leva e a una condizione; la leva è valorizzare le tante maestranze capaci e affidabili, all’interno di un processo trasparente e di meritocrazia. La condizione è che i sindacati tornino a fare il loro compito, un contributo essenziale per il processo di risanamento».